Margherita Hack: la curiosa sconosciuta
Margherita Hack: la curiosa sconosciuta
Milano dedicherà una piazza ed erigerà una statua a Margherita Hack, l’astrofisica che lodava la curiosità delle donne
“La curiosità è femmina”, recita un vecchio proverbio, infatti dalla notte dei tempi si è sempre ritenuto che sono prevalentemente le donne a interessarsi delle vite e delle situazioni altrui, mentre gli uomini tendono a farsi i fatti propri.
E sembra che a tale caratteristica femminile non si sottraggano nemmeno le grandi menti, quelle illuminate da cultura e scienza, tant’è che pure Margherita Hack se n’è fatta imbrigliare.
Infatti Margherita, la celebre astrofisica fiorentina, chiamata “la signora delle stelle”, una delle menti più brillanti della comunità scientifica italiana, deceduta nel 2013 all’età di 91 anni (quest’anno avrebbe compiuto 100 anni), in una sua lezione, rese omaggio alla curiosità femminile dicendo che Eva è stata la prima scienziata della storia dell’umanità perché volle andare al di là del divieto imposto da Dio di non toccare la mela, il frutto proibito.
Perché? sembra aver pensato Eva; cosa si cela dietro quel frutto che il Signore non vuole farci conoscere?
Facendo emergere, così, da una lato la curiosità, tipica delle femmine, ma anche il suo carattere, determinato e ribelle, al contrario di quello del compagno Adamo, che aveva accettato di buon grado il divieto, pago di poter disporre di tutte le altre bellezze e ricchezze dell’Eden, quel paradiso terrestre del quale lui e Eva erano i padroni assoluti, e lo sarebbero rimasti per l’eternità se Eva non fosse stata curiosa.
“La colpa di Eva è stata quella di voler conoscere, sperimentare, indagare con le proprie forze le leggi che regolano l’universo, la terra, il proprio corpo, di rifiutare l’insegnamento calato dall’alto, in una parola Eva rappresenta la curiosità della scienza contro la passiva accettazione della fede.”, disse Margherita Hack nella sua lezione, facendo torcere il naso a qualche ortodosso prelato il quale ritenne la scienziata una miscredente; e Margherita non faceva nulla per contrastare questa convinzione, anzi in qualche modo la confermava, asserendo “non ho bisogno di Dio per comportarmi onestamente con gli altri, vivo benissimo senza credere in Dio” (vedasi colloquio con il Prelato Giuseppe Zenti, registrato sulla sua pagina FB il 5 aprile 2019, sei anni dopo la sua morte – https://www.facebook.com/MargheritaHack1/).
Forse una delle pochissime persone che hanno spiegato in modo semplice cosa significhi essere atei e perché questo non significhi non dare meno valore alla vita. Ha reso la sua vita un’avventura straordinaria, sotto tutti gli aspetti.
Avrebbe detto col suo accento inconfondibile: “L’etica di un non credente è più pura e disinteressata di quella di un credente che si comporta bene perché spera nella ricompensa e teme la punizione nell’aldilà.”
Stesso discorso che fa Eugenio Scalfari, che pure si professa ateo, ma che è in stretto contatto con Papa Francesco.
Margherita Hack, Fiorentina, era nata in una famiglia di religione mista con il padre protestante e la madre cattolica, entrambi insoddisfatti del proprio culto, che aderirono giovanissimi alle dottrine teosofiche.
Critici del regime fascista e per questo discriminati, erano vegetariani in un’epoca in cui non era certo di moda non magiare carne.
“Ero vegetariana -avrebbe poi detto Margherita- ed ero molto più libera di tutti i miei coetanei, perché avevo dei genitori liberali il cui stile educativo faceva leva sulla mia responsabilità e non sull’imposizione di regole. Anche se avrei preferito molto restarmene in casa a leggere, la sera mi imponevo di uscire per andare a vedere i varietà, solo per ribadire la mia libertà e la mia indipendenza, come individuo e come ragazza”.
Sua madre e suo padre infatti erano più affascinati dai filosofi che dai santi e così crebbero la loro figlia Margherita in un ambiente dove più che certezze si coltivano dubbi; la sua prima scuola di scienza fu proprio la sua famiglia.
Margherita Hack, praticò sin da giovanissima lo sport, una passione che pochissimi conoscono, condivisa con Carla Fracci. Le due “Immense”, come venivano chiamate, erano amiche, un’amicizia, quella con l’astrofisica, che andava oltre la stima reciproca: «È stata una delle persone che ho amato di più nella mia vita – aveva raccontato la Fracci in una recente intervista, fino all’aneddoto che nessuno poteva immaginare: “In gioventù praticò con successo pallacanestro e atletica, io la chiamavo nei fine settimana e la invitavo a giocare a pallavolo. Così potevamo fare salti di ballo classici. Da lei e dalla danza ho imparato l’amore per lo sport”.
Margherita Hack è stata una delle menti più brillanti della comunità scientifica italiana. Ma ovviamente, in quanto donna, è stata pioniera due volte, perché rappresentante di un genere, quello femminile, che ha sempre dovuto affrontare più ostacoli nelle carriere accademiche specialmente se scientifiche. Prima donna a dirigere un osservatorio astronomico nel nostro Paese, ha svolto un’importante attività di divulgazione e ha dato un considerevole contributo alla ricerca per lo studio e la classificazione spettrale di molte categorie di stelle.
Ora Milano, che ha 121 monumenti, tutti dedicati a uomini, dopo l’inaugurazione della prima statua dedicata a una donna, Cristina Trivulzio di Belgiojoso, figura centrale della storia del Risorgimento italiano, avrà la prima scultura su suolo pubblico dedicata a Margherita Hack, massima espressione del mondo Stem (Science Technology Engineering and Mathematics); la statua sarà inaugurata a giugno 2022, in occasione appunto del centenario della sua nascita.