scritto da Nino Maiorino - 15 Aprile 2023 06:46

Pane, prezzi record

foto Angelo Tortorella

E pure la pizza non scherza

Il prezzo del pane ha raggiunto prezzi record, erano anni che non si registravano gli aumenti vertiginosi che si sono verificati in pochi mesi, poco dopo l’inizio della invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo.

Il che fa ricordare le epoche buie della nostra storia, quelle citate dal Manzoni ne “I promessi sposi”, oppure qualche secolo prima in Francia, quando la Regina Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena sbottò a chi le segnalava “Maestà il popolo ha fame e non ha più pane”, al che la Regina rispose “Se non hanno più pane che mangino le brioche”.

Reminiscenze storiche a parte, è comunque preoccupante la impennata del prezzo che il pane ha avuto in pochi mesi, perché è comunque l’indice di un malessere che non va assolutamente sottovalutato.

E’ vero, infatti, che non sempre c’è il rispetto dovuto per questo alimento, che molta parte della popolazione, specialmente quella cristiana, considera il “Corpo di Cristo”, come ci ricorda il rito della celebrazione della Santa Messa.

Ma è anche vero che nessuno può rinunciare al pane perché, indipendentemente dalle tradizioni religiose, è un alimento fondamentale della nostra tradizione e della nostra tavola: cosa c’è di meglio, ad esempio, di un buon panino tiepido con mortadella e ulive (accompagnato da una birra fredda) per uno spuntino veloce, o di più godibile di una fetta di pane caldo con un secondo piatto di polipetti col sugo?

Ma non facciamoci prendere dalla gola, e vediamo qual è il panorama dei rincari del prezzo del pane nel nostro paese.

La crisi energetica derivante dalla guerra tra Russia e Ucraina, con tutte le tragiche conseguenze che ha generato anche livello di economia internazionale, sono fattori che vanno a influire sui prezzi dei prodotti alimentari di tutto il mondo, compresa l’Italia.

Nel nostro Paese, ormai da tempo, si assiste a un aumento dei costi, dalle bollette alle materie prime.

Il pane in Italia non è mai stato così caro: Assoutenti, l’Associazione no profit per la tutela dei consumatori, ha analizzato i prezzi su tutto il territorio nazionale, scoprendo che in alcune città si arrivano a pagare anche 9, 10 o 12 euro al chilo, più del doppio della media: in base alle ultime rilevazioni, infatti, il prezzo medio del pane oscilla tra i 2,00 e i 6,00 euro al chilo.

Oltre all’inflazione galoppante che ha contribuito ai rincari alimentari in Italia, sono diversi i fattori che influiscono sulla lievitazione del prezzo del pane: uno di questi è la posizione del punto vendita.

In centro a Milano una pagnotta da 800 grammi, per esempio, può arrivare a costare anche 10 euro.

Inoltre a fare la differenza sui prezzi, sono le materie prime: l’impiego di farine particolari fa salire inevitabilmente il prezzo finale, così come l’aggiunta di ingredienti come olive, noci o uvetta.

Negli ultimi anni, comunque, il pane è tornato prepotentemente a recitare un ruolo da protagonista sulle tavole degli italiani dopo essere stato “demonizzato” come alimento ingrassante per diverso tempo.

A testimoniare la grande passione dei consumatori per il pane è il proliferare delle tante panetterie di fascia alta su tutta la Penisola: gli italiani sembrano disposti a spendere di più per avere pane fresco, buono e di qualità sulla propria tavola.

Assoutenti, ha condotto un’indagine sui prezzi di un chilo di pane fresco nelle varie città d’Italia.

Grazie ai dati di Assoutenti, riportati dal Corriere della Sera, scopriamo quali sono le città d’Italia dove il pane costa di più e quelle con i prezzi più bassi.

Ecco la classifica con le città più e meno care di tutta la Penisola.

Ferrara è in cima alla classifica delle città più care d’Italia: qui, secondo Assoutenti, il pane viene venduto fino a 9,8 euro al chilo.

Forlì, nella classifica delle città con i prezzi più alti d’Italia per quanto riguarda il pane, dopo Ferrara è al secondo posto: il prezzo massimo raggiunge i 9 euro, a fronte di un prezzo medio di vendita di 4,37 euro al chilo.

