La Pasquetta: origine e tradizioni del Lunedì in Albis
Lo Stato italiano ha inserito la Pasquetta in calendario nel dopoguerra per allungare le feste pasquali
Il Lunedì in albis, familiarmente detto anche Pasquetta, ricorda l’apparizione dell’Angelo alle donne giunte al sepolcro di Cristo. Prende il suo nome dalle vesti bianche indossate per il battesimo che in passato era amministrato proprio in questi giorni. Questa giornata è festiva non per la Chiesa ma solo per lo Stato italiano, che lo ha inserito in calendario nel dopoguerra per allungare le feste pasquali, ed è chiamata popolarmente Pasquetta.
Il Lunedì in Albis è dedicato alle gite fuori porta in compagnia di parenti ed amici facendo insieme una scampagnata, un pic-nic sull’erba e attività all’aperto. Per i campani è l’occasione per sfoggiare i fiori all’occhiello dell’arte culinaria napoletana: dal tortano alla pastiera, fino al famoso casatiello, è il festival della golosità in questo periodo. A Pasquetta a tavola non si fanno mancare nulla, cosi come vuole la tradizione: salumi, soppressate, carciofi arrostiti, torte rustiche (le famose pizze chiene con uova, pancetta, pepe, pecorino e cicoli) e frittate di maccheroni (rustica o dolce, con lo zucchero e la cannella). Da bere scelgono i vini locali, per il dolce l’immancabile pastiera detta anche “pizza di grano”, tradizione pasquale della cucina campana e l’uovo di cioccolata per i bambini (e non solo!).
Ma la tradizione del Lunedì in Albis in Campania non si esaurisce solo a tavola. E’ questo il periodo in cui si sente sempre più diffusamente, nei vari territori della regione, il suono delle tammorre. Legate al mondo contadino, al culto femminile della Terra Madre, all’arrivo della primavera, vengono associate alla devozione alla Madonna, o meglio, alle Madonne. La Madonna dell’Avvocata, di Briano, di Castello, di Bagni, di Montevergine, dell’Arco e delle Galline sono alcune di quelle a cui, per dedizione e per rito propiziatorio, si dedicano le tammorriate.
Suonare la tammorra era uno dei pochi spassi che avevano i contadini, che anche in ristrettezze economichepotevano costruirsi un tamburo. Fino a trent’anni fa il tamburo lo suonavano quasi esclusivamente le donne.
Il percorso tra le tammorriate, inizia il lunedì in albis a Sant’Anastasia, dove si celebra la festa della Madonna dell’Arco; la festa poi si sposta nel pomeriggio a Terzigno; martedì, invece, a Castellammare, sul Monte Coppola, e a Nocera Superiore, sul monte Albino. La domenica dopo Pasqua, invece, grande la festa a Pagani con la Madonna delle Galline, chiamata così perché il suo quadro venne trovato proprio da alcune galline razzolando.
Non è un caso che le feste si svolgano nei pressi di santuari dedicati a una Madonna. Probabilmente questi luogo di culto sono sorti dove c’erano antichi templi pagani dedicati al mondo femminile, in cui questi riti ancestrali erano presenti da secoli.Come altri culti rurali quello della tammurriata è la continuazione di una religiosità lontana nei tempi, un sapere custodito fra i campi e tramandato da contadini e pastori: una tradizione che muta nelle forme esteriori ma resta sempre fedele a se stessa nella sostanza.