Il mio primo articolo di quest’anno voglio dedicarlo a Papa Francesco che, secondo Nicola Gratteri, Procuratore capo di Catanzaro, è nel mirino della ‘ “Ndrangheta”.
La fonte è autorevole e credibile, Gratteri ha lanciato l’allarme in una pubblica intervista rilasciata circa un mese fa, osservando i segnali che provengono dal mondo criminale calabrese, e non c’è motivo di dubitarne perché Papa Francesco, tra i suoi mirini, ha anche le consorterie criminali, contro le quali non manca di predicare.
Secondo Gratteri questa sua battaglia potrebbe portare ad un serio pericolo per la sua vita.
Ma nonostante l’autorevolezza della fonte, non credo che l’attuale Pontefice corra seri pericoli per la sua incolumità, perché già personalmente ha dimostrato di sapersi difendere, i suoi comportamenti da quando è stato eletto lo dimostrano: lo spostamento della sua dimora a Santa Marta, e i servizi di sorveglianza del Vaticano; anche quelli del nostro paese lo sorvegliano costantemente, e la nostra “Intelligence” ha sempre dato prove di grande efficienza.
Non è un caso fortuito che nei periodi più pericolosi degli ultimi anni, quando in tanti paesi occidentali è imperversata la violenza delle organizzazioni terroristiche degli estremisti islamici, il nostro paese è stato sempre preservato, nonostante le nostre frontiere aperte e incontrollabili: è il segnale che i nostri Servizi di sicurezza sanno fare il loro mestiere.
A mio avviso Papa Francesco corre maggiori pericoli provenienti dall’interno delle Mura Leonine da parte di una gerarchia ecclesiastica che egli sta smantellando e che si difende ufficialmente ostacolandolo, ma non è escluso che vi sia un sottostante e non tanto segreto desiderio di sbarazzarsene fisicamente; e questo aspetto è quello che preoccupa di più, anche perché la gerarchia vaticana potrebbe assoldare organizzazioni criminali per raggiungere tale scopo.
Circa due mesi fa su un diffuso quotidiano nazionale venne pubblicato un articolo, a firma dello Storico e Giornalista Miguel Gotor, nel quale l’autore sosteneva che Papa Francesco ha tanti nemici all’interno del Vaticano perché è un Gesuita.
Secondo l’articolista la sua appartenenza e formazione di Gesuita porta ad essere inviso allo “establishment” Vaticano per due motivi fondamentali.
Il primo è che Bergoglio, durante la crudele dittatura di Vileda, era il più giovane Provinciale della Compagnia di Gesù, la quale si stava spaccando tra chi sosteneva il dittatore e chi era contrario, ed egli riuscì a comporre la spaccatura; e giacché i Gesuiti sono invisi all’interno del Vaticano, anche Bergoglio non è gradito.
L’altro motivo è la sua estrazione popolare, la sua provenienza dal popolo che difende ad ogni occasione, schierandosi sempre con esso contro tutti: Papa Francesco è costantemente vicino ai poveri, ai deboli, ai sofferenti, a coloro che la odierna società scarta, e verso di essi ha una dolente e continua attenzione, essi costituiscono il suo grande cruccio, tante volte parla del popolo dello scarto, di quello che la società del consumismo e dell’opulenza emargina, di coloro che quasi non contano e che, per taluni estremisti, andrebbero eliminati perché inutili alla società, specialmente a quella produttiva.
L’ultima uscita in tal verso è stata quella dell’europarlamentare leghista lombardo Angelo Ciocca il quale, a proposito dei vaccini, ha pubblicamente affermato che la sua distribuzione dovrebbe essere effettuata su “base economico-territoriale” aggiungendo che “se si ammala un lombardo vale di più che se si ammala una persona di un’altra parte d’Italia”, lasciando allibito lo stesso conduttore di Antenna Tre, una emittente peraltro molto vicina alla Lega.
Ovviamente, a cascata, il concetto dal vaccino si sposta su altri aspetti sociali, come il concetto che chi più lavora e più produce deve essere privilegiato rispetto agli altri che lavorano e producono meno, dal che è facile concludere che chi non lavora e non produce non ha diritto a nulla, è solo un peso per la società che farebbe meglio a sbarazzarsene: da ciò ai campi di sterminio il passo non è tanto lungo.
Papa Francesco sin dall’inizio del suo pontificato si è battuto da leone contro questa pericolosa concezione, e non è estraneo a ciò il nome scelto, scombussolando l’ “establishment” vaticano, consolidato nei secoli ad essere dalla parte dei potenti e dei ricchi.
Il giorno successivo Eugenio Scalfari ha risposto per le rime a Gotor, non condividendone l’analisi, ma poi nel lungo articolo si è concentrato sui numerosi incontri avuti con Papa Francesco durante gli otto anni del pontificato, fino a evidenziare l’argomento dei due Pontefici entrambi viventi all’interno della Chiesa Cristiana, l’uno in carica, e l’altro, Papa Ratzinger, Benedetto XVI il quale, pure aveva affrontato molti problemi che poi ha lasciato al suo successore perché l’età e la sua mitezza non gli avevano consentito di portarli a soluzione, decidendo di fasi da parte dimettendosi.
In conclusione oggi la Chiesa di Cristo ha due Pontefici, uno in carica, l’altro “emerito”, ed è un caso unico nella sua storia: ed è questo aspetto che voglio approfondire.
Certamente nella lunga storia della Chiesa ci sono stati periodi che hanno visto in carica due Pontefici, ma ce n’era sempre uno ufficialmente eletto dal Collegio dei Cardinali, e un altro che si era autoproclamato o per non essere stato eletto da gruppi minoritari contrari a quello ufficiale, o, in talune circostanze, voluto dal Governante di turno che aveva interesse per un Pontefice ad esso asservito, e non si faceva scrupoli a far eleggere un antipapa.
E’ interessante percorrere questo iter, sia pure in maniera estremamente sintetica, anche per spiegare l’evoluzione di ogni singolo caso.
Ma questo argomento lo approfondiremo in un prossimo articolo.