scritto da Nino Maiorino - 23 Febbraio 2023 06:20

Quando il gatto dorme, i topi ballano…

Cospito, gli Anarchici, l’art. 41.bis, Delmastro e Donzelli

Ammettiamo di aver avuto non poca difficoltà a titolare questo articolo, che, per la particolarità degli avvenimenti accaduti da tre settimane a questa parte, per i personaggi che ad essi hanno partecipato, alcuni dei quali come “dilettanti allo sbaraglio”, si presta a tanti titoli, come “Il gatto e la volpe”, “Stanlio e Olio”.

Parliamo del caso Cospito, che si è tirato dietro personaggi importanti del governo Meloni come Andrea Delmastro Delle Vedove e Giovanni Donzelli, i quali a loro volta hanno tirato in ballo il “potente” Carlo Nordio, che in più occasione appare come un imbambolato, un “asino in mezzo ai suoni”, per rimanere nell’ambito dei detti popolari, nonostante sia il Ministro della Giustizia e Guardasigilli.

Il termine “Guardasigilli”, attribuito per tradizione al Ministro della Giustizia, denota una delle figure importanti del governo, è colui che custodisce il Sigillo dello Stato il quale viene apposto a tutte le leggi nella formula della promulgazione, atto con il quale il capo dello Stato attesta l’approvazione di una legge e ne dispone la pubblicazione e l’osservanza da parte di chiunque (da Treccani n.d.r.).

Dal che si può dedurre che se una legge, sebbene approvata dal Parlamento, non recasse il Sigillo dello Stato, non potrebbe essere promulgata.

E si deduce anche che il tenutario di tale Sigillo deve essere sempre ben presente a se stesso, cosa che non sempre appare nel caso di Nordio, che sembra spesso stralunato, titubante, restio a pronunciarsi, insomma tutt’altro che sicuro di sé; e talvolta appare fuori tempo, come quando, nonostante la sua lunga esperienza giudiziaria in ruoli apicali, chiama ancora “guardia carceraria o secondini” gli agenti della polizia penitenziaria!

Comunque, dopo varie titubanze sul titolo, ci siamo fermati su quello del “gatto e dei topi”, che chiarisce meglio l’accozzaglia di personaggi che il caso Cospito porta alla ribalta della cronaca, e li qualifica negativamente, nonostante il prestigio e il ruolo che gli stessi hanno nella attuale compagine.

E sono tutti di Fd’I, il partito della Premier Meloni, alla quale, secondo il titolo, abbiamo attribuito il ruolo del gatto dormiente, e a tutti i protagonisti quello di topi che, alle sue spalle, ballano, se la ridono, e fanno cose impensabili e inqualificabili.

Speriamo che Giorgia Meloni si renda conto che è a capo di una banda di topini, e che ci sia bisogno che il gatto sia sempre sveglio e vigile perché, appena si appisola, ne combinano di tutti i colori.

Nel caso che stiamo trattando i personaggi principali sono Alfredo Cospito, Anarchico Insurrezionalista, Andrea Delmastro Delle Vedove, Sottosegretario al Ministero della Giustizia, praticamente il vice di Nordio, Giovanni Donzelli, Vicepresidente della Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica  (il Copasir), che hanno tirato in ballo Nordio, comparso sulla scena in un secondo momento.

Poi vi sono personaggi che potremmo definire “minori” ma non per il peso che essi hanno nel governo, piuttosto perché sembrano volersi defilare o addirittura nascondersi, non riuscendoci, e rivestono il ruolo di pupazzi comandati dai fili di un “puparo”, che non si è ancora capito chi sia.

Il caso Cospito è da qualche settimana agli onori della cronaca, potrebbe sembrare quasi inutile riepilogare l’accaduto, lo facciamo solo per quei  cortesi lettori che, probabilmente nauseati da quanto è avvenuto, si sono estraniati dal seguirlo, e probabilmente hanno fatto bene, cosa che noi cronisti non possiamo permetterci anche se, alla fine, dobbiamo ricorrere a un forte digestivo per ingoiare i tanti rospi che ci rimangono in gola.

Alfredo Cospito, 55 anni, è un Anarchico Insurrezionalista, detenuto da un decennio, passato al regime del 41-bis all’inizio dello scorso maggio, allorquando i magistrati hanno ritenuto che, nonostante il carcere, incitasse alla lotta armata.

