scritto da Nino Maiorino - 15 Ottobre 2023 07:12

Mimmo Lucano, una vicenda che fa discutere

Mimmo Lucano oggi, foto tratta dal profilo FB

Della vicenda di Mimmo Lucano, l’ex Sindaco di Race, il paesino calabrese affacciato sul mare Adriatico, nel cui mare vennero trovati nel 1972 i famosissimi Bronzi, oggi esposti nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, si sta parlando da tempo.

Anche noi ne abbiamo parlato nel 2021 quando esplose il caso (vedi al link https://www.ulisseonline.it/controluce/la-trattativa-stato-mafia-e-il-caso-di-mimmo-lucano/ ) allorquando il Tribunale di Locri, con sentenza di primo grado, condannò Mimmo Lucano a 13 anni e due mesi di reclusione, mentre i PM avevano chiesto solo una condanna a 7 anni e 11 mesi.

Vediamo di riepilogare l’accaduto e come si è evoluta la storia.

Riace è una cittadina di origine greca che conta meno di 2mila abitanti, affacciata nel Mare Ionio.

Mimmo Lucano ne è stato tre volte Sindaco, dal 2004 al 2018, e per la sua spiccata cultura dell’accoglienza mise in moto il cosiddetto “modello Riace” il quale consiste in diverse azioni intraprese nel corso degli anni: aderire al sistema SPRAR, CAS, SMNA (protezione per i richiedenti asilo), ottenere fondi regionali o mutui per la ristrutturazione delle case dismesse e, dare accoglienza e ospitalità ai rifugiati e ai richiedenti asilo da far lavorare in laboratori artigiani di tessitura, lavorazione del vetro e di confetture.

Il progetto era anche quello di contrastare il progressivo spopolamento della piccola città tramite una gestione affidata a cooperative e associazioni del luogo e finanziata con fondi statali e dell’UE.

Tutto questo aveva portato il piccolo comune sui media anche internazionali come simbolo di accoglienza diffusa e integrazione.

Nel 2017 Riace ospitava circa 550 migranti, ma nella cittadina ne erano passati oltre 6 mila.

Per dare ai lettori contezza della dimensione del fenomeno della accoglienza, nel 2009, in piena crisi umanitaria di Lampedusa, Riace, insieme ai comuni di Stignano e Caulonia, aveva dato la disponibilità per 200 posti: Milano solo per 20!

Nel dicembre 2016, nel corso di normali controlli, la Prefettura riferì di anomalie nel funzionamento del sistema a Riace.

Questo determinò una indagine della Magistratura su Domenico Lucano per truffa e concussione, e il Ministero dell’Interno bloccò la erogazione dei fondi destinati al Comune per gli ultimi 3 anni.

A nulla valse che la Prefettura, nel gennaio 2017, avesse lodato il modello Riace.

Il 12 gennaio 2019 a Caulonia, con la presenza di Lucano, si costituì un Comitato promotore della Fondazione “È stato il vento” per sostenere il comune di Riace e rilanciare quel modello di accoglienza;  fu eletto Presidente Onorario Giuseppe Lavorato, già Deputato del Pds, e tra gli aderenti ci fu anche il missionario Comboniano Alex Zanotelli di Napoli.

Frattanto Lucano era stato iscritto nel registro degli indagati.

Il 2 ottobre 2018, concluse le indagini, Lucano fini in custodia cautelare/domiciliare con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (avrebbe fatta ottenere la cittadinanza italiana ad una donna nigeriana senza permesso di soggiorno) e per aver affidato senza gara d’appalto la raccolta dei rifiuti urbani a due cooperative che non ne avevano i requisiti; Lucano fu sospeso dalla carica di sindaco.

Due settimane dopo il Tribunale del riesame trasformò la misura cautelare nel divieto di dimora nel comune.

Su una quindicina di capi d’imputazione richiesti dalla Procura solo i due che determinarono i domiciliari ressero al vaglio del Giudice per le indagini preliminari.

Il giudice non riconobbe i gravi indizi di colpevolezza «per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale, concussione, malversazione a danno dello Stato e associazione a delinquere; però riscontrò la presenza di un «grave quadro indiziario» e di un «concreto pericolo di reiterazione»” riguardo all’assegnazione di appalti e atti diretti a procurare illegalmente l’ingresso nel territorio dello Stato di un cittadino straniero.