Venezia: stando ai dati riferiti da Assoutenti, dopo Ferrara e Forlì, è la terza città con i prezzi più alti del pane. In laguna la quotazione massima per un chilo di pane fresco è di 8,5 euro, mentre il prezzo medio raggiunge i 5,52 euro.

Milano: tra le diverse le città italiane dove il prezzo del pane supera i 6 euro al chilo c’è anche Milano.

A Bari un chilo di pane fresco viene venduto a più di 6,00 euro al banco.

Ancona, che fra l’altro è inserita nella classifica delle città con le migliori mense scolastiche d’Italia, non è esente dal caro dei prezzi del pane: nel Capoluogo delle Marche viene venduto a più di 6,00 euro al chilo.

Bologna, secondo i dati raccolti dall’Assoutenti, è tra le città d’Italia dove il prezzo del pane supera i 6 euro al chilo, insieme a Milano, Bari e Ancona, Macerata, Bolzano, Modena, Reggio Emilia, Trento e Udine.

Benevento un chilo di pane fresco costa 2,65 euro: un prezzo che la rende una delle città meno care d’Italia.

A Napoli, insieme ad alcune altre città d’Italia, il prezzo resiste: un chilo di pane fresco costa al massimo 2,00 euro secondo quanto riferito da Assoutenti: un primato meritato anche per la qualità del prodotto.

Pure Cosenza è tra le città meno care d’Italia per quanto riguarda il prezzo del pane: nel centro calabrese un chilo costa 2,5 euro, ma a nostro parere lascia un po’ a desiderare la qualità, come in altre zone della Calabria.

E non possiamo trascurare Cava de’ Tirreni, dove non siamo da meno, unitamente a tutto il circondario; vi sono dappertutto panifici eccellenti, peraltro a prezzi contenuti, un chilo di pane costa da 2,oo a 3,5 euro.

 

E pure la pizza non scherza

Per concludere, vediamo come impatta il “caro-pane” su altre pietanze che pure utilizzano la farina, come la pizza.

Lo rivela l’annuale rapporto della Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, che ha analizzato i dati Istat del 2022 sui prezzi, evidenziando ancora delle differenze tra il Nord e il Sud.

A livello generale linflazione ha portato gli italiani a dover spendere globalmente il 4,4% in più nei bar, il 4,8% in più per la caffetteria, il 5% in più per la pasticceria e gelateria, il 4,4% in più per gli snack e quasi il 4% in più per le bevande alcoliche e analcoliche.

Il rapporto annuale della Fipe evidenzia che gli aumenti sono inferiori all’inflazione generale, rivelando che l’andamento dei prezzi può offrire una panoramica del diverso livello di costo a seconda delle differenti zone della Penisola.

Andiamo ora a scoprire quanto costa la pizza nelle varie città italiane.

Livorno: in base al rapporto annuale della Fipe, Livorno è la seconda città d’Italia con i prezzi più bassi per una pizza e una bibita: 8,39 euro.

A Rovigo si paga meno che a Livorno, il costo medio per pizza e bibita è di 8,09 euro.

A Reggio Calabria una pizza e una bibita costano in media 8,58 euro.

Ascoli Piceno è tra le città dove costa meno mangiare una pizza e gustarsi una bibita: nella località delle Marche il prezzo medio è pari a 8,61 euro.

Napoli, la Capitale mondiale della pizza, mangiare una pizza con una bibita costa in media 8,99.

Roma: Roma è inserita tra le destinazioni preferite dai turisti stranieri per le vacanze in Italia: il prezzo medio nella Capitale è di pizzza e bibita è di 10,15 euro.

Milano, mangiare una pizza e bere una bibita costa mediamente 12,30.

Varese: il costo medio di pizza più bibita si aggira sui 13,01 euro.

Macerata è una delle città italiane più care per la pizza; qui si paga in media 13,43 euro per pizza e bibita.

Siena: è la seconda con il costo medio più alto per una pizza e una bibita: 14,36 euro.

Reggio Emilia: è la città italiana con i prezzi medi più alti per una pizza e una bibita, il costo medio è di 15,59 euro.

Qui a Cava de’ Tirreni il prezzo medio per pizza e bibita si colloca tra 7,00 e 10,00 euro.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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