Le origini della pastiera napoletana sono antichissime e legate ai riti pagani per la celebrazione della primavera. Dobbiamo fare un salto indietro fino all’epoca romana o forse addirittura greca, quando, secondo la leggenda, la sirena Partenope aveva scelto come dimora il Golfo di Napoli. Per ringraziarla veniva celebrato un misterioso culto, durante il quale la popolazione portava alla sirena sette doni: la farina, simbolo di ricchezza; la ricotta, simbolo di abbondanza; le uova, che richiamano la fertilità; il grano cotto nel latte, a simboleggiare la fusione di regno animale e vegetale; i fiori d’arancio, profumo della terra campana; le spezie, omaggio di tutti i popoli; e lo zucchero, per celebrare la dolcezza del canto della sirena. Partenope gradì i doni, ma li mescolò creando questo dolce unico.
La storia sicuramente più credibile è legata alle suore del convento di San Gregorio Armeno di Napoli, considerate tutt’oggi le vere maestre nella preparazione della pastiera. Le quali unirono elementi ricchi di simbolismo cristiano e di rinascita, al profumo dei fiori d’arancio che si trovavano all’interno dei loro giardini. Per poi regalarli ai signorotti della città nel periodo pasquale.
Una variante della pastiera napoletana classica, perfetta per chi soffre di intolleranze alimentari ma non vuole rinunciare al gusto e alla tradizione, è la pastiera di riso che sostituisce il grano del ripieno con questo cereale. Le origini della pastiera di riso se le contendono le province di Benevento e Salerno, ma sembra che proprio dalla città del principe Arechi si sia diffusa questa ricetta alternativa alla classica pastiera napoletana col grano.
Ma come nasce in realtà la pastiera di riso?
Dietro a questa versione sembra che vi sia una risposta molto semplice Si racconta di come i salernitani andassero ghiotti di questo dolce, e di come fosse difficile reperire il grano tutto l’anno, visto che il raccolto avveniva qualche settimana prima della pasqua. Un modo per ovviare a questo inconveniente fu quello di sostituire il grano con il riso, realizzando così la pastiera di riso.
Molti ignorano che dal 1500 al 1800 Salerno fu uno dei luoghi di maggiore coltivazione e produzione di riso in tutta Italia. In particolare, nella zona di Paestum, caratterizzata da paludi e acquitrini, erano presenti risaie di ottima qualità. Tutto ebbe inizio sotto il regno di Alfonso d’Aragona, anche se pare che la diffusione della coltivazione sia partita dai medici della Scuola Medica Salernitana per le proprietà curative del riso. Nel tempo Salerno si diffuse ovunque la sua nomea di terra dove si coltivava riso d’eccellenza, diremmo oggi, sicuramente migliore delle risaie del Nord che ebbero maggior sviluppo dopo l’unità d’Italia.
Da allora la ricetta si è diffusa rapidamente per la provincia (e oltre) ed è ormai una tradizione radicata nel tempo, che spazia dal Cilento alla Costiera amalfitana,, quella di preparare e offrire per le festività pasquali le profumatissime pastiere di riso.