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Cancellata la “Dottrina Mitterrand”, grazie alle pressioni che il nostro Premier Draghi ha fatto sul Presidente francese Macron, proseguiamo il discorso sui dieci terroristi già arrestati in Francia, e con l’undicesimo che risulta ancora latitante.
- Giovanni Alimonti, 65 anni, Brigate Rosse, deve espiare 11 anni, 6 mesi e 9 giorni di reclusione e 4 anni di libertà vigilata per banda armata, associazione con finalità di terrorismo, concorso in violenza privata aggravata, concorso in falso in atti pubblici e altri reati. Tra i vari delitti per i quali risulta condannato figura anche il tentato omicidio del vice dirigente della Digos di Roma, Nicola Simone (gennaio 1982), nel corso del quale rimase a sua volta ferito all’avambraccio destro.
- Enzo Calvitti, 66 anni, Brigate Rosse, deve scontare 18 anni, 7 mesi e 25 giorni e 4 anni di libertà vigilata per i reati di associazione sovversiva, banda armata, associazione con finalità di terrorismo, ricettazione di armi. La sentenza della Corte d’appello di Roma è diventata esecutiva nel settembre 1992.
- Roberta Cappelli, 65 anni, Brigate Rosse, ha una condanna all’ergastolo con l’isolamento diurno di un anno per associazione con finalità di terrorismo, concorso in rapina aggravata, concorso in omicidio aggravato, attentato all’incolumità e altro. Tra gli altri reati, risulta responsabile degli omicidi del generale dei carabinieri Paolo Galvaligi (31 dicembre 1980), dell’agente di polizia Michele Granato (9 novembre 1979), del vice questore Sebastiano Vinci (19 giugno 1981), del ferimento del segretario della sezione Dc di San Basilio a Roma Domenico Gallucci (17 maggio 1980) e del vicequestore Nicola Simone.
- Marina Petrella, 66 anni, Brigate Rosse, deve scontare l’ergastolo con isolamento diurno di sei mesi per omicidio. In particolare, è stata condannata per l’omicidio del generale Galvaligi, il sequestro del giudice Giovanni D’Urso (12 dicembre 198), l’attentato al vice questore Simone e il sequestro dell’assessore regionale della Dc Ciro Cirillo (27 aprile 1981 a Torre Annunziata) con l’uccisione dei due agenti della scorta.
- Giorgio Pietrostefani, 77 anni, Lotta Continua, è gravato da un ordine di esecuzione pena emesso nel luglio 2008 dalla procura di Milano (14 anni, 2 mesi e 11 giorni) per l’omicidio del commissario di polizia Luigi Calabresi, avvenuto il 17 maggio 1972 a Milano.
- Sergio Tornaghi, 63 anni, Brigate Rosse, deve scontare l’ergastolo per partecipazione a banda armata, propaganda ed apologia sovversiva, pubblica istigazione, attentato per finalità di terrorismo e di eversione, detenzione e porto illegale di armi e violenza privata. Tra i reati per i quali è stato condannato figura l’omicidio del direttore generale della “Marelli” di Sesto San Giovanni, Renato Briano.
- Narciso Manenti, 63 anni, Nuclei Armati Contropotere Territoriale, ha una condanna all’ergastolo per l’omicidio aggravato dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri, assassinato a Bergamo il 13 marzo 1979. Deve espiare anche 2 anni e sei mesi per ricettazione e porto abusivo di armi e 3 anni e sei mesi per associazione sovversiva e partecipazione a banda armata.
- Luigi Bergamin, 60 anni, militante dei Proletari Armati per il Comunismo, deve scontare una pena di 16 anni e 11 mesi di reclusione come ideatore dell’omicidio del maresciallo Antonio Santoro, capo degli agenti di polizia penitenziaria, ucciso a Udine il 6 giugno 1978 da Cesare Battisti.
- Raffaele Ventura, 70 anni, militante delle Formazioni Comuniste Combattenti, deve scontare una pena di 20 anni di carcere anche per concorso morale nell’omicidio di un vice-brigadiere dei Carabinieri Antonio Custra,avvenuto il 14 maggio 1977, durante una manifestazione della sinistra extraparlamentare a Milano.
- Manca solo Maurizio Di Marzio delle Brigate Rosse, ancora latitante. Deve ancora scontare 5 anni e 9 mesi di reclusione per banda armata, associazione sovversiva, sequestro di persona e rapina. Di Marzio partecipò al tentativo di sequestro del vicequestore Nicola Simone. Il 10 maggio piomberà la prescrizione e a quel punto potrebbe essere non più perseguibile dalla giustizia italiana, ma alcuni giuristi non sono dello stesso avviso. È comunque una corsa contro il tempo quella degli investigatori francesi e italiani per rintracciarlo. (2 continua)