scritto da Nino Maiorino - 01 Novembre 2024 07:11

La cambiale, questa sconosciuta

foto Angelo Tortorella

Nel 1959 Camillo Mastrocinque, talentuoso regista cinematografico capitolino, autore di oltre 70 filmati cinematografici e televisivi, diresse “La cambiale”, una farsa che fa parte di una serie di episodi interpretati da un cast di attori molto noti, tra i quali Totò, Peppino De Filippo, Erminio Macario, Luigi Pavese, Aroldo Tieri, Vittorio Gassman, Lia Zoppelli, Sylva Koscina, Paolo Ferrari, Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello; era una farsa che non aveva particolari intenti artistici, concepita solo per il divertimento degli spettatori.

Non è di questa farsa che vogliamo parlare, ma piuttosto del simbolo di un’epoca che contrassegnò il boom economico del dopoguerra, quando il popolo italiano, raggiunta una certa stabilità economica, si spinse ad acquistare tutto ciò che poteva contribuire al benessere familiare.

Uno dei simboli di quell’epoca è stata proprio la cambiale, che consentì alla popolazione di non privarsi delle prime comodità che le venivano concesse, dalla casa agli elettrodomestici.

Chi scrive ha vissuto intensamente quel periodo, anche per motivi professionali, venendo in contatto con migliaia di tali titoli di credito, che tanti venditori portavano in banca per scontarli e ricavarne subito il “netto ricavo”, vale a dire l’importo facciale delle cambiali decurtato degli interessi che le banche percepivano per poterle monetizzare.

C’erano venditori di elettrodomestici che erano costretti a usare cassetti o scatoloni nei quali raccoglievano le cambiali da scontare; insomma le cambiali sono state uno dei simboli del boom economico.

Ovviamente i venditori, a fronte della dilazione dei pagamenti fatte con la sottoscrizione delle cambiali, aumentavano i prezzi dei beni venduti; e gli acquirenti “furbi”, che non volevano sottostare a tali aumenti, ma non volevano nemmeno privarsi dei benefici del boom economico, andavano in banca per ottenere in prestito il danaro necessario, sottoscrivendo a favore delle banche un certo numero di “effetti” cambiari; in pratica spostavano sulle banche il debito che, diversamente,  avrebbero dovuto contrarre con i venditori dei beni.

Un periodo intenso che, negli anni, poco alla volta andò a scemare, anche perché si misero in atto sistemi di pagamento alternativi, come ad esempio quelli con assegni bancari che in parte andarono a sostituire le cambiali.

Infatti i pagamenti venivano fatti con gli “cheque”, che consentivano di non pagare nemmeno il bollo al quale erano assoggettate le cambiali; bastava emettere cheque postdatati e il gioco era fatto.

Ovviamente gli assegni postdatati erano una truffa al fisco, ma l’ostacolo veniva aggirato con la complicità delle banche le quali anticipavano il controvalore degli stessi trattenendoli a garanzia; praticamente le banche scontavano gli assegni postdatati ma in maniera ufficiosa; tenevano nel cassetto tali assegni che non comparivano ufficialmente, sfuggendo alla contabilità aziendale.

Gradualmente il flusso cambiario scemò, ma il sistema dell’anticipo sugli assegni postdatati è andato avanti ancora per molto, e non siamo certi che sia totalmente scomparso, anzi…

Tornando alle cambiali, la grande mole delle stesse e la facilità con la quale venivano firmate, a volte avevano conseguenze spiacevoli legate al mancato pagamento, il che comportava la levata del protesto, e l’addebito delle stesse, maggiorate dei costi notarili, sul conto del beneficiario, il quale, poi, doveva attivarsi per recuperare il credito nei confronti del debitore, spesso inutilmente: c’era gente che, presa dalla frenesia dei facili acquisti e delle comode dilazioni, si era fatta prendere la mano e aveva fatto, come suol dirsi, il passo più lungo della gamba.

Probabilmente i giovani di oggi, imprenditori e non, non hanno mai visto, compilato o accettato una cambiale, ne hanno idea dei meccanismi di quei tempi, certamente i loro affari o li fanno con danaro contante, oppure con assegni postatati, o magari, e non vogliamo essere maliziosi, con altri sistemi finanziari più o meno legittimi.

In conclusione, così come i tempi sono cambiati rispetto agli anni del boom economico, sono cambiate anche le abitudini; allora c’erano piccoli venditori dei simboli del benessere economico, che avevano fatto buoni affari; oggi quei simboli generalmente si comprano nelle grandi catene di distribuzione, che vendono di tutto.

E molti acquistano senza pagare al momento, ma avvalendosi delle società finanziarie convenzionate con la catene di elettrodomestici e casalinghi, talché gli acquisti vengono finanziati dalle società finanziarie e pagati ratealmente con addebito diretto sui conti degli acquirenti, spesso dopo diversi mesi dalle date degli acquisti.

Insomma, scomparse le cambiali, sono subentrate le rate mensili che vengono prelevate direttamente dai conti correnti.

Meglio prima, o meglio adesso?

Non ci azzardiamo a fare valutazioni, saranno gli storici a dircelo.= =

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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