Accordo tra Abi, Apsp, Confommercio, Cna, Confartigianato, Confesercenti e Fipe
“Eppur si muove” sembra abbia sussurrato Galileo Galilei dopo aver abiurato, per quieto vivere e per paura della “Santa” Inquisizione che tanto santa non era alla luce delle nefandezze poi emerse.
Galileo si riferiva alla teoria della terra che gira intorno al sole, non viceversa come suggeriva una falsa interpretazione delle Sacre Scritture.
Noi, più umilmente, ci riferiamo alle virtuose attività poste in essere per l’incremento dei pagamenti elettronici, settore nel quale il nostro paese sembra essere diventato il fanalino di coda in Europa, anche con l’aiuto dell’attuale governo il quale ha modificato le norme del precedente governo Draghi, le quali prevedevano che dal 1° gennaio non si potesse prelevare contante oltre mille euro e la Meloni, con un colpo di spugna, ha cancellato tutto autorizzando a prelevare fino a 5.mila euro dal 1° gennaio 2023, ma è consentito prelevare 10.mila euro in un mese.
I “neristi”, termine col quale genericamente ci piace designare la ampia categoria degli evasori e di quanti preferiscono evitare i tracciamenti dei pagamenti elettronici, sono, ovviamente contenti, noi lo siamo di meno perché ogni euro di evasione fiscale incide sulle tasche di coloro che le tasse le pagano fino all’ultimo centesimo, anzi il perfido fisco se le trattiene “alla fonte” come suo dirsi, e noi siamo tra questi!
Grazie alla Meloni!
Però ora un ulteriore spiraglio si apre in quanto l’accordo sottoscritto qualche giorno fa tende a incrementare l’utilizzo dei pagamenti elettronici in quanto li rende meno onerosi.
È noto che una delle remore dei gestori degli esercizi commerciali sono le commissioni che le banche percepiscono, riducendo le quali potrebbero essere meno restii ad accettarli; il condizionale è obbligatorio in quanto, in un paese nel quale gli evasori fiscali godono di tante protezioni, a iniziare da quelle dei governanti, nessuno ci dà la certezza che la riduzione delle commissioni sui pagamenti elettronici risolverà il problema.
L’accordo raggiunto fra banche, prestatori di servizi di pagamento e commercianti sulle commissioni POS prevede commissioni ridotte per transazioni POS di basso importo e sconti per micro pagamenti fino a 10 euro; per i pagamenti sotto i 30 euro ai piccoli esercenti con fatturato fino a 400.mila euro (a nostro avviso un esercente che fattura in un anno tale cifra non dovrebbe essere considerato piccolo) sono previsti costi ridotti e c’è un ulteriore sconto per importi fino a 10 euro.
Le regole sono contenute in un “Protocollo d’intesa per la mitigazione, la maggiore comprensibilità e comparabilità dei costi di accettazione di strumenti di pagamento elettronici” firmato da ABI (Banche italiane), APSP (Prestatori di pagamento) e associazioni imprenditoriali di categoria (Confcommercio, CNA, Confartigianato, Confesercenti e FIPE).
ABI e APSP si impegnano a promuovere presso i propri associati iniziative mirate a far funzionare l’accordo.
Non vengono fissate delle soglie minime per le commissioni ma c’è l’impegno a promuovere iniziative commerciali volte a ridurre l’impatto dei costi delle transazioni di basso valore e a prevedere condizioni significativamente competitive sulle transazioni di importo unitario almeno fino a 10 euro.
Le iniziative commerciali andranno pubblicizzate per almeno sei mesi, avranno durata non inferiore a nove mesi e rivolte in particolare a piccole attività con ricavi e compensi nell’anno di imposta precedente non superiori a 400mila euro.
E ci sono nuovi obblighi di trasparenza per i prestatori di servizi di pagamento: devono utilizzare un apposito schema standard che sintetizza le condizioni previste dalle offerte commerciali ed assicurare l’immediata comparabilità tra le iniziative commerciali.
L’accordo arriva dopo un lungo negoziato, e va incontro alle richieste delle imprese del commercio che da anni chiedono la riduzione delle commissioni sulle transazioni di basso importo, a fronte dell’obbligo di accettare i pagamenti elettronici (per stimolare il ricorso alle transazioni tracciabili e per ridurre l’evasione fiscale).
Per chi non accetta i pagamenti elettronici sono previste sanzioni di 30 euro più il 4% della transazione.
Questo nuovo accordo, sottolineano le associazioni firmatarie, «promuove ulteriormente la digitalizzazione, la modernizzazione e la concorrenza dei servizi di pagamento, anche attraverso una maggiore comprensibilità, comparabilità e mitigazione dei costi delle transazioni con strumenti di pagamento elettronici».
Sarà la volta buona? Speriamo!