Il programma trasmesso su Rai1 il sabato in prima serata, dal titolo “Ballando con le stelle”, condotto da Milly Carlucci, spalleggiata da Paolo Belli, è la tipica fiera della vanità della nostra prima Rete Tv pubblica nazionale, che si diletta a offrire ai paganti telespettatori cose futili.
Sarebbe preferibile che essi fossero chiamati a riflettere su cose di un livello un tantino superiore per non imbambolarsi con visioni di balletti, lustrini e fasci di luce.
E’ ovvio che se qualcuno si appassiona a tali futilità molto probabilmente è perché esse rispecchiano la sua vita, ma ci rifiutiamo di credere che la maggioranza degli italiani sia ridotta in tali condizioni.
Una presentatrice, un coadiutore, sei giudici (probabilmente gli unici a fare veramente spettacolo, per le polemiche che fanno e alimentano), e una miriade di attori, musicisti eccetera che si esibiscono come ballerini, istruiti da ballerini veri, per uno spettacolo che va avanti per settimane: questo è quello che passa RA1 il sabato sera.
Vista la considerazione che abbiamo di tale “splendida” (almeno per le luci) trasmissione, certamente non ne avremmo parlato, se non fossimo stati attratti dalla vicenda del noto attore romano Enrico Montesano, da tempo bastian contrario in tante vicende, dalla posizione di intransigente no-vax in avanti.
Ricordiamo piacevolmente Enrico Montesano quale brillante interprete di tanti film di successo, cabarettista, attore di teatro, presentatore, comico e imitatore.
Montesano, partecipando alla trasmissione della Carlucci, si è esibito, durante le prove, con una maglietta nera sul retro della quale era impressa la frase “memento audere semper” che, tradotta in lingua nostrana, suona “ricordati di essere sempre audace” o giù di lì: dal che MAS.
MAS, quindi, è un acronimo che però significa più cose.
Potere di una maglietta in un programma televisivo: inconsapevolmente il comico Montesano ha suscitato il vespaio ed è stato poi estromesso dal programma.
Molti si sono sentiti disturbati: presi dal ritorno della memoria storica, hanno associato quel motto alle vecchie e tragiche vicende storiche che riportano al fascismo, al nazismo ed agli orrori del secolo scorso.
L’acronimo era stato coniato da Gabriele D’Annunzio, ed è stato attribuito ad una varietà di oggetti, riferimenti e circostanze, dai sommergibili per la caccia dei natanti nemici, fino al movimento guidato dal principe Junio Valerio Borghese, che ha avuto risvolti golpisti fino agli anni ’60 dello scorso secolo.
Per la Marina Militare M.A.S, significa Motoscafo Armato Silurante.
Purtroppo l’acronimo, oltre a far tornare alla memoria gesti valorosi di D’Annunzio e di molti militari italiani, ricorda pure le famigerate azioni compiute dalla X^MAS, composta da varie formazioni prima patriottiche, poi squadriste, poi golpiste, che hanno attraversato la nostra storia recente, dalla prima guerra mondiale alla seconda metà dello scorso secolo.
La verità storica sulla X^MAS, è che essa non rappresentava un’associazione di Boy-Scout, ma una delle milizie più feroci della Repubblica Sociale Italiana che Benito Mussolini fondò a Salò dopo che il Re lo aveva estromesso dal governo del paese; la Repubblica di Salò fu sempre alleata dei nazisti, e anche dei fascisti che compirono stragi con centinaia di morti.
Lo spiega lo storico Nicola Labanca in una intervista rilasciata a Famiglia Cristiana, che di seguito riassumiamo.
Lo storico Nicola Labanca, è docente dell’Università di Siena, autore di numerosi saggi storici e direttore della rivista di studi storici “Italia Contemporanea”.
Lo storico introduce il suo discorso precisando che non entra nella questione della maglietta di Montesano, divenuta l’occasione per un discorso di carattere generale: quando non si conosce o si banalizza un passato tragico, orrendo e violento, si commette comunque un pasticcio, non una goliardata.
Le banalizzazioni sono drammatiche, come è terribile e allarmante che la società civile di fronte a queste manifestazioni di ignoranza non reagisca adeguatamente.
Cerchiamo di spiegare cosa si intende per MAS, fino a giungere alla “X^MAS”.
Di incursori o reparti simili è piena la storia. Già nella Prima guerra mondiale, dal 1915, esistevano i MAS, acronimo di Motobarca Armata Svan.
