Oggi parliamo di Deflazione, Iperinflazione e Stagflazione
Nel precedente articolo del