Come Isabel, penso che bisogna stare attente, perché è difficile conquistare un diritto ma è facile perderlo
Prima, però, bisogna accettare le differenze sostanziali tra maschile e femminile
Donne dell’anima mia di Isabel Allende (edizione Feltrinelli novembre 2020) l’ho ricevuto per Natale con una bella dedica: A Rosa ed al suo spirito di ribellione.
Mentre lo leggevo, pensavo al lungo periodo della mia vita in cui non avrei mai pensato che questo potesse essere un pregio e non un difetto. Mentre lo leggevo, pensavo allo sguardo meravigliato e preoccupato di mio padre quando facevo qualche osservazione ai suoi no e non riusciva a opporre nessuna ragionevole motivazione. Mentre lo leggevo, mi ritrovavo in Isabel (la chiamerò così come farei con una cara amica) in quel che diceva, com’era già successo con i suoi romanzi. Mi ritrovavo nella sua tenacia, nella sua caparbietà, nella sua umanità, che mai rinnega o rinuncia alla dolcezza e all’accoglienza.
Insomma, mi ritrovavo nella donna che cerca di essere se stessa, a suo rischio e pericolo, di avere un pensiero suo e non meravigliarsi dei risultati, in altre parole i pro e i contro delle sue scelte. Come si chiama tutto questo? Libertà.
“Ogni mattina al mio risveglio, dopo aver salutato Paula, Panchita e gli altri spiriti che mi circondano, quando la stanza è ancora immersa nel buio e nel silenzio, richiamo la mia anima, che sta ancora vagando libera nel mondo dei sogni, e ringrazio per tutto quel che ho, specialmente l’amore, la salute e la scrittura”. (p. 170 Donne dell’anima mia di Isabel Allende– edizione Feltrinelli novembre 2020)
Ecco questa è la libertà, perché “la felicità non è esuberante né chiassosa … è uno stato intimo di benessere che inizia con l’amore verso me stessa. Sono libera”. (cit. p, 169)C’è una semplice verità che sottolinea Isabel “…le donne prima di tutto vogliono amore. Abbiamo qualcosa nel cervello, una specie di tumore, che ci spinge all’amore”. (cit. p. 154)
Le donne nel giro di un secolo hanno cercato riconoscimento sociale della propria identità che non è stato facile raggiungere, mantenendosi dentro contenuti femminili sviliti da un mondo maschilista, cioè senza imitare gli uomini o peggio ancora entrare nei loro giochi di potere, magari come preda di conquista, e pensare che questa sia libertà. Mentre al contrario si diventa strumento di conferma per rafforzare il maschile e assorbire le colpe delle loro insicurezze. Le donne insieme fanno paura ai maschi, rompono proprio quei giochi e portano metodi diversi, “le donne hanno bisogno di essere connesse tra loro”, hanno una loro cultura, un modello di vita, “la guerra è la massima manifestazione del maschilismo … lo stupro è un’arma di guerra” (cit. p. 121, 124) “il femminismo si fonda sull’assunto di base che le donne sono persone, come disse Virginia Woolf. Per secoli si è dubitato dell’eventualità che le donne avessero un’anima”.
È così poco tempo che le donne hanno conquistato diritti fondamentali: il voto (in Italia nel 1946), diritto di proprietà (in Italia con l’articolo costituzionale 42), il diritto di famiglia (in Italia soltanto nel 1976), diritto all’aborto (in Italia con la 194 nel 1978). Ma “in molte parti del mondo le donne vengono ancora vendute come vendute, comprate e scambiate come merce” (cit. p. 117)
Ho recentemente ritrovato nella vecchia casa dei miei genitori il contratto di fidanzamento della mia bisnonna Maddalena, stilato davanti a un notaio, lei non aveva “parola” era rappresentata dal padre ed era affidata insieme alle altre proprietà al marito, era il 1891.
Quando l’ho mostrato alle mie figlie, l’hanno liquidato con una semplice frase: che schifo sembra lo scambio di una mucca o un maiale. Eppure come Isabel, penso che bisogna stare attente, perché è difficile conquistare un diritto ma è facile perderlo.
La libertà delle donne non è solo una conquista, per così dire, esterna, ma interna, coinvolge scelte comportamentali intime che differenziano il genere o come dicono oggi gender.
Prima, però, bisogna accettare le differenze sostanziali tra maschile e femminile, per un lungo periodo (non so quanto consapevolmente) si è pensato che fare come loro significasse essere libere,invece no, pensiamo alla cosa più banale che ci distingue: “Davanti a una minaccia, la reazione maschile è la fuga o il combattimento: adrenalina e testosterone. Davanti a una minaccia la reazione femminile è formare un cerchio per mettere i piccoli al centro: ossitocina e estrogeni. L’ossitocina è l’ormone che spinge a unirci …” (cit. p. 109) è un vantaggio non un difetto,lo fanno tutti i mammiferi femmine, e da qui deve partire il nuovo secolo.
Spero anch’io, come Isabel, che in questo momento così drammatico prevalga il gender femminile non più occupato a conquistare ma a realizzare modelli di vita nuovi.
Isabel Allende è nata a Lima, in Perù, nel 1942, ma è vissuta in Cile fino al 1973 lavorando come giornalista. Dopo il golpe di Pinochet si è stabilita in Venezuela e, successivamente, negli Stati Uniti. Con il suo primo romanzo, La casa degli spiriti del 1982 (Feltrinelli, 1983), si è subito affermata come una delle voci più importanti della narrativa contemporanea in lingua spagnola. Hanno seguito: D’amore e ombra (1985), Eva Luna (1988), Eva Luna racconta (1990), Il Piano infinito (1992), Paula (1995), Afrodita. Racconti, ricette e altri afrodisiaci (1998), La figlia della fortuna (1999), Ritratto in seppia (2001), La città delle Bestie (2002), Il mio paese inventato (2003), Il Regno del Drago d’oro (2003), La Foresta dei pigmei (2004), Zorro. L’inizio di una leggenda (2005), Inés dell’anima mia (2006), La somma dei giorni (2008), L’isola sotto il mare (2009), Il quaderno di Maya (2011), Le avventure di Aquila e Giaguaro (2012), Amore (2013), Il gioco di Ripper (2013), L’amante giapponese (2015), Oltre l’inverno (2017), Lungo petalo di mare (2019), Donne dell’anima mia (2020).