Pensioni, una tempesta in un bicchier d’acqua?
Lunedì 4 gennaio, tra tutti i non dipendenti dell’Inps, ma da questo Istituto “stipendiati”, è sorto il caos allorquando, dopo il lungo ponte di fine-inizio anno, sono corsi in banca per prelevare dai conti correnti le pensioni accreditate.
Ma sono rimasti delusi in quanto non hanno trovato sui conti il relativo accredito e si sono preoccupati, temendo cose poco piacevoli.
La situazione del paese è quella che è, talvolta c’è chi diffonde notizie allarmanti sulla tenuta dei conti dell’Inps, e qualsiasi pur lieve variazione di qualche scadenza fa temere il peggio.
Ma in verità è stata un timore infondato, per il quale però l’Inps, sommersa da telefonate, è stata costretta a diffondere un comunicato nel quale ha giustificato il non avvenuto accredito in data 4 gennaio, prima giornata lavorativa dopo il lungo ponte, ricordando che per il solo mese di gennaio ogni anno la pensione viene accreditata sui conti il secondo giorno bancabile.
Quindi non c’è stato alcun ritardo ma solo l’applicazione della legge del 27 dicembre 2017, n. 205, la quale prevede che le pensioni del mese di gennaio vengano accreditate sui conti il secondo giorno lavorativo bancabile; negli altri undici mesi l’accredito viene effettuato il primo giorno lavorativo.
Ci sarebbe da approfondire il meccanismo in quanto sembra che questa penalizzazione dei pensionati, pure se non è per essi un gran danno, comporta per l’INPS un notevole beneficio in quanto un giorno di valuta sui miliardi di euro che l’Istituto paga corrisponde ad un vantaggio non ben quantificabile ma comunque certamente rilevante; né si comprendono le ragioni tecniche che lo giustifichino.
Nel marzo 2019 la spesa complessiva sostenuta per le pensioni del 2018 ammontava a 204.miliardi di euro, di cui 183.miliardi per le gestioni previdenziali.
Secondo un rapporto pubblicato dall’Inps a marzo 2019, relativo alle pensioni erogate nell’anno 2018, esse graverebbero nella misura del 17% circa del PIL.
Ma da un recente studio fatto dal principale quotidiano economico italiano, in verità abbastanza ermetico, con le nuove pensioni sociali introdotte dal 1° governo Conte-Di Maio-Salvini, la percentuale sarebbe aumentata al 10% del PIL.
Il PIL italiano valeva, nell’anno 2019 (ultimo dato reperibile sul web) 1.788,00 miliardi circa di euro (nell’anno 2018 era 1.782,00 miliardi); il 10% di tale importo sta a significare che la spesa pensionistica sarebbe di circa 179,00 miliardi.
Un elementare calcolo fa comprendere che mensilmente l’Inps paga circa 15,00 miliardi di pensioni e se il pagamento ritarda di una giornata, ipotizzando che all’Inps frutti l’1% (ma è una ipotesi molti inferiore alla realtà) significa che ci guadagna un bel po’ di interessi.
Cosa ne deriva di utile per i pensionati? Un bel niente, e scoraggia l’accredito sul c/c in quanto i pensionati il cui pagamento avviene “cash”, se si fossero presentati allo sportello postale nei giorni di calendario di pagamento anticipato previsto di concerto dall’Inps e dall’Amministrazione delle Poste avrebbero potuto prelevare: lunedì 28.12 (cognomi da A a C), martedì 29.12 (cognomi da D a G), mercoledì 30.12 (cognomi ha H a G), giovedì solo mattina 31.12 (cognomi da R a N), sabato 2.1 (cognomi da S a Z).
Una bella fregatura per i titolari di conti, non c’è che dire.