scritto da Nino Maiorino - 01 Maggio 2022 09:08

La Campania e i “tetti di spesa”

foto Angelo Tortorella

Le diavolerie di De Luca per la sanità campana

Non sappiamo se la sanità nella nostra regione è stata effettivamente risanata, come asserisce il sempre più arrabbiato Governatore De Luca.

Abbiamo cercato di fare una indagine in proposito, ma non abbiamo trovato dati totalmente attendibili.

La burocrazia italiana ha influenzato anche l’informatica, che grazie alle grandi memorie del web, di dati ne riporta a iosa, quindi non servono a nulla: troppe notizie equivalgono a nessuna notizia, il proliferare di informazioni può dire tutto e il contrario di tutto: è fuori dubbio che la chiarezza non è il nostro forte.

Sembra banale una considerazione: un settore importante e costoso come quello della sanità, se lo si vuole analizzare correttamente sotto il profilo finanziario, andrebbe rapportato a un dato certo, come ad esempio il Pil, generale e pro-capite, altrimenti non ha nessun senso.

L’esame storico dei dati, dal quale si possono certamente rilevare le percentuali di incremento o di decremento della spesa in un determinato periodo, non indica gran che in quanto una riduzione o un aumento è legato alle condizioni sanitarie di un determinato periodo, evento e località, come ad esempio, alla pandemia che da oltre due anni ci sta affliggendo e che indubbiamente potrebbe aver comportato un aumento della spesa sanitaria.

Comunque, sulla base dei dati raccolti, abbiamo confrontato la spesa sanitaria degli anni dal 2002 al 2022 nella nostra regione con quella del paese, giungendo ai seguenti risultati.

 

ANNI CAMPANIA % DI INCR. ITALIA % DI INCR.    
2002 7.552,00   78.977,00      
2003 7.780,00 103,02 81.705,00 103,45    
2004 8.751,00 112,48 89.884,00 110,01    
2005 9.653,00 110,31 96.136,00 106,96    
2006 9.203,00 95,34 98.948,00 102,93    
2007 9.694,00 105,34 102.984,00 104,08    
2008 10.005,00 103,21 106.399,00 103,32    
2009 10.142,00 101,37 109.410,00 102,83    
2010 9.996,00 98,56 110.574,00 101,06    
2011 9.819,00 98,23 110.414,00 99,86    
2012 9.711,00 98,90 110.437,00 100,02    
2013 9.580,00 98,65 109.483,00 99,14    
2014 9.795,00 102,24 110.812,00 101,21    
2015 9.903,00 101,10 111.186,00 100,34    
2016 9.218,00 93,08 111.186,00 100,00 ???  
2017 10.367,00 112,46 112.185,00 100,90    
2018 10.217,00 98,55 114.318,00 101,90    
2019 11.067,00 108,32 115.710,00 101,22    
2020 17.301,00 156,33 123.474,00 106,71    
2021 17.244,00 99,67 127.138,00 102,97    
??? dato non attendibile

 

Il confronto tra l’incremento/decremento della spesa sanitaria in Campania e quella del paese non dà alcuna indicazione efficace: ad esempio non si spiega come, nel 2020 rispetto al 2019, la spesa in Campania sia aumentata del 56,33%, quella nazionale dell’1,22%: quale dei due dati è sbagliato?

Qualcuno si chiederà, a questo punto, perché ci siamo presi la briga di rilevare tutti quei dati (e assicuriamo che non è stata una impresa facile), la nostra risposta è che il nostro impegno constante è quello di dare ai lettori la informazione più completa possibile.

Ma tutto ciò non ci esime dal prendere atto di altre considerazioni che, nel caso della Campania, ci lasciano alquanto perplessi.

Da qualche anno in Campania, gestione De Luca, a settembre si stava verificando uno strano fenomeno, vale a dire che negli ultimi mesi dell’anno, se qualche cittadino aveva bisogno di sottoporsi ad una prestazione ambulatoriale presso una struttura privata (analisi di sangue/urine, radiografia, accertamenti di genetica, Tac, Rm, Pet, Scintigrafia, Gastroscpia, ecc.) se la doveva pagare.

E se al laboratorio si chiedeva il motivo, la risposta era sempre la stessa: “la Regione ha bloccato i finanziamenti perché ha superato i tetti di spesa”.

Ecco l’arcano, i “tetti di spesa”: una denominazione che si identifica con le soglie massime di risorse che la Regione concede ogni anno ai centri privati-accreditati.

Il che stava a significare che, avendo la Regione esaurito il plafond destinato alla sanità privata, negli ultimi tre o quattro mesi chi aveva urgenza di fare un accertamento lo doveva pagare di tasca propria, oppure doveva rivolgersi ad una struttura pubblica, Asl, Aziende universitarie, eccetera, oppure doveva rinviarlo all’anno successivo.

Era chiaro, quindi, che la Regione, esaurito il famoso plafond, cercava di dirottare i pazienti verso la sanità pubblica, ovviamente con i disagi che ciò comporta.

