scritto da Nino Maiorino - 15 Febbraio 2024 06:36

Napoli segreta e insolita: Palazzo Mannajuolo

Arrivare a Napoli è un’esperienza sensoriale ineguagliabile.

Ogni angolo della città vibra di vita e racconta storie di secoli passati.

Appena si mette piede fuori dalla stazione centrale, l’aria si riempie dei caratteristici profumo di Napoli.

Impossibile resistere al dolce richiamo dello zucchero a velo che adorna le sfogliatelle calde dei fratelli Attanasio, antichissima pasticceria al Vico Ferrovia, poco distante dalla statua di Giuseppe Garibaldi.

E poi, c’è la fragranza irresistibile dei “cuoppi” appena fritti che si mescola all’incenso di Forcella, guidando ogni passo verso San Gregorio Armeno: ogni strada a Napoli ha il suo inconfondibile profumo.

Iniziamo questa rassegna di bellezze e stranezze di Napoli con il Palazzo Mannajuolo, ubicato in via Filangieri, nel quartiere Chiaia, che rappresenta uno dei più riusciti esempi di architettura Liberty/Art Nouveau della città, edificato all’inizio del 1900.

Scalone elicoidale di Palazzo Mannajuolo

 

Lo scalone elicoidale della Certosa di San Lorenzo a Padula

Il Palazzo Mannajuolo ha diverse particolarità, tra le quali una scala elicoidale (comunemente chiamata “a chiocciola”, ma senza il supporto centrale, altro esemplare analogo è a Padula presso la Certosa di San Lorenzo edificata nel 12° secolo), che si può ammirare solo dal piano terra, essendone consentito l’accesso tutti i giorniesclusa la domenica, dalle ore 8 alle ore 18.

Il Palazzo Mannajuolo e la sua splendida scala compare anche in “Napoli Velata” di Opzetek del 2017, che mostra la bellissima scala elicoidale all’inizio del film.

Opportuno conoscere un po’ di storia di questo fabbricato.

L’edificio fu realizzato e progettato da Giulio Ulisse Arata con la collaborazione degli ingegneri Gioacchino Luigi Mellucci e Giuseppe Mannajuolo (quest’ultimo proprietario del suolo), utilizzando una delle più moderne tecniche di costruzione: il calcestruzzo armato.

Il palazzo venne eretto tra il 1909 e il 1911.

La struttura è influenzata dalle esperienze moderniste e dalla scelta di utilizzare un linguaggio locale, come l’adozione di neo-barocchismi dell’architettura napoletana del Seicento e del Settecento.

In particolare, quest’ultima scelta si manifesta nell’impostazione scenografica dell’edificio, che si innalza sul fondo di via dei Mille.

La composizione è impostata sulla parte centrale di matrice ellissoidale, caratterizzata dal gioco di pieni e vuoti e dalla presenza di grandi vetrate; nella parte centrale dell’edificio è alloggiata la scala principale anch’essa  ellissoidale, in marmo a sbalzo e con balaustra in ferro battuto.

Il Palazzo Mannajuolo è costituito da due corpi di fabbrica raccordati da una soluzione di angolo di particolare interesse.

Il prospetto prospiciente via Filangieri è caratterizzato, a livello stradale, da una sequenza di negozi che si articolano su due livelli e da quattro piani adibiti prevalentemente ad abitazioni, con aperture a finestre e balconi, riccamente decorati e variamente articolati, secondo il gusto ed i motivi dell’epoca.

Stessi motivi e decorazioni architettoniche si leggono sulla facciata prospiciente i Gradoni D’Andrea priva, nei primi due livelli, delle botteghe, per l’attraversamento di detta gradinata.

Il prospetto ad angolo si articola sui vari livelli con ampie bucature, verande, balaustre e terrazzi, il tutto sovrastato da una cupola semi poligonale.

Il lato di Via Filangieri dell’edificio è allineato con altri edificii costruiti nella stessa epoca.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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