Da oltre tre mesi ha iniziato lo sciopero della fame per portare agli occhi della opinione pubblica la “crudeltà” della Legge 41.bis, il regime di carcere duro riservato prevalentemente agli appartenenti alla criminalità organizzata, Cosa Nostra, Camorra, Ndrangheta, Sacra Corona Unita e via dicendo.

Quindi nel regime previsto da questa legge è incappato pure Cospito il quale, pure non appartenendo a nessuna delle organizzazioni criminali i cui membri sono i principali destinatari del 41.bis, è stato dai magistrati ritenuto meritevole del carcere duro in quanto elemento pericoloso.

In verità questo Cospito sembra particolarmente sfortunato, sembra che non gliene vada bene una: progetta un attentato e fallisce, viene condannato al carcere duro e, nonostante lo sciopero della fame e istanze varie, non riesce ad uscirsene, anzi provoca un trasferimento, dal penitenziario sardo a quello di Milano che, nel mentre gli assicura una sorveglianza sanitaria più efficace, lo sottopone anche a controlli più stretti.

E poi, diciamocelo pure, nonostante la durezza della carcerazione, viene in contatto con elementi della criminalità organizzata (come quelli dell’attentato di Capaci che costò la vita a Giovanni Falcone), si fa convincere a diventare il simbolo vivente della opposizione alla legge 41.bis, e lo va pure a spiattellare a destra e a manca: ma il carcere duro non dovrebbe prevedere l’assoluta mancanza di contatti con altri detenuti?

A noi sembra, piuttosto che un duro e puro, un bamboccione alla mercé di vari eventi, dei quali gli altri sembra volersene avvalere, mandando lui in avanscoperta.

Ed è qui che viene fuori la figura di un “puparo”, al quale abbiamo accennato prima, che ha “incastrato” Cospito, spingendolo all’azione estrema dello sciopero della fame, convito che suo tramite si riuscirà a cancellare, o attenuare, il regime di carcere duro: ma non sappiamo che possa essere.

Vediamo, prima di ogni altra cosa, quali sono le forze in campo, a parte quelle istituzionali.

In Italia gli Anarchici sono circa 600, distribuiti in vari circoli, alcuni dei quali contano poche diecine di iscritti.

A Napoli i gruppi anarchici hanno i loro punti di riferimento in Via Carrozzieri a Monteoliveto, alle spalle della Facoltà di Architettura, la stradina che sbuca a Piazza del Gesù dove, qualche giorno fa, c’erano quattro blindati del Reparto Celere della Polizia, con poliziotti in assetto antisommossa, e quando gli Anarchici napoletani sono scesi in piazza per manifestare, c’erano più poliziotti che manifestanti.

E non crediamo che in altre città sia diverso: questo per far capire quanto contino gli anarchici, la cui pericolosità è più legata ad attentati che ad altro.

Non è da sottacere la consistenza dei detenuti reelegati al 41.bis: parliamo di 728 reclusi in 12 penitenziari, quasi tutti membri della Camorra, Cosa nostra, Ndrangheta, Sacra corona unita e altre organizzazioni criminali dello stesso livello, ma ci sono anche tre terroristi, tra i quali Cospito.

Vediamo anche di capire qual è la caratteristica del carcere duro previsto dall’articolo  41-bis, già in vigore prima della strage di Capaci del 1992, poi inasprito mai censurato dalla Corte Costituzionale.

La legge prevede un regime detentivo caratterizzato prevalentemente da una drastica riduzione delle opportunità di contatto della persona detenuta con il mondo libero.

C’è un elenco preciso di limitazioni alle residue libertà della persona incarcerata, ispirate all’esigenza di interrompere i collegamenti tra la stessa e l’associazione criminosa di appartenenza.

Le disposizioni dell’art.41-bis intervengono sulle regole alle quali un detenuto deve attenersi in via ordinaria, sottraendogli ulteriori libertà.

Al detenuto è consentito di avere un numero molto limitato di oggetti: nessun medicinale, nessuna fotografia, nessun quadro o poster, nessun orologio, nessun apparecchio elettrico o elettronico, ad eccezione di un televisore.

La permanenza all’interno della cella si protrae per tutto l’arco della giornata ad eccezione di due ore nelle quali è possibile usufruire degli spazi all’aperto o delle sale ricreative. Inoltre la cella è sottoposta a frequenti perquisizioni e controlli.

Eventuali scritti come le lettere sono sottoposti a censura o a visto di controllo, così come le letture che sono limitate a pochi libri o a riviste da acquistare tramite la Direzione del carcere.

E’ consentito incontrare soltanto i parenti più stretti, in modo non riservato in appositi locali attrezzati in modo da impedire il passaggio di oggetti e, quindi, in un contesto di assoluta costrizione, con frequenza non superiore a una volta al mese.

