Il caso di Emanuela Orlandi, che in questi giorni sembra tornato sul palcoscenico nazionale, sta scuotendo le coscienze e minando le già scarse certezze di tanti fedeli.
E sta facendo nascere non pochi dubbi in tante persone che, già frastornate da silenzi e misteri a tutti i livelli, non sanno più a chi dare credito.
E se questa fitta nebbia che copre la società si estende anche sulla Chiesa e sul Vaticano, veramente c’è da essere preoccupati.
Chi è abituato, per cultura e tradizione, a seguire il Vangelo di Cristo, segue l’insegnamento di Gesù: “Sia il vostro parlare: ‘sì, il sì’, ‘no, il no’; il di più viene dal maligno. (Mt 5,17-37)”.
Ma quant’è il “di più”! E quanto è presente il “maligno” nel mondo e anche nella Chiesa!
Il caso di Emanuela Orlandi, la ragazzina di quindici anni figlia di un commesso della Prefettura della casa pontificia, che esattamente 40 anni fa improvvisamente scomparve dalla circolazione per non essere mai più ritrovata, continua, nonostante il tempo trascorso, a suscitare scalpore, sia per la giovane età della protagonista, sia perché, solo un mese prima, era misteriosamente scomparsa una coetanea, Mirella Gregori, che nemmeno è stata più ritrovata.
Tante sono le strane circostanze che, in un quarantennio, sono emerse, come gli intrecci esistenti tra la triste vicenda delle due ragazze con fatti e realtà inquietanti.
Come l’attentato a Papa Giovanni Paolo II, l’ambiguo personaggio dell’attentatore, il killer professionista turco Ali Ağca, il suicidio del “Banchiere di Dio” Roberto Calvi, la vicenda del Banchiere siciliano Michele Sindona, il potente prelato Paul Marcinkus Presidente dello “I.O.R. Istituto per le Opere di Religione”, la Banca vaticana attraverso la quale sembra che si riciclassero capitali di dubbia provenienza, Licio Gelli, potente capo della Loggia Massonica P2, i Servizi segreti, l’Istituto per le Opere di Religione, il Banco Ambrosiano, 0rganizzazioni terroristiche (tra le quali quella dei Lupi Grigi alla quale sembra facesse parte l’attentatore di Carol Woytila), la Banda della Magliana, della quale faceva parte Enrico De Pedis, detto Renatino, che, ammazzato nel corso di una sparatoria in pieno centro, venne sepolto, non si è mai saputo con l’autorizzazione di quale alto prelato vaticano, in una tomba all’interno della cripta della Basilica di Sant’Apollinare, nel centro di Roma, a due passi da Piazza Navona.
E, anche se parlare di “infallibilità” della Chiesa è poco appropriato, giacché è chiarito che la infallibilità è prerogativa dal Papa solo quando parla «ex cattedra» («dalla cattedra», espressione che nella dottrina cattolica designa la condizione di cui il Papa gode nella funzione di pastore e dottore della Chiesa, quando definisce un dogma di fede o un articolo di morale, in modo dogmatico), in questo paese di radicata tradizione cattolica, i fedeli vorrebbero che almeno la Chiesa, e per essa il Vaticano, fossero luminosi fari di comportamenti irreprensibili, esempi di vita per tutti i cristiani del mondo.
Purtroppo sembra che così non sia, ovvero non lo sia sempre, e il caso delle due ragazzine scomparse lo dimostra ampiamente, pure se da qualche giorno sembra che all’interno delle Mura Leonine qualcosa si stia veramente muovendo, su impulso di Papa Francesco, più volte sollecitato dai familiari della Orlandi, rappresentati dal fratello della ragazza, Pietro, che da decenni sta battagliando per giungere alla verità.
Ed è stato lo stesso Pietro Orlandi che ha dato atto a Papa Francesco di aver fatto aprire un ulteriore dossier e di aver disposto indagini senza avere riguardo per nessuno, dal più alto prelato all’ultimo dei dipendenti del Vaticano.
Le dichiarazioni fatte da Pietro Orlandi durante l’ultima trasmissione di Floris su La7 martedì 11 scorso, e ampiamente riprese dai media, sono davvero sconvolgenti, in quanto fanno emergere responsabilità in capo a uno dei pontefici più amati, Giovanni Paolo II.
Pietro Orlandi ha rivelato che tra i vari nomi su cui si indagherà, c’è anche quello di Papa Wojtyla.
Quindi “anche”, non “solo”.
Ma questa congiunzione non deve portare fuori strada, in quanto non è su questo che verte la questione, ma su tanto altro che Pietro Orlandi ha precisato sia nel corso della trasmissione televisiva, sia successivamente.
Subito dopo Pasqua Pietro Orlandi è stato ascoltato dal Promotore di giustizia del Vaticano Alessandro Diddi insieme al suo avvocato Laura Sgrò: un incontro atteso da oltre tre anni.
