scritto da Nino Maiorino - 09 Luglio 2024 06:37

Per comprendere i problemi europei facciamo un giro in casa d’altri

I problemi del nostro paese tutti li conoscono giacché continuamente le principali reti Radio e Tv, i giornali cartacei e on-line, e anche i social ce li ricordano.

Meno noti, probabilmente perché più lontani dai nostri lidi, sono quelli dell’Unione Europea e dei paesi che ne fanno parte.

Ma ogni regola ha la sua eccezione, e la vicenda francese, tra il flop alle elezioni europee e la vittoria del 7 luglio lascia molto riflettere.

E a volte sbirciare in casa d’altri, sebbene sconveniente, può aiutare a comprendere tanti dettagli che potrebbero sfuggire.

Ma andiamo con ordine, partendo da taluni flop, come quelli che del premier magiaro Viktor Orban il quale, in virtù di una male interpretata situazione di privilegio legato al semestre che vede il suo paese alla presidenza del Consiglio dell’UE, ha ritenuto di essere autorizzato a scavalcare tutte le autorità della stessa, e la prima cosa che ha fatto è di andare a Kiew per chiedere la benedizione di Zelensky per il suo viaggio a Mosca in visita al suo amico russo Wladimir Putin, nella convinzione di poterlo costringere a sedersi al tavolo delle trattative per la fine della invasione della Ucraina.

La conclusione è che Orban è rientrato in Ungheria senza risultati, ma non ha esitato a incontrare il potente Premier Cinese Xi Jinping: il lupo perde il pelo….

Ma tutto ciò questo è stato solo l’inizio di una settimana infuocata che ha evidenziato come tanti altri paesi membri dell’UE attraversano un momento di sbandamento.

Non solo e non tanto il nostro, che tenta di accreditarsi in Europa con una importanza che probabilmente la Meloni sopravvaluta, ma principalmente la Francia che si è trovata quasi sull’orlo di un precipizio quando Emmanuel Macron, dopo la sconfitta subita alle elezioni europee di qualche settimana fa, ha voluto mostrare i muscoli e ha indetto nuove elezioni politiche che al primo turno lo hanno visto penalizzato a favore della destra della LePen e della sinistra di Jean-Luc Mélenchon.

Ma i risultati del secondo turno delle elezioni francesi di domenica 7 luglio sono stati chiari e convincenti.

Nel mentre si temeva che la Francia avesse una vigorosa sterzata a destra, i risultati delle urne hanno dato come vincitore morale Emmanuel Macron, ed effettivo Jean-Luc Mélenchon, leader della sinistra.

Un risultato che ha smentito i gufi che nei giorni scorsi si sono sbizzarriti a celebrare in anticipo i funerali di Macron, con grande soddisfazione dei fedeli dello stesso e dei seguaci del suo rivale Mélenchon.

La vittoria del 7 luglio ha fatto dimenticare l’aumento dello spread tra il Bund tedesco e i titoli francesi (attestato su 72 punti circa) che, se consolidato, costerebbe ai francesi 10 miliardi di interessi l’anno; comunque qualcuno si è preoccupato di fare il paragone con quello italiano, doppio rispetto all’altro (a 139 punti).

“È lì che siamo diretti?” si è chiesto qualche giorno addietro un preoccupatissimo Jean-Pierre Robin, navigato editorialista di Le Figaro, che ha inquadrato le elezioni e l’economia del suo paese in un editoriale dal titolo “I programmi economici della RN e del PFN sono incompatibili con la moneta europea”, comparandola con quella degli altri paesi della UE, e in particolare con quella italiana.

 

“Considerando le rispettive situazioni di bilancio, lo spread dei tassi a 10 anni rispetto alla Germania è anormalmente basso in Francia ed anormalmente alto in Italia”, ritiene l’economista Patrick Artus, direttore delle ricerche e degli stuti di Natixis (una banca d’affari Francese) e direttore della Total, che si è occupato in particolare di nuove strategie borsistiche per le aziende, ed è uno degli specialisti francesi di economia internazionale e politica monetaria.

Dunque, a quanto pare la Francia è diretta proprio lì, dice Robin tra le righe.

Ma c’è di più: “Le misure fiscali e il rilancio del potere d’acquisto (tra l’altro l’aumento del 14% del salario minimo), previste dal NFP (National Focal Point), sono infinitamente più brutali delle modifiche decretate dall’Unione della Sinistra nel 1981”: allora la Francia dovette svalutare la propria moneta tre volte, quindi sembra esserci coscienza che, in certe situazioni, la svalutazione della moneta è una fisiologica valvola di sfogo delle tensioni economiche.

Ma a questo punto dobbiamo mettere in un cassetto tutte queste considerazioni e attendere che Emmanuel Macron e Jean-Luc Mélenchon si accordino per il futuro della Francia, non dimenticando che il loro paese è uno di quelli che ha più peso all’interno della Unione Europeo, e non può permettersi di perdere questo ruolo.

Una ultima considerazione, che sembra marginale ma non lo è affatto.

Una eventuale vittoria in Francia di Marine Le Pen avrebbe saldato il rapporto tra la destra francese e quella oltranzista italiana, quella di Matteo Salvini per intenderci.

I due avevano già anticipato che in tal caso si sarebbero schierati ufficialmente con Putin contro l’Ucraina, limitando ulteriori forniture di armi al paese invaso, e comunque avrebbero bloccato forniture di mezzi bellici in grado di colpire la Russia oltre i confini dell’Ucraina.

Discorso senza fondamento, di incredibilmente cinico, come se i civili russi e quelli ucraini non avessero lo stesso valore, cioè quelli ucraini possono essere massacrati dalle bombe russe e quelli russi sono privilegiati e intoccabili.

Purtroppo questa è la destra che aspirava a prevalere in Francia, e questa è quella che purtroppo fa parte del nostro governo e anche di qualcun altro, come quello ungherese.

 

Ora dobbiamo attendere solo che si avviino le trattative tra Macron e Melenchon per mettere, finalmente, la parola fine a tutta la vicenda.

 

 

 

 

 

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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