Le ulteriori e più incisive limitazioni riguardano la mancata partecipazione ai processi che li riguardano, ai quali possono partecipare solo attraverso il sistema della videoconferenza, la possibilità di ricevere dall’esterno somme superiori all’ammontare mensile stabilito dal D.P.R. 30 giugno 2000, n. 230, e pacchi contenenti generi ed oggetti, non oltre due al mese.

Inoltre il detenuto non potrà partecipare alle rappresentanze dei detenuti e degli internati né ricevere dall’esterno o acquistare all’esterno generi alimentari che richiedano cottura.

Si tratta, quindi, di numerose ed importanti limitazioni di un soggetto che è già sottoposto al regime carcerario che, intrinsecamente, già contiene delle limitazioni.

L’art.41-bis impone regole o limitazioni di vita personale, fortemente invasive e penalizzanti, con il dichiarato scopo di garantire l’impermeabilità del carcere rispetto all’esterno.

Più volte l’art. 41-bis è stato oggetto di ricorsi avanti la Corte costituzionale, che tuttavia hanno visto ben poche pronunce di accoglimento. Le sentenze della Corte hanno solo contribuito nel tempo a limare alcune delle maggiori asperità del regime differenziato.

Anche il Tribunale per la tutela dei diritti dell’uomo di Strasburgo, in varie occasioni ha avuto modo di esprimersi circa il regime di cui all’art. 41-bis correggendo alcune norme, come, ad esempio, il controllo della corrispondenza; ma sostanzialmente ha sempre “assolto” l’articolo in argomento.

Chiarito questi aspetti, è giunto il momento di esaminare quello che hanno fatto Delmastro e Donzelli, che ha avuto come conseguenza l’intervento del 2 febbraio da parte di quest’ultimo alla Camera.

Delmastro, avvalendosi del suo ruolo di Sottosegretario del Ministero della Giustizia, chiede al DAP, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, un rapporto riservato sul caso Cospito; c’è chi dice che non avrebbe potuto farlo, ma il DAP glielo trasmette indicando che è materiale riservato e non divulgabile.

Ma Delmastro non tiene conto della segnalazione di riservatezza e, complice la circostanza che condivide l’alloggio con l’amico Donzelli, glielo fa vedere.

A Donzelli non sembra vero di poter, il giorno dopo, sparare a raffica sull’opposizione e, segnatamente sul PD, reo di essersi recato in carcere per verificare lo stato di salute di Cospito, cosa che un Parlamentare è autorizzato a fare.

Sembra anche che quella criticata visita a Cospito sia stata fatta nel mentre Donzelli faceva il suo show alla Camera, quindi quella sovrapposizione è solo una coincidenza.

Anche Giorgia Meloni e Carlo Nordio sono stati presi alla sprovvista, quindi non hanno potuto impedire la esibizione di Donzelli.

Donzelli ha fatto spettacolo, applauditissimo dagli altri parlamentari di FD’I e della Lega, tra l’imbarazzo di FI e le proteste della opposizione.

Carlo Nordio ha preso tempo per rispondere, poi lo ha fatto il giorno successivo sostenendo, con evidente imbarazzo, di non vedere comportamenti anomali da parte di Delmastro e di Donzelli e, nonostante le proteste della opposizione, si è defilato.

Tenendo conto del ruolo dei due, il primo il vice di Nordio, il secondo Vicepresidente del Copasir, è palese che i due abbiano avuto una linea di condotta altamente censurabile, tant’è che per Delmastro si è configurato il reato di rivelazione di segreto d’ufficio ed è indagato dalla Magistratura capitolina.

E solo a questo punto la Meloni si è precipitata a sostituirlo, con un Nordio sempre titubante e perplesso.

Questi i fatti; frattanto Nordio ha confermato che non libera Cospito dal regime di carcere duro (sembra che non possa farlo pure se lo volesse), Cospito ha iniziato ad alimentarsi, la Meloni sta minimizzando il tutto anche per i suoi impegni internazionali, Donzelli continua a fare show in parlamento facendo finta di niente.

A nostro avviso, Giorgia Meloni ha fatto un grosso errore: da parlamentare di vecchia militanza, non avrebbe dovuto attendere l’intervento della Magistratura su Delmastro, avrebbe dovuto sostituirlo prima; e non dovrebbe lasciare ulteriormente Donzelli al Copasir, perché di un tipo del genere non ci si può fidare.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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