Alla fine del 2022 il Vaticano ha riaperto l’inchiesta sul caso di Emanuela Orlandi, con l’esplicita richiesta da parte di Papa Francesco al segretario di Stato di far chiarezza e indagare a 360° gradi.
Pietro Orlandi, infatti, dopo l’incontro, durato oltre otto ore, ha affermato di aver incontrato molta disponibilità sulla questione.
“Ho percepito la volontà di fare chiarezza” ha detto l’Orlandi dichiarando che Diddi ha avuto il nulla osta da parte del Pontefice di indagare dalla base al vertice.
Se emergeranno coinvolgimenti da parte di personalità più in vista del Vaticano, non si risparmierà di certo. “Non ci saranno intoccabili”, quindi.
Tra i “nomi eccellenti” fatti dal fratello di Emanuela al magistrato, quello del cardinale Giovanni Battista Re, attuale decano del Collegio cardinalizio e all’epoca della scomparsa di Emanuela sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato.
“Mi dicono che Wojtyla ogni tanto la sera usciva con due monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case…“, ha detto Pietro Orlandi a DiMartedì, a conclusione di una più ampia riflessione sulla pedofilia tra “alti vertici” delle gerarchie ecclesiastiche, ribadendo i sospetti sul Papa di allora.
Orlandi ha detto tra l’altro: “sono convinto che Giovanni Paolo II, Ratzinger e Francesco siano a conoscenza di quello che è avvenuto”.
Pietro Orlandi ha detto pure di essere in possesso dell’audio della dichiarazione di un uomo vicino alla banda della Magliana sul quale è registrato che: “Papa Giovanni Paolo II se le portava in Vaticano quelle, era una situazione insostenibile. E così il segretario di Stato a un certo punto è intervenuto decidendo di toglierle di mezzo. E si è rivolto a persone dell’ambiente carcerario”.
Poi il fratello della ragazza il giorno successivo ha fatto qualche precisazione all’Agenzia ANSA.
“Io non accuso, ma c’è chi allora non volle parlarmi o ascoltarmi”.
Poi è intervenuto il suo avvocato, Laura Sgro, per gettare acqua sul fuoco, affermando che Orlandi non ha inteso formulare accuse nei confronti di alcuna persona, e lo ha anche scritto in una memoria che ha depositato durante la sua deposizione: ha chiesto solo che la ricerca della verità non abbia condizionamenti.
Mercoledì 12, dopo che Stanislaw Jan Dziwisz ha parlato di “ignobili insinuazioni”, Orlandi sul suo seguitissimo profilo Facebook ha pubblicato un post per denunciare l’inizio di una campagna di fango nei suoi confronti.
Stanisław Jan Dziwisz ora è cardinale e, dall’8 dicembre 2016, Arcivescovo emerito di Cracovia. È stato membro della Prefettura della casa pontificia, molto noto per i suoi quarant’anni di servizio in veste di segretario particolare di papa Giovanni Paolo II. Dziwisz era stato ordinato vescovo durante tale periodo. Papa Benedetto XVI lo ha nominato arcivescovo di Cracovia, incarico che in precedenza aveva ricoperto papa Giovanni Paolo II.
Tornando a Pietro Orlandi l’Avvocato Sgro ha pure detto: “Spiace che alcune persone abbiano estrapolato qualche frase manipolando il quadro complessivo delle sue dichiarazioni. Spiace, altrettanto, che, tra coloro che lo accusano a mezzo stampa di ledere la memoria di chi non c’è più, vi sia anche chi, contattato negli anni dal signor Orlandi, si è sempre sottratto a un confronto autentico e sincero con lui”.
Tanti sono i sostenitori di Pietro Orlandi che su Internet lo incitano ad andare avanti e non lasciarsi intimidire.
Ma, sempre online e non solo, sono tantissimi anche i fedeli ed in particolare quelli affezionati alla memoria del Papa divenuto santo in tempi record, che stanno esprimendo profonda indignazione per le ombre gettate, ad anni di distanza, su di lui.
Noi, ovviamente, non parteggiamo per nessuno, facciamo solo il nostro mestiere di informatori, il più possibile distaccati e neutrali.
E dopo questo terremoto, del quale non è possibile prevedere la fine, ci auguriamo che il tutto sia campato in aria, pure riconoscendo che il fratello della povera Emanuela sembra credibile.
Se tutto quello che egli, e in tanti, hanno ipotizzato dopo le sua dichiarazioni, risultasse vero, sarebbe un colpo durissimo per la cristianità e per il Vaticano.
Probabilmente la Chiesa fu troppo precipitosa a santificare Papa Giovanni Paolo, la fretta non giova a nessuno, anzi…
C’è solo da augurarsi che la verità venga a galla nel minor tempo, e che la famiglia Orlandi sappia, finalmente, che fine ha fatto Emanuela, e l’altra ragazza, e dove sono finiti i loro resti.