Non conosciamo la realtà delle altre località campane, noi cavesi e salernitani siamo in parte avvantaggiati da un accettabile funzionamento dell’Asl provinciale, alla quale si accompagna un pure accettabile funzionamento dell’Azienda Universitaria Ruggi d’Aragona (che, come noto, raggruppa l’Ospedale San Leonardo, l’Ospedale Da Procida, l’Ospedale Fucito di Mercato San Severino, l’Ospedale Santa Maria dell’Olmo di Cava e il Presidio ospedaliero di Castiglione di Ravello.

Quindi, alla fine non c’era un grande disagio, e se qualcuno non voleva avvalersi della sanità pubblica e voleva pagare la prestazione privata, questo stava a significare che la prestazione non era urgente e poteva anche di attendere qualche mese.

In conclusione i pazienti campani avevano otto o nove mesi durante i quali tutto scorreva liscio, i tre o quattro mesi durante i quali dovevano sopportare qualche sofferenza, economica o di salute.

Ma da quest’anno qualcosa è cambiato pure nel “tetto di spesa”, il quale da annuale è divenuto mensile.

Cioè la Regione sospende i finanziamenti alle strutture private convenzionate non più a settembre/ottobre, ma dopo le prime due settimane di ogni mese.

Talché se un paziente ha necessità il 20 del mese di fare una radiografia ed è abituato a rivolgersi al centro radiologico privato, o rinvia al mese successivo o se la paga di tasca propria; e questo vale per tutte le altre prestazioni.

E se la cosa fosse finalizzata a trasferire sulla sanità pubblica queste prestazioni, “transeat”, sarebbe un disegno politico comprensibile.

Il problema, purò, è duplice: da un lato le strutture pubbliche non sono in condizione di soddisfare le richieste in tempi accettabili (altrimenti non ci sarebbe stato il proliferare di quelle private, che sopperiscono alle carenze di quello pubblico per oltre il 70%), dall’altro sembra che pure la richiesta alle strutture pubbliche venga bloccata nelle ultime due settimane del mese, sempre per i male/benedetti “tetti di spesa” di De Luca.

Il meccanismo di rimborso venne concepito all’inizio degli anni ’90 (legge 502 del 92) ed è sempre lo stesso; ogni struttura (laboratorio, ambulatorio, istituto diagnostico e via dicendo) poteva contare su un fondo assegnato che prevedeva l’erogazione di un determinato numero di prestazioni.

Il fondo aveva una durata di 12 mesi, ma storicamente a settembre si è sempre esaurito lasciando i pazienti privi di assistenza per i tre mesi successivi.

Oggi, pur con gli stessi (obsoleti e insufficienti) parametri di assegnazione, le risorse vengono distribuite (è scritto nel decreto legge regionale 599 di dicembre 2021) non più alle cosiddette macro-aree (branche specialistiche) ma alle singole strutture private accreditate, e mese per mese.

Significa che ognuna riceve una determinata quota e che quando si sarà esaurita, non potrà più garantire prestazioni in convenzione.

E oggi questo accade, non più a settembre-ottobre, ma alla fine dei primi 15 giorni.

Il reportage di un importante giornale nazionale di qualche giorno addietro fa presente che, nonostante le difficoltà evidenziate, il Governatore De Luca avrebbe intenzione di costruire un nuovo mega-ospedale Santobolo, con una spesa di diverse centinaia di milioni di Euro. A noi risulta anche che uno dei suoi sogni è la costruzione di una nuova struttura ospedaliera a Salerno, un nuovo San Leonardo che duplichi quello attuale, che non è ben chiaro se sia una struttura ospedaliera oppure un ospedale universitario che, al pari del secondo Policlinico napoletano dei Colli Aminei, sia orientato esclusivamente alla ricerca.

Indubbiamente si parla di investimenti miliardari che mal si conciliano con le ristrettezze della sanità campana, per questo motivo molte sono le perplessità: da un lato si risparmia sulle prestazioni quotidiane, dall’altro di prevedono budget miliardari per nuovi ospedali.

Ovviamente a tutto questo il Governatore De Luca risponde attaccando a testa bassa, com’è suo costume, ma trova pane per i suoi denti in quanto gli si contrappongono personaggi istituzionali che non sono da meno, uno fra tutti Vincenzo D’Anna, Presidente dell’Ordine dei Biologi campani che ha definito “fantasiose e suggestive” le dichiarazioni del presidente della Campania, circa presunte minacce “da non meglio precisate persone o strutture” e l’intenzione di “inviare, presso quelle stesse strutture, l’Arma dei carabinieri”.

E ha addirittura minacciato che “Al fine di favorire l’accertamento della fondatezza di tali gravi e lesive affermazioni sotto il profilo deontologico e professionale, ho dato mandato ai legali dell’ONB di preparare esposti affinché si accerti chi sarebbe stato minacciato e chi dovrebbe essere soggetto alle reprimende del presidente della giunta regionale.

Insomma, mentre i “poteri forti” bisticciano, si minacciano, pensano di adire le vie legali, i pazienti penano per ricevere una assistenza sanitaria adeguata, soffrono per malattie che non possono curare adeguatamente e con tempestività; e magari muoiono.

Qualcuno, alla fine, dovrà rendere conto, sperando che non avvenga troppo tardi.

 

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.