L’Italia ha quasi la metà dell’estensione territoriale della Svezia ed ha nove volte la densità di popolazione di quest’ultima.
Un rapporto che pone agli antipodi i due Paesi e che evidenzia una serie di differenze, anche sociologiche.
È un po’ come se 4-5 persone vivessero in un monolocale. Un inferno. D’altra parte, è come se una persona sola vivesse nella villa di Arcore. Deprimente.
Ma soffermiamoci sul primo caso: l’alta densità di popolazione. Il rapporto tra i due Paesi servirà per introdurre l’argomento.
Nel 1968 l’etologo John Bumpass Calhoun avviò un esperimento chiamato “fogna del comportamento”.
All’interno di uno spazio delimitato allevò una famigliola di topi fornendo loro cibo ed acqua a sufficienza. Questa crebbe divenendo una colonia sempre più numerosa. I rifornimenti alimentari non mancavano ma lo spazio, con la crescita della colonia, diveniva sempre più angusto.
L’affollamento sgretolò le gerarchie, i ruoli sociali all’interno della colonia erano inferiori al numero spropositato di topi e, per questo, i comportamenti divennero man mano sempre più distruttivi.
I maschi, impossibilitati nella difesa del territorio, aggredivano femmine e piccoli, divennero pansessuali e crebbero i casi di cannibalismo sebbene, come detto, il cibo non mancasse. Le femmine, invece, abbandonavano la prole al loro destino portando la mortalità infantile al 96%.
Il collasso era cominciato. La popolazione di topi diminuì fino al numero iniziale ma, nonostante ciò, i ruoli sociali non si ricomposero. L’ordine gerarchico apparve irrimediabilmente sgretolato e nei topi rimasti non si riaccese alcun istinto di sopravvivenza. La sfiducia sociale disgregò qualsiasi volontà di riproduzione fino alla totale estinzione dei roditori.
L’esperimento terminò nel 1973 – con la morte dell’ultimo topo – e Calhoun giunse alla conclusione che un aumento della popolazione, tale da soverchiare i ruoli sociali, disintegra la società in modo insanabile pur disponendo di illimitate risorse e che la morte sociale anticipa la morte fisica.
In quegli anni l’opinione pubblica parve allarmata dalla folla incontrollata, una sorta di isterismo da “gomito a gomito”. Non a caso venne coniata l’espressione “The population bomb”.