Probabilmente avrete notato che, da qualche tempo, i nuovi aggiornamenti di programmi Microsoft come Outlook e Teams propongono risposte cc.dd. suggerite ai messaggi ricevuti del tipo “ok”, “grazie”, “a domani”.
Queste funzionalità consentono di rispondere rapidamente ai tanti messaggi che ogni giorno, per lavoro o per altri motivi, riceviamo sui nostri devices. A noi, basta solo cliccare su una delle possibili risposte alternative – di solito ce ne sono tre – e poi possiamo anche dimenticarci del messaggio ricevuto e della risposta inviata.
È uno dei modi con cui l’Intelligenza artificiale è entrata di fatto nelle nostre vite senza neanche presentarsi alla porta e chiedere il permesso. È una impostazione predefinita, l’utente se la ritrova senza averla effettivamente scelta.
L’azienda sviluppatrice parla di “conversazioni semplificate” ma sono davvero conversazioni?
In una realtà dove già ascoltare è una opzione che difficilmente riusciamo a concedere al nostro interlocutore, anche degnarlo di una risposta personalizzata diventa un di più. E allora via, con la risposta suggerita. Per ipotesi, potrei anche non aver letto il messaggio, tanto l’ha fatto il software per me e una delle risposte prodotte andrà bene comunque, mentre io continuerò nelle mie faccende. È la condanna definitiva del dialogo all’oblio.
Il nostro linguaggio, già di fatto impoverito (basti pensare che delle oltre 427.000 parole, il c.d. lessico di base ne prevede solo 6.500 – fonte Treccani), rischia così di diventare addirittura standardizzato. Forse, chissà, così ci toglieremo il pensiero del linguaggio inclusivo, tanto non dipende da noi.
Ironia a parte, la parola, scritta o parlata, il linguaggio, fa dell’uomo, un animale diverso dagli altri, capace di esprimere, a parole appunto, la sua essenza. Già Aristotele definiva l’uomo “zoon logon echon” (animale dotato di ragione e di parola) da esercitare nella polis. E così passando per la religione cristiana, dove Dio, il Verbo, concesse all’uomo il dono del linguaggio, fino a Chomsky, secondo cui il linguaggio umano è un unicum, ovunque in letteratura, filosofia, linguistica, al linguaggio è riconosciuto un ruolo fondamentale nel definire l’uomo.
Se ci svuotiamo di questa nostra facoltà straordinaria, cosa ci distinguerà dagli animali o – peggio – dalle macchine?
Forse sarebbe meglio allora, ridurre il numero di spesso inutili email e messaggi che ogni giorno riceviamo, per dedicare tempo e parole a risposte pensate da noi.