Ora anche la UE si è accorta che il Governo Meloni ha occupato la RAI
Quando, qualche settimana fa, mi accingevo a scrivere questo articolo, Ulisse ne ha pubblicato un altro, in data 5.8, (https://www.ulisseonline.it/opinioni/giornalismo-fare-informazione-in-tv-nellera-del-web/) che pure parla della Rai.
Per questo motivo mi sono fermato a riflettere e a metabolizzare quello che l’Autore ha scritto.
Ora riprendo l’argomento in quanto, il collega Ciancimino ha fatto considerazioni approfondite e condivisibili sulla crisi della Tv pubblica, che risale ad oltre un trentennio, da quando Berlusconi scese in campo con le sue emittenti commerciali, che provocarono la ”debacle” dei canali Rai, i quali furono costretti ad adeguarsi per non perdere telespettatori.
Poi ci furono i deprecati “editti bulgari” per effetto dei quali giornalisti e critici indipendenti furono cacciati dalla Rai in malo modo e sostituiti da “personaggetti” che in un trentennio hanno ulteriormente degradato il servizio pubblico.
Ma nemmeno Berlusconi aveva pensato e osato ciò che l’attuale governo di Giorgia Meloni sta facendo, vale a dire la occupazione a tappeto dei canali della Rai, un’azione condotta con una tecnica militare che tende a coprire tutti i livelli dell’azienda, sostituendo i precedenti responsabili con personaggi di provata fede meloniana, unica cosa che li qualifica.
Ed è per questo motivo che mi accingo a riprendere il discorso e che, contrariamente alle mie abitudini, scrivo in prima persona.
Partendo, ovviamente, dalla posizione finalmente presa dai vertici della Unione Europea proprio nei confronti della “straripante” Meloni la quale, forte dell’ampio consenso elettorale e di una abbastanza solida coalizione di governo, sta scompaginando le reti Rai.
Meglio tardi che mai, verrebbe da dire parlando dell’intervento tardivo dell’UE, ma frattanto il guaio è stato fatto e sarà difficile ripararlo, se pure la Meloni lo volesse: cosa molto improbabile.
Ce ne eravamo accorti da molti mesi, e tutti gli organi di stampa lo avevano denunciato: se la Unione Europea fosse intervenuta tempestivamente mesi addietro è possibile che La Meloni avesse cambiato registro, o almeno avesse attenuato i suoi interventi.
Ma ora il guaio è fatto, è sotto gli occhi di tutti la occupazione delle principali rete Rai, specialmente la 1 e la 2, sulle quali imperano i meloniani, con i risultati che tutti vedono: era incominciato con Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, cacciati e scappati su Canale Nove, dal quale è appena giunta la conferma che il programma “Che tempo che fa”, in onda dal 15 ottobre prossimo, non subirà modifiche rispetto a quello trasmesso in Rai.
Non abbiamo notizie di cosa farà Lucia Annunziata, che la domenica imperava su Rai 3 nel dopopranzo, prima con il programma “Mezz’ora” e poi col raddoppio del tempo con “Mezz’ora in più”.
In verità quella dell’Annunziata fu piuttosto una fuga volontaria perché non era stato captato all’esterno della Rai un progetto di licenziamento; per questo all’Annunziata venne fatta qualche critica, alle quali si può solo obiettare che un giornalista deve sentirsi le spalle coperte all’interno dell’azienda per la quale lavora e, inoltre, che per il lavoro particolare che un giornalista e conduttore svolge, deve sentirsi a suo agio nella sua trasmissione.
Evidentemente l’Annunziata incominciava a sentire il fiato sul collo ed ha preferito andarsene piuttosto che vivacchiare in attesa che la dirigenza meloniana poco alla volta la mettesse alla porta.
Ovviamente questa è una personale interpretazione della vicenda, dalla quale parte la mia critica severa alla dirigenza della UE che, se fosse intervenuta mesi prima, probabilmente avrebbe bloccato l’assalto alla diligenza della informazione pluralista operato da Giorgia Meloni.
Quindi finalmente Tele-Meloni preoccupa l’Europa; la Rai a trazione sovranista che silenzia Roberto Saviano e spinge verso l’uscita le voci meno allineate, da Fabio Fazio a Lucia Annunziata, finisce nel mirino di Bruxelles, allarmata per la brutale campagna di epurazioni lanciata dai vertici di Viale Mazzini.
Vediamo cosa hanno detto qualche giorno fa i responsabili della Unione Europea in proposito.
“La Commissione è consapevole dei rischi di interferenza politica che incidono sull’indipendenza dei media del servizio pubblico in Italia”, ha scritto senza mezzi termini il 3 agosto il Commissario Ue per il Mercato unico Thierry Breton in risposta a un’interrogazione firmata da 15 eurodeputati, tra i quali dieci del Pd.