Su questo acronimo Gabriele D’Annunzio si inventò altre sigle, come Memento Audere Semper, (ricordati di osare sempre), o Motum Arma Spes, (la speranza arma il movimento).
I reparti militari col tempo diventarono Motoscafi Armati Siluranti: il fascismo e la X^Mas fin qui non c’entrano niente, verranno dopo.
Nel 1918, prima della presa del potere da parte di Mussolini, ci fu la “Beffa di Buccari di D’Annunzio”: nella notte tra il 10 e l’11 febbraio alcuni MAS italiani affondarono navi dell’Impero Austro-Ungarico nella Baia di Buccari, che oggi appartiene alla Croazia.
Le motosiluranti entrarono nella Baia e presero di mira tre navi militari e una passeggeri, ma una solo fu colpita; l’azione non ebbe concreto risultato bellico, ma una enorme risonanza propagandistica per la nostra Marina militare anche per la presenza di D’Annunzio su uno dei mezzi di assalto.
Ma già in precedenza, nel dicembre 2017, una analoga azione era stata compiuta nel porto di Trieste, dove venne affondata, sempre dalle motosiluranti italiane, la corazzata Austro-Ungarica Wien; a seguito di ciò l’esercito nemico decise di rafforzare le difese della Baia di Buccari, il che non impedì l’azione successiva della nostra Marina.
Benché si fosse trattato di un episodio bellico sostanzialmente irrilevante dal punto di vista militare, ebbe l’effetto di risollevare il morale dell’Italia, dopo la grave sconfitta di Caporetto.
Questi micidiali strumenti continuarono a essere adoperati nel Ventennio ed ebbero grande importanza.
L’Italia fascista non aveva la capacità economica per armare una grande Marina in grado di competere con Francia e Inghilterra, e così si servì di questi piccoli navigli guidati da marinai coraggiosi.
Con l’avvento del Duce i MAS acquistarono un grande rilievo propagandistico e militare in quanto erano navigli insidiosi e devastanti, e diedero filo da torcere alle Marine britannica e francese che spadroneggiavano nel Mediterraneo.
Già dal 1935, anno della guerra d’Etiopia, i MAS si mossero nel Mediterraneo contrastando la flotta inglese; nella Seconda guerra mondiale furono altrettanto presenti.
Però, secondo lo storico, non bisogna confondere i MAS della guerra fascista 1940-43 con quelli del periodo post armistizio dell’8 settembre; questa à una data importante perché, immediatamente dopo, Junio Valerio Borghese, comandante della X^MAS, si offrì ai tedeschi occupanti, che lo accettarono perché quei fanti di marina un po’ guasconi, che vogliono rappresentare il vecchio onore militare, potevano, secondo i tedeschi, tornare utili.
C’è chi ha sostenuto che Borghese fosse più interessato a combattere per ripristinare l’onore perduto del Regio Esercito che a collaborare con i tedeschi; sembra pure che, prima di entrare nelle forze della Repubblica sociale durante la guerra civile, si fosse alleato, o volesse allearsi, con le forze anglo-americane.
Queste dicerie vengono decisamente smentite dallo storico Labanca, secondo il quale Borghese passò immediatamente con i tedeschi prima ancora che con la Repubblica sociale.
Junio Valerio Borghese è una figura carismatica, perché vuole differenziarsi dalla tradizione delle forze armate regie.
Ad esempio, tutti coloro che appartenevano ai gruppi MAS, dopo l’8 settembre portavano la stessa divisa, ufficiali e soldati semplici mangiavano alla stessa mensa, si salutavano militarmente in modo differente rispetto alla tradizione militare: il militare che incontrava un ufficiale lo salutava declamando: “Decima, Comandante!” e il comandante rispondeva “Decima, Marinaio!”: forme molto dannunziane.
Borghese passò immediatamente con i tedeschi, destando anche qualche preoccupazione nel Maresciallo Graziani, Ministro della guerra: quando si instaurò la Repubblica sociale, Graziani ebbe il timore che Borghese volesse costituire una sua forza armata a parte. Immediatamente si instaurò una frizione tra il comandante e il suo ministro della difesa. Borghese a gennaio del 1944 finì addirittura in galera per 10 giorni per questa frizione.
Se entrambi operavano in un’ottica di alleanza con i nazisti, perché ci fu questo contrasto?
Perché Graziani voleva costituire l’esercito della Repubblica sociale e temeva che Borghese restasse asservito ai tedeschi. In fondo né Mussolini né Graziani controllavano più le forze armate della RSI, un pulviscolo di reparti e gruppi difficilmente gestibili, come le Brigate nere.
