L’Italia siamo noi
Forse non era cosi atroce la vita sotto la monarchia borbonica confrontata alle altre europee e a quello che sopravvenne in seguito soprattutto al sud. C’era povertà nelle classi basse ma non fame e desolazione. I latifondisti opprimevano i contadini. Stettero meglio dopo?
Una giornata particolare!
Aldo Cazzullo. Apprezzato colto conduttore televisivo ci ha parlato dell’unità d’Italia.
Da buon piemontese ha raccontato l’impresa dei mille con la solita retorica sul risorgimento. Verità bugie come al solito. Le vergogne crudeli nascoste… come al solito… le glorie esaltate come al solito… curiosità svelate… pettegolezzi. Come le donne arruolate, Anita Garibaldi e la moglie di Francesco Crispi, Rosalia Montmasson.
Ma cosa importa…
L’Italia siamo noi.
Oggi lontano dai libri di scuola che ci istruivano magnificando l’unione, sappiamo che la storia la raccontano i vincitori. Non fu unione nè annessione! In effetti fu invasione!
Un po’ delle verità sconosciute fino ad ora l’ho scoperte in un libro di un giornalista Gigi Di Fiore. “Controstoria dell’unitá d’Italia.” Poi ho continuato a documentarmi.
Franceschiello il re imbelle cugino dei Savoia. Non capì che doveva reagire! Non capì che forse firmando la costituzione avrebbe salvato il suo regno, se stesso, e forse l’Italia.
Non capì. Aveva ventiquattro anni era orfano e re da solo due anni. Timido bigotto con una madre in odore di santità. Complessato suppongo. Persino impotente dicono. Si unì dopo anni di matrimonio con la moglie Sofia. Sorella della principessa Sissi. Si parló di una relazione extraconiugale della regina e di una gravidanza gemellare. Tutto tenuto segreto dalla famiglia di lei presso cui si era rifugiata, e le creature date in adozione.
La regina Sofia!
Lei era fiera e ribelle e voleva che il re si ribellasse all’aggressione.
Il Re lo capì tardi. Troppo tardi. Fuggirono a Gaeta. E poi a Roma e poi al nord…
Francesco II finì i suoi giorni ad Arco di Trento modestamente. Andava al bar a leggere i giornali e molti non sapevano chi fosse. Fabiani mi pare si facesse chiamare.
Non aveva depredato la corona, e disse che il tesoro non gli apparteneva. Ci pensarono gli invasori a depredare. Come tutto il resto.
Un buon uomo molto religioso e imbelle, non adatto a fare il re. Soprattutto non la guerra. Era abbastanza benvoluto dal popolo in ogni caso.
La regina Sofia sorella di Elisabetta (Sissi) era indignata per le titubanze del marito.
Era molto amata dalla gente.
E fu apprezzata anche altrove. Dannunzio la chiamava Aquiletta bavarese. Era sempre presente ad aiutare, era caritatevole e generosa. Curava i malati personalmente. A Gaeta ultimo rifugio, ancora la venerano.
Quando morì re Francesco, Matilde Serao sul Mattino scrisse di lui definendolo “galantuomo e gentiluomo”.
La storia la scrivono i vincitori.
Ci raccontarono che Mazzini Crispi Garibaldi erano fautori di gesta eroiche. Non dissero che
ebbero pure una fortuna sfacciata! E ci fu anche un tradimento dei loro stessi ideali. Garibaldi Mazzini Crispi Bixio avrebbero vagheggiato una repubblica e non un altro regno… quello dei Savoia.
E comunque la storia è andata.
E forse non poteva che andare così. Le contingenze gli opportunismi il caso determinarono gli eventi.
Ma mi chiedo spesso se i Borbone tanto disprezzati avrebbero costretto ancora di più alla fame il popolo, umiliandolo rendendolo vittima della disoccupazione e quindi costretto ad emigrare in massa. Mi chiedo se avremmo avuto la dittatura fascista, il sogno folle delle colonie. E le guerre. Una e poi ancora un’altra.
E forse non poteva che andare così.
E io amo la nostra Italia.
Ma un monumento ai caduti mi fa pensare. Erano operai dell’acciaieria più grande e progredita d’Europa. Le Ferriere Ferdinandee di Mongiana in Calabria. Furono trucidati dai piemontesi mentre li supplicavano di non distruggere la fabbrica. Era la loro vita il lavoro, era la loro sopravvivenza. Ed era apprezzatissima.
Alla torre di Londra sono esposte armi e cannoni provenienti dalle reali acciaierie del regno di Napoli.
Il nostro passato borbonico era ed è degno di conoscenza e rispetto. Il regno delle due Sicilie aveva costruito a Napoli grande come una reggia “l’albergo dei poveri”. Aveva dedicato San Leucio alle seterie: un paese intero per un artigianato raffinato e prestigioso con tutte le infrastrutture più avanzate per l’epoca. Ancora oggi prezioso e unico. Non voglio elencare le regge l’università il San Carlo i musei gli scavi. E non voglio parlare dei posti destinati al popolo dei ricchi nobili. Le ville vesuviane. La Marina. La reggia di Caserta….
Ma voglio citare le leggi per proteggere le corallare di Torre del Greco altrimenti costrette a prostituirsi per sopravvivere alla povertà quando i mariti pescatori non rientravano.
Tutte le strade di Napoli erano progetti Borbonici. Via Cavour, Via dei Mille….
Velocemente ho rammentato qualcosa per suscitare interesse come è successo a me. Allora cerchiamo almeno di conoscere qualcosa in più.
Senza giudicare. Tanto non serve.
Solo per sapere.
Forse non era cosi atroce la vita sotto la monarchia borbonica confrontata alle altre europee e a quello che sopravvenne in seguito soprattutto al sud. C’era povertà nelle classi basse ma non fame e desolazione.
I latifondisti opprimevano i contadini. Stettero meglio dopo?
Basta.
Ora teniamoci la nostra amata tormentata Italia.
Rispettiamola e proteggiamola consapevoli dei sacrifici costati a tanti.
E’ stata un’invasione vergognosa. Un tradimento dopo l’altro. Hanno ucciso gente contadini bambini. Operai delle fabbriche perché si opponevano a… perdere il lavoro. Chiusero le scuole per 15 anni. Li volevano ignoranti per dominarli meglio. Chiusero conventi a centinaia. La religione poteva competere con il potere da imporre. Hanno depredato umiliato e offeso il nostro glorioso e progredito sud. Ancora ne paghiamo l’onta.
Il magnifico idioma parlato dal popolo e a corte, usato dai diplomatici nelle corti europee fu declassato a gergo dialettale, al punto che la gente comune si sentiva inferiore se non comprendeva i… settentrionali.
Ma è stata fatta l’Italia! Un bene un male?
Cerchiamo di esserne fieri senza disconoscere le storie del passato.