scritto da Nino Maiorino - 07 Giugno 2023 06:34

Perché la Flat-tax è iniqua: esempio pratico

Qualche giorno fa abbiamo accennato alle critiche che la Banca d’Italia ha fatto al progetto governativo della Flat-tax, riepilogate anche nelle Considerazioni Finali che il Governatore Visco ha reso pubbliche il 31 maggio scorso.

Resta incontrovertibile che una tassa-piatta, con una aliquota unica per tutti, non rapportata ai redditi, è fortemente penalizzante per i redditi più bassi e favorisce i redditi alti (una contribuzione alla Robin-Hood, che rapinava i ricchi per dare ai poveri, ma al contrario), va contro l’articolo 53 della Carta costituzionale, per il quale Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.

E’ per questo che molti costituzionalisti ne sostengono la incostituzionalità.

Ci sono state, in passato, ipotesi per rendere la riforma fiscale non così iniqua, prevedendo meccanismi di salvaguardia dei redditi bassi, e aliquote crescenti da applicare man mano che i redditi aumentano.

Per comprendere gli aspetti negativi della riforma, sui quali si sofferma la Banca d’Italia, basta fare qualche esempio pratico, partendo dagli scaglioni di reddito e dalle aliquote attuali, che qui di seguito vengono indicate.

 

Fino al 31 dicembre 2021, le aliquote e gli scaglioni erano cinque:

  • 23% fino a 15.mila euro,
  • 27% da 15 a 28.mila,
  • 38% da 28 a 55.mila,
  • 41% da 55 a 75.mila,
  • 43% oltre.

 

Dal 1° gennaio 2022, le aliquote e gli scaglioni si riducono a quattro (quelli che si applicano quest’anno per i redditi del 2022):

  • 23% fino a 15.mila euro,
  • 25% da 15 a 28.mila,
  • 35% da 28 a 50.mila,
  • 43% oltre.

 

Curve delle aliquote (ante e post legge di Bilancio 2022)

 

Da A Aliquota fino al 31 dic. 2021 Aliquota dal 1° gennaio 2022 Differenza
0 15.000 23% 23% 0%
15.000 28.000 27% 25% -2%
28.000 50.000 38% 35% -3%
50.000 55.000 38% 43% 5%
55.000 75.000 41% 43% 2%
75.000 In poi 43% 43% 0%

 

Ora facciamo un esempio semplicissimo, basandoci sulle aliquote e gli scaglioni che si applicano quest’anno, vale a dire sui redditi del 2022, dai quali determineremo ciò che si andrà a pagare.

Poi ipotizziamo per gli stessi scaglioni di reddito quello che si andrebbe a pagare applicando la Flat-tax del 15% (come propone la Lega) e del 23% (come propone FI).

Viene fuori la seguente situazione, ipotizzando l’applicazione sui redditi tassabili, già depurati di detrazioni e deduzioni varie.

 

DA A ALIQUOTE ATTUALI IRPEF DA PAGARE FLAT TAX  AL 15% DIFFERENZA FLAT TAX  AL 23% DIFFERENZA
0 15.000 23% 1750,00 2250,00 +500,00 3450,00 +1700,00
15.000 28.000 25% 2500,00 4200,00 +1700,00 6440,00 +3940,00
28.000 50.000 35% 10200,00 7500,00 -2700,00 11500,00 +1300,00
50.000 55.000 43% 12350,00 8250,00 -4100,00 12650,00 +350,00
55.000 100.000 43% 31700,00 15000,00 -16700,00 23000,00 -8700,00
+ CON LA FLAT-TAX PAGA DI PIU’
– CON LA FLAT-TAX PAGA DI MENO

 
                 
     
     
     
     
     

 

 

E’ chiaro che i calcoli fatti sono alquanto semplicistici, perché ogni persona fisica o nucleo familiare è un caso a sé. Ma non si discostano molto dalla realtà, ed è evidente ciò che sostengono coloro che sono molto critici sull’applicazione della Flat-tax: in pratica, come evidenzia la tabella, i redditi bassi vengono pesantemente penalizzati già con l’applicazione della tassa piatta al 15%, mentre, applicando quella del 23%, tutti gli scaglioni vengono penalizzati, ad eccezione di quello più alto di 100.mila euro.

Insomma, il sistema Robin-Hood al contrario.

Ma al punto in cui siamo, con l’impegno preso dall’attuale governo, sarà veramente dura la battaglia da combattere per farlo desistere dall’introduzione dell’iniquo provvedimento: si è aperto, quindi, un secondo fronte che si accompagna a quello dell’Autonomia differenziata.

 

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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