All’interno di questa dispersione c’era il reparto X^MAS che all’inizio era poca cosa.
A Borghese dopo l’8 settembre era rimasto un quarto degli uomini. Erano rimasti soprattutto ufficiali, quadri, meno soldati. Da settembre fino al gennaio 1944 Borghese ampliò la propria struttura trasformandola rispetto a quella precedente.
Quindi l’8 settembre è lo spartiacque tra una MAS, fino ad allora inquadrata nel Regio Esercito, che si trasformò in una feroce X^MAS, milizia al servizio dei nazisti: prima era stata una pattuglia di audaci e sprezzanti incursori e sommozzatori, dopo diventò una forza armata terrestre che combatteva contro i Partigiani.
Alcuni storici sostengono che Borghese e la Decima, fino ad allora intenti a difendere l’onore della Patria, iniziarono a combattere e a perseguire i partigiani, perché provocati dai loro attentati.
Secondo lo storico questo è falso; furono i nazi-fascisti iniziare a rastrellare, a deportare e uccidere i civili; non si deve dimenticare che il 16 ottobre del 1943 a Roma iniziarono i rastrellamenti di ebrei.
La X^MAS si macchiò di episodi atroci e di crimini di guerra, come dimostra l’esposizione del corpo del partigiano garibaldino di 22 anni Ferruccio Nazionale, nella piazza del Municipio di Ivrea, la cui foto è tra quelle che vengono corredano questo articolo.
Durante le torture gli uomini della Flottiglia X^MAS marchiavano o incidevano sul petto degli sventurati la “X” della Decima; agli alberi delle strade pendevano i corpi di partigiani con una cartello al collo: “E’ passata la Decima”; quindi nel maggio del 1944 gli appartenenti alla Decima non erano più audaci incursori, ma un’accolita di neofascisti e “volontari per forza”.
A proposito di “volontari” c’è la testimonianza di una lettera che un giovane militare della RSI inviò ai familiari: “Qui si dicono tutti volontari, ma sono volontari per forza”.
Cambiò anche il nome della milizia in: “Divisione Decima, in lettere non più in numero romano.
Dal maggio 1944, quindi, perse ogni carattere marinaio e diventò una forza che i tedeschi usavano come supporto alla guerra partigiana. Alcuni reparti vennero utilizzati a combattere sul fronte di Anzio della linea Gotica: furono alcuni dei pochi reparti di italiani che i tedeschi si portarono in prima linea, perché degli altri non si fidavano.
La “Decima” si macchiò di crimini e i tedeschi erano molto soddisfatti di avere a disposizione tale squadra pronta a fare la guerra ai partigiani.
Esiste una documentazione delle stragi nazi-fasciste dalla quale si calcola che almeno 300 italiani siano morti in operazioni in cui sono coinvolti reparti della Decima, ma il numero di quelli effettivi non è mai stato definitivamente calcolato.
Lo storico conclude che, così come Graziani non controllava le forze armate della RSI, nemmeno Borghese controllava i vari reggimenti e battaglioni della Decima.
Altre zone di operazione della Decima sono verso Gorizia, sul fronte orientale, contro le forze armate della resistenza di Tito, poi tra Vicenza e Treviso e negli ultimi mesi sulla Linea Gotica, nel tentativo vano di arginare gli Alleati.
Poi tutti venne travolto dall’avanzata delle forze alleate.
Dal maggio 1944 all’aprile 1945 i reparti della Decima, come tutti i reparti della RSI, persero uomini anche per le continue diserzioni.
Se si dovesse riassumere questa storia, in relazione a Junio Valerio Borghese, si dovrebbero mettere in discussione molti dei meriti attribuitigli, il Borghese della guerra e del nazi-fascismo, e non quello che dopo diventerà un dirigente del Msi, quello che organizzò il tentato golpe del dicembre 1970 e che poi scappò in Spagna.
Borghese è stato presentato come non politico e solo militare, ma non è così: la scelta fatta dopo l’8 settembre fu altamente politica.
Borghese è stato definito autonomo, ma era forse autonomo da Graziani, non certo dai tedeschi.
L’onore dell’Italia lo proclamava nei motti dei suoi reparti, ma dove quest’onore effettivamente fosse nelle operazioni dall’8 settembre 1943 in poi e in particolare dal maggio 1944, è molto dubbio.
Ma guarda un po’ a cosa ci ha portato la maglietta nera di un attore in un programma di balletti!