La storia del Migliaccio napoletano, dolce medievale in origine con il sangue di maiale
Le origini del migliaccio affondano nel Medioevo. La prima ricetta risalirebbe intorno all’anno 1000 e, probabilmente, è
Il Migliaccio è uno dei dolci più antichi della tradizione pasticcera napoletana. Il suo nome deriva dall’ingrediente principale con cui si realizza: il miglio.
La ricetta di questo antico dolce fieramente popolare e casalingo viene tramandata di generazione in generazione e oggi questo dolce, dal sapore delicato, è il re del Carnevale insieme alle chiacchiere e al sanguinaccio.
Le origini del migliaccio affondano nel Medioevo. La prima ricetta risalirebbe intorno all’anno 1000 e, probabilmente, è stata inventata da qualche contadina. Il nome deriva dalla parola miliaccium , che indicava il pane a base di miglio che costituiva uno degli ingredienti del migliaccio. Il miglio veniva coltivato nelle campagne della Campania Felix. Giunto in Italia con gli antichi greci, largamente utilizzato anche dai romani, era uno degli ingredienti principali dell’alimentazione medioevale, essendo considerato un sostituto della carne nei periodi di astinenza prescritti dalla Chiesa.
Altro ingrediente necessario per la preparazione del dolce era il sangue di maiale, un alimento altamente nutriente e corroborante in grado di sostenere le fatiche di chi lavorava in campagna. La ricetta fu cambiata per volontà della Chiesa cattolica e della borghesia che ritenevano l’utilizzo in cucina del sangue di maiale un retaggio delle tradizioni pagane. Ci volle molto tempo affinchè questo divieto venisse accettato nella cucina contadina del Regno di Napoli e il sangue sopravvisse per molto tempo nelle versioni “ufficiose” del migliaccio, a volte affiancato dal cioccolato, altre sostituito dai cigoli di maiale.
Soltanto verso la fine del ‘700 la ricetta tradizionale venne modificata e il sangue venne sostituito da zucchero, cannella, farina e uova, e la semola prese il posto della farina di miglio a cui veniva aggiunto lo strutto, oggi sostituito dal burro, e la ricotta.
La tradizione vuole che il migliaccio sia alto e che venga cotto in un tegame di rame o in alternativa in alluminio, per essere consumato il martedì o il giovedì grasso.