Sembra che ci stiamo avviando verso una normalizzazione della situazione pandemica, l’accennato inizio della cosiddetta fase-3 porterebbe proprio a questo.
Vero è che continuano le raccomandazioni a non abbassare la guardia, l’infido nemico è sempre in agguato, e la distrazione potrebbe essere fatale.
Anche il Governatore De Luca ha anticipato che tra qualche giorno in Campania verranno aboliti diversi divieti, dalla mascherina ai bar, ristoranti, discoteche e quant’altro, restando in vigore solo quelli basilari, ma raccomandando di non abbassare mai la guardia.
Ma è tutto oro quello che si intravede all’orizzonte?
Qualche perplessità rimane, e cerchiamo di chiarirla.
Frattanto è utile fare una breve di storia, partendo dal Coronavisur.19 per giungere fino a Sars.Cov.2, che è il termine più scientifico coniato dagli specialisti; sempre di un virus si tratta, ma il termine Coronavirus era generico e, successivamente, man mano che gli specialisti scoprivano di cosa si trattasse, si è passati al Sars.Cov.2, e poi al Covid.19.
Non sono nostre fantasie, il Ministero della Salute ha appena pubblicato sul suo sito la storia di questi sei mesi di sofferenza, partendo dal dicembre 2019, convalidata dall’OMS.
Il 31 dicembre 2019 la Commissione Sanitaria Municipale di Wuhan in Cina segnalò all’ OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità, un “cluster – grappolo” di casi di polmonite di origine ignota.
Il 9 gennaio 2020 la Cina segnalò di aver identificato un nuovo coronavirus, il SARS-CoV-2, causato da una malattia respiratoria, che successivamente sarebbe stata chiamato Covid-19.
La Cina rese immediatamente pubblica la “sequenza genomica”, che in parole povere indica una sequenza di basi azotate presenti nel Dna; sulla base di tale elemento vennero definiti i test diagnostici; il che dimostrerebbe anche che gli attacchi di Trump alla Cina sono solo amenità.
Il 30 gennaio l’OMS dichiarava che l’epidemia di Coronavirus in Cina era da considerarsi una emergenza internazionale di salute pubblica e il 28 febbraio successivo elevava la minaccia molto alta a livello mondiale, e il successivo 11 marzo il direttore generale dichiarava che la pandemia era diffusa in tutto il pianeta.
Due giorni dopo l’Europa veniva dichiarata il nuovo centro della pandemia.
Ciononostante, per l’ OMS il rischio in Europa è considerato basso nelle zone dove sono stati effettuati test approfonditi e in massa, moderato nelle altre.
Dai dati divulgati da qualche giorno, i casi confermati nel mondo dall’inizio della pandemia sono 7.533.177, e i morti sono 422.700.
In Cina i casi sono stati 84.671, i decessi 4,645: questi dati destano qualche perplessità, è probabile che la Cina non abbia fornito dati corretti.
In Europa i contagiati sono stati 2.363.007, i decessi 186.951.
In alcuni Paesi europei la situazione è la seguente: Russia511.423 casi (6.715 morti); Regno Unito291.409 (41.279 morti); Spagna242.707 (27.136 morti); Italia236.305 (34.223 morti); Germania 185.674 (8.763 morti); Francia 155.561 (29.346 morti).
Nelle altre Nazioni rilevate: Stati Uniti 2.010.391 (113.757 morti); Brasile 802.828 (40.919 morti); Canada 97.530 (7.994 morti); Messico 133.974 (15.944 morti).
Allo stato sembra che in quasi tutti gli stati dell’UE la tendenza è decrescente, pure se è ancor in corso una trasmissione comunitaria; comunque le forti misure di contenimento adottate principalmente in Italia e in Germania sembrano siano state efficaci; in pratica chi si è dato da fare dall’inizio ha ottenuto risultati buoni, alcuni paesi che all’inizio avevano preso il problema sottogamba (ricordiamo il Regno Unito con l’ipotizzato effetto gregge) hanno dovuto poi correre ai ripari.
Noi Italiani più bravi? Forse si, comunque siamo stati molto sensibili e subito orientati alla massima tutela della popolazione, grazie anche al nostro ottimo Sistema sanitario.
Oggi, nel complesso, l’impatto di COVID-19 per la popolazione generale è valutato “moderato” se le misure di contenimento verranno mantenute costanti, ma potrebbe diventare “elevato” se la tensione verrà allentata.
