Mi piace iniziare il suo ricordo con una dei suoi tantissimi aforismi, coi i quali ha deliziato almeno due generazioni di lettori, “La vita è un’avventura con inizio deciso da altri, una fine non voluta da noi, e tanti intermezzi scelti dal caso a caso”.
E così ci ha lasciati il 2 giugno Roberto Gervaso, uno dei più arguti e pungenti giornalisti del secolo scorso, allievo e amico di Indro Montanelli alla cui scuola si formò quando, a 23.anni, venne assunto dal Corriere della Sera e collaborò con Montanelli del quale diventò amico e insieme al quale scrisse sei volumi, dal 3° all’8° della “Storia d’Italia” edita da Rizzoli, un’opera corposa ma assolutamente divulgativa e di piacevole lettura.
Elegantissimo, col suo eterno papillon, dei quali aveva una collezione di oltre 300 esemplari, rigorosamente da annodare a mano, molti dei quali fatti confezionare su misura, fino alla fine dei suoi anni si è distinto per una eleganza eccentrica ma mai sgradevole, appariscente ma mai pacchiana, vestendo spesso abiti colorati, col capo coperto rigorosamente da un Borsalino.
Era nato a Roma il 9 luglio 1937, è stato giornalista, storico e scrittore, e si è sempre distinto per i suoi scritti precisi e taglienti. Di se avrebbe scritto: “Io sono un divulgatore e un polemista. Ho questa vena un po’ epigrammatica e aforistica: non potrei mai scrivere non dico un romanzo, ma neanche un racconto, perché non ho il tipo di fantasia necessario. Ho bisogno di fatti e di attaccare: sono un po’ un pubblico ministero, non sono capace di difendere nessuno salvo me stesso, e comunque mi difendo attaccando”; si sottovalutava, perché di romanzi ne ha scritto tanti.
Aveva studiato prima in Italia, poi negli USA conseguendo una laurea in Lettere moderne. Diventò presto collaboratore di quotidiani e periodici: il suo lavoro si dimostrò da subito molto prolifico. Lavorò anche per radio e televisione, dove viene chiamato in qualità di opinionista o commentatore, sia politico che di costume.
A partire dalla seconda metà degli anni ’60 si dedicò alla divulgazione storica, e in tale ambito, insieme all’amico e collega Indro Montanelli firmò i sei volumi della “Storia d’Italia”.
Come commentatore politico, a partire dal 1996 e ininterrottamente fino al 2005, condusse il programma televisivo “Peste e Corna e… Gocce di storia”, alle 7.30 del mattino su Retequattro. Nel 2002 presentò il programma “Storie dell’altro secolo”.
Ha vissuto prevalentemente a Roma ma ha girato l’Italia (con qualche puntata all’estero) per convegni e conferenze.
Ma ha avuto anche una casa a Spoleto, con una ricca biblioteca, dove spesso si rifugiava per leggere, studiare e ascoltare musica classica; tra i suoi compositori preferiti c’erano Bach, Wagner, Brahms, Grieg e Vivaldi.
Nel corso della sua lunga carriera Gervaso ha anche avuto modo di incontrare molti protagonisti del XX secolo come Georges Simenon, Salvador Dalì, Andres Segovia, Arthur Miller, Lauren Bacall, Michail Gorbaciov e David Rockefeller.
Nel 1981 fu scoperto che era iscritto nella lista massonica P2 (tessera n.622).
Ha scritto oltre 40 libri che sono stati tradotti in molti paesi tra cui Stati Uniti, Spagna, Portogallo, Francia, Gran Bretagna, Germania, America Latina, Giappone, Bulgaria e Polonia. Nella sua carriera ha avuto anche numerosi riconoscimenti letterari tra cui due prestigiosi Premi Bancarella.
Si è spento a Milano, dopo una lunga malattia l 2 giugno 2020, all’età di 82 anni.
Fedele alla sua verve umoristica e aforistica, negli ultimi anni ha collaborato anche con “Il Mattino” di Napoli, sul quale teneva una rubrica, come al solito pungente e dissacrante, ma mai volgare e sopra le righe.
Roberto Gervaso non si è mai sposato, aveva con l’altro sesso un rapporto di odio/amore, nel quale probabilmente ha prevalso l’indifferenza, tant’è che non pochi sono i suoi strali contro il gentil sesso, tra i quali ci ha lasciato qualche perla come: “Donne: diavoli senza i quali la vita sarebbe un inferno”, oppure “La donna che vuol essere di un solo uomo, vuole in realtà che quest’uomo sia solo suo.”