Finalmente l’UE ha preso atto che in Italia esiste il rischio di interferenza politica nel pluralismo delle informazioni, e sostiene che per evitarlo serve una riforma che tuteli i cittadini i quali potrebbero trovarsi, andando avanti così, ad essere informati solo tramite le tristemente note “veline” del regime fascista e di tutti quelli dittatoriali.
Già ora Giorgia Meloni non brilla per trasparenza quando fa le sue striminzite conferenze stampa, a meno che non si innervosisca e perda le staffe facendo così comprendere veramente ciò che ha in testa; ma non possiamo attendere le sue uscite nervose, ormai ha preso dimestichezza con il potere e certamente i suoi nervosismi saranno sempre di meno.
Ovviamente da parte della compagine governativa c’è stata una levata di scudi: ha iniziato Luca Sbardella, deputato di FdI, il quale da dichiarato inammissibili le ingerenze europee sulla Rai.
“Ricordiamo agli smemorati che il Pd che ha governato negli ultimi 11 anni, ha occupato tutto ciò che era occupabile nel servizio pubblico. Il Pd è in tilt perché, finalmente dopo anni, il servizio pubblico è plurale e dà veramente voce a tutti (sic!). Capiamo che non sono abituati ad avere un emittente pubblica che possa parlare di tutti i temi, anche quelli che non sono cari al Partito Democratico, ma questa è la democrazia (sic!). Respingiamo al mittente le accuse di Breton che nascono da una visione ideologica e faziosa uguale se non peggiore a quella del Pd”.
La Federazione Europea dei Giornalisti ha chiesto di portare alla attenzione degli organismi della UE quello che sta capitando in Italia, cioè la occupazione della Rai da parte della estrema destra al Governo.
Se già prima l’Italia avrebbe dovuto fare più sforzi per garantire il pluralismo, ora con il governo Meloni la Rai si allontana sempre più dalla direzione che invece sta prendendo l’Unione europea, impegnata come non mai per garantire la libertà dei media.
Mentre la Commissione Ue porta avanti lo European Media Freedom Act, palazzo Chigi attacca i giornalisti e vuole imporre «una nuova narrazione».
L’intervento della UE è avvenuto quasi in concomitanza con la brutta vicenda della presentazione, da parte di due telecronisti della Rai, della finale dei Mondiali di trampolino sincronizzato femminile, in onda su Rai Play 2.
Sono piovute lettere di allerta e di protesta da parte di alcuni spettatori che hanno presentato una denuncia contro i due telecronisti, Lorenzo Leonarduzzi e Massimiliano Mazzucchi, non nuovi a tali “prodezze”, che hanno divulgato commenti sessisti e stereotipati, riferiti proprio alle tuffatrici in gara un mese fa, esattamente a metà luglio quando questi due personaggi, indegni anche di fare persino i “pennaioli” (scrittori o giornalisti mediocri o che esercitano la loro attività solo per motivi di lucro, scribacchini) durante la telecronaca, si sono lasciati andare a commenti da bar di infimo ordine.
A parte slogan del tipo, “Fuma sano, fuma bene, fuma solo pakistano”, che dimostra più delle altre espressioni il livello culturali dei due, successivamente, nel corso delle riprese di alcune tuffatrici che gareggiavano per l’Olanda, hanno pesantemente commentato l’aspetto fisico delle atlete.
“Le olandesi sono grosse – ha dichiarato uno dei due – Come la nostra Vittorioso”, ha replicato il collega, facendo un chiaro riferimento a Giulia Vittorioso, un’atleta azzurra: “Tanto a letto sono tutte alte uguali”.
Durante il resto della competizione, i due telecronisti hanno continuato a fare battute scurrili: “Questa si chiama Harper, è una suonatrice d’arpa: come si suona l’arpa? La si… La si tocca? La si pizzica”, ha risposto l’altro: “Si La Do”, concludendo il dibattito con un altro commento sessista: “È questo il vantaggio, gli uomini devono studiare sette note, le donne soltanto tre, Si La Do – hanno dichiarato – E dove? Sol Sol Fa”.
Questo è il livello culturale dei due tipi, così in basso è sceso quello del “Servizio pubblico nazionale”!
Secondo Sky.tv non è la prima volta che Lorenzo Leonarduzzi viene ripreso per via di alcune battute discutibili pronunciate nel corso di telecronache.
Nel 2020, infatti, durante una gara di rally, aveva deciso di prendersi gioco del nome di un partecipante, Otto Tänak: un gesto che gli era costato la sospensione dalla Rai.
Sembra che sia subito scattata una procedura di contestazione disciplinare nei confronti dei due conduttori.
Vedremo come finirà, ma oramai è chiaro che il livello, sia culturale che morale di questa categoria di giornalisti della Rai è crollato tanto in basso che di più non si può; e siamo scettici sul futuro di questo importante Ente che, con questo Governo, è destinato a cadere sempre più in basso.
Purtroppo!