Va infatti tenuto presente che il livello di immunità della popolazione è ancora basso (>10.%), quindi esiste il rischio che individui sensibili possano essere infettati, specialmente quelli a rischio per età o patologie.
C’è da augurarsi, pertanto, che la fine della Fase 2 e l’avvio della Fase 3 non costituiscano un allentamento dell’attenzione delle masse, perché questo potrebbe comportare il ritorno di una rilevante contagiosità che il nostro SSN potrebbe non essere in grado di fronteggiare, visto l’emergenza dalla quale siamo appena usciti.
Tutto sommato queste considerazioni ci lasciano ben sperare, e specialmente in Campania, grazie alla tensione del Governatore De Luca, non sembrano esserci eccessivi problemi.
Ma è veramente tutto oro ciò che luccica?
Il 14 giugno è stata divulgata dal Sito Il.Meteo una relazione che riporta uno studio secretato del Ministero della Salute e dell’ISS.
Il Comitato Tecnico Scientifico in un rapporto riservato avrebbe scritto: «Analizzando i dati sull’andamento del contagio appare evidente che lo spazio di manovra sulle riaperture non è molto».
La pandemia nel nostro paese, quindi, non sarebbe affatto conclusa, perché vi sono focolai attivi su molta parte del territorio.
Infatti, mentre in 17 regioni si è quasi a contagi zero, in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Lazio, questa soglia è ancora lontana; in alcune zone i contagi ricrescono, nel Lazio sono scoppiati nuovi focolai, come pure in Lombardia, nella quale il Covid.19 non ha mai cessato di operare.
Cosa accadrebbe se si decidesse di aprire tutto immediatamente?
La risposta degli esperti è terrificante: entro la fine dell’anno ricoveri pari a 430 mila di cui 151 mila in terapia intensiva, collasserebbe il sistema ospedaliero, con migliaia e migliaia di morti.
E pure se restassero chiuse le scuole, le terapie intensive sarebbero 109 mila, in totale 397 mila ricoveri.
Dati spaventosi e preoccupanti e Conte ha fatto un passo indietro con un decreto sulla fase 2 assai più prudente.
E il Ministro per gli affari regionali, Francesco Boccia, dopo gli impazzimenti verificatisi in tante città italiane negli ultimi giorni (bivacchi, assembramenti e mascherine zero) è intervenuto: “Non dobbiamo dimenticare che siamo ancora dentro il Covid.19 e dunque chi alimenta la movida sta tradendo i sacrifici fatti da milioni di italiani”.
Ed è per questo che non cessa lo scontro tra le Regioni che non vogliono liberalizzare gli ingressi e quelle che pretendono completa apertura delle frontiere, che coinvolge il Premier Conte: per i “liberalizzatori” dovrebbe imporre una riapertura globale, per gli altri deve farsi da parte. Ma le Regioni hanno una loro autonomia derivante dalla modifica del Titolo V della Costituzione, e nessuno gliela può togliere, specialmente a quelle che intendono continuare nella politica della massima tutela, come la Campania e la Calabria, Regioni che sono maggiormente interessate alla problematica tra aprire e non-aprire: debbono coniugare la loro tradizione turistica con la tutela della salute dei residenti.
Non vogliamo portarla ancora per le lunghe, e concludiamo con due considerazioni.
La settimana scorsa la CRI anche qui a Cava è stata in piazza per monitorare, su richiesta del Ministero della salute, un campione predefinito di cittadini; i prescelti venivano invitati a sottoporsi ai test, gratuiti ma volontari. Molti non hanno voluto aderire per non sapere se risultavano contagiati, nel qual caso avrebbero dovuto sottoporsi, volontariamente o obbligatoriamente alla quarantena: autolesionisti e imbecilli.
In alcune località balneari della Regione Calabria nei mesi estivi la popolazione si decuplica, anche a causa del pendolarismo-vacanziero quotidiano agevolato dalle corse dei treni regionali. Per contenere il fenomeno la Calabria ha imposto la registrazione sul sito istituzionale: chi vuole andare in Calabria da altra Regione deve indicare i motivi e i giorni di permanenza.
Anche i Comuni balneari hanno imposto la registrazione presso i loro uffici, con tanto di auto-certificazione di non risultare affetti dal Covid.19; e pure gli stabilimenti balneari hanno avuto il loro contingentamento.
Se tutto funzionerà come si spera, quest’anno nelle nostre due Regioni, Campania e Calabria, probabilmente potremo fare le vacanze estive ma con maggiore tranquillità.