Non parliamo, per una volta, dello “stellone” inteso come la fortuna italiana che, grazie a tante circostanze e a Domineddio, ci assiste continuamente, permettendoci di superare tante difficoltà.
Parliamo, invece, dell’emblema del paese, il simbolo della nostra Repubblica, formato da una stella centrale a 5 punte, fondo bianco e bordatura rossa, sovrapposta a una ruota dentata, il tutto circondato da una corona con un due rami, quello di ulivo a sinistra e quello di quercia a destra, legati alla base da un n astro rosso sul quale è scritto “REPUBBLICA ITALIANA”.
Al nostro simbolo, che compare su tutte i documenti ufficiali del paese, ci siamo assuefatti, tant’è che quasi non lo notiamo più, salvo che in certe occasioni, quando ci viene quasi imposto perché ce lo stampigliano indelebilmente su determinati documenti, come ad esempio un atto notarile che, dopo le firme dei contraenti, il Notaio, estraendo il timbro dal cassetto (non lo tiene mai in bella vista sulla scrivania), lo imprime sull’atto prima di firmarlo; anche questo è un rituale al quale ci siamo assuefatti, ma ha il suo valore, che si evince dal fatto che tutti i pubblici ufficiali seguono la medesima procedura.
Ma com’è nato il nostro simbolo?
Nacque in seguito a un concorso bandito il 5 novembre del 1946, dopo che con il referendum del giugno precedente era stata scelta la forma repubblicana dello Stato.
Produrlo non fu un’operazione tanto semplice.
Come si legge sul sito del Quirinale, il Governo di Alcide De Gasperi decise di bandire un concorso nazionale aperto a tutti, basato su poche tracce: tra queste, c’erano il “divieto” di contenere simboli di partito e la necessità che nello stemma figurasse la stella d’Italia, “ispirazione dal senso della terra e dei comuni”.
Ai primi cinque classificati sarebbe andato un premio di 10.000 lire (l’equivalente, all’incirca, di 500 euro attuali).
Arrivarono 346 proposte da tutta Italia, ma nessuna convinse i membri della commissione incaricata della scelta, che bandì un secondo concorso nel giugno del 1947.
Questa volta arrivarono 197 proposte: tra queste fu accolta quella di Paolo Paschetto, nato a Torre Pellice (Torino), docente all’Accademia di belle arti di Roma e disegnatore di francobolli e banconote.
Elemento centrale dell’emblema è la stella bianca a cinque punte, detta anche Stella d’Italia, che è il più antico simbolo patrio italiano, risale all’antica Grecia; in tale epoca storica all’Italia era associata la Stella di Venere perché posta a occidente della penisola ellenica.
La stella è uno dei simboli più antichi del nostro patrimonio iconografico, ed è sempre stata associata alla personificazione dell’Italia, sul cui capo splende raggiante.
Così fu rappresentata nell’iconografia risorgimentale e così comparve, fino al 1890, nel grande stemma del Regno unitario; la stella caratterizzò, poi, la prima onorificenza repubblicana della ricostruzione, simbolo della solidarietà italiana, e ancora oggi indica anche l’appartenenza alle forze armate del paese.
Oltre alla stella, troviamo la ruota dentata d’acciaio, simbolo dell’attività lavorativa, che traduce visivamente il primo articolo della Carta Costituzionale: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”.
A sinistra c’è il ramo dell’ulivo, il quale simboleggia la volontà di pace della nazione, sia nel senso della concordia interna che della fratellanza internazionale. Per un paese che veniva fuori da un ventennio di violenze nazi-fasciste, e poi da una guerra che aveva distrutto gran parte dello stesso, quale migliore auspicio di una pace duratura.
Il ramo di quercia a destra simboleggia la forza e la dignità del popolo italiano.
Entrambi i rami sono tra le specie più tipiche del nostro patrimonio di alberi.
Dopo alcune lievi modifiche richieste dai membri della Commissione, la proposta fu approvata dall’Assemblea Costituente il 31 gennaio 1948 finché, stabiliti i colori definitivi, il 5 maggio 1948 il nuovo simbolo fu consegnato all’Italia grazie alla firma del Presidente della Repubblica De Nicola.
Tutto questo avveniva al termine di un percorso creativo durato ventiquattro mesi, con due pubblici concorsi, la presentazione di 800 bozzetti in totale da parte di 500 cittadini fra artisti e dilettanti.
I tre elementi del nostro emblema, la stella, la ruota dentata, e i simboli arborei, rappresentano, in definitiva, la volontà di pace e di produttività del nostro paese, sia internamente che nel contesto internazionale nel quale, nonostante tutto, siamo saldamente inseriti.
Non dobbiamo mai dimenticare che la Unione Europea è il frutto del “Manifesto di Ventotene” col quale i sottoscrittori dello stesso Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni, nel 1941, durante il loro confinamento nell’Isola di Ventotene, gettarono le basi per la costituzione della stessa.