Il 26 febbraio 2019 la Corte di Cassazione annullò l’ordinanza cautelare del 16 ottobre 2018, mettendo in dubbio i gravi indizi accusatori.

L’11 aprile 2019 Mimmo Lucano, ancora sottoposto al divieto di dimora venne rinviato a giudizio insieme ad altri 26 indagati.

Altri avvisi di garanzia arrivarono per documenti rilasciati a una donna eritrea e al figlio lattante senza i requisiti e per la mancanza di documenti burocratici relativi ai requisiti degli alloggi destinati ai migranti.

Il 7 luglio 2020 il tribunale del riesame di Reggio Calabria rigettò l’appello della procura di Locri contro l’ordinanza del gip in cui chiedevano i domiciliari per Lucano e altri, parlando di «gestione poco trasparente», di «superficialità» e «negligenza», ma non riconobbe il reato di Associazione a delinquere perché non furono trovate prove del fatto che ci fosse stata appropriazione di denaro con vantaggi personali.

Il 30 settembre del 2021 il Tribunale di Locri condannò Domenico Lucano a 13 anni e 2 mesi di reclusione, con lui vennero condannate altre 17 persone; ventuno i capi di accusa, tra cui associazione a delinquere, falso in atto pubblico, peculato, abuso d’ufficio, truffa, tutti relativi a comportamenti tenuti in relazione alla gestione di progetti di accoglienza di migranti e richiedenti asilo nel comune che Lucano stava amministrando, travalicando in severità la richiesta del Pubblico Ministero che aveva chiesto 7 anni e 11 mesi.

Le 900 pagine di motivazioni della sentenza di primo grado, depositata il 17 dicembre 2021, descrissero -per l’associazione a delinquere – Mimmo Lucano come «dominus indiscusso di un sodalizio che ha strumentalizzato il sistema dell’accoglienza a beneficio della sua immagine politica».

Come dire, ti condanno perché il tuo comportamento, sebbene non censurabile o scarsamente censurabile, è andato a beneficio della tua immagine.

Domenico Accurso, Presidente del collegio ed estensore delle motivazioni, diete atto a Lucano, di avere «realizzato l’encomiabile progetto inclusivo che si traduceva nel cosiddetto “modello Riace” preso ad esempio da tutto il mondo».

Ma sosteneva che, dopo, «essendosi reso conto che gli importi elargiti dallo Stato erano più che sufficienti, piuttosto che restituire ciò che veniva versato, aveva pensato di reinvestire “in forma privata gran parte di quelle risorse, con creazione di progetti di rivalutazione del territorio, che, oltre a costituire un trampolino di lancio per la sua visibilità politica, si erano tradotti nella realizzazione di cospicui investimenti (tra cui l’acquisto di un frantoio e di numerosi beni immobili da destinare ad alberghi per l’accoglienza turistica) che costituivano una forma sicura di arricchimento personale, su cui sapeva di poter contare a fine carriera, per garantirsi una tranquillità economica sentendosi ormai stanco per quanto già realizzato.

«Nulla importava che l’ex sindaco sia stato trovato senza un euro in tasca, come egli stesso si era più volte vantato, perché si rischierebbe di premiare la sua furbizia, travestita da falsa innocenza».

Motivazioni strane e per molti aspetti incomprensibili.

Ma la Corte di Appello di Reggio Calabria, dopo sette ore di camera di consiglio, l’11 ottobre 2023, ha ribaltato tutto: non ha confermato la sentenza di primo grado, facendo cadere tutte le accuse, a cominciare dall’associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina fino al peculato e alla truffa; è rimasta in piedi soltanto una condanna per un anno e 6 mesi con pena sospesa per un caso di falso per una delle delibere (erano alcune decine) contestate dall’accusa.

Gli altri diciassette imputati sono stati assolti.

Ora si deve attendere la pubblicazione della sentenza per poter capire meglio.

Certamente quest’ultima sentenza sarà appellata, e Mimmo Lucano verrà tenuto sulla graticola ancora per chissà quanto altro tempo, ma gli è stato riconosciuto l’impegno profuso nel suo progetto di integrazione.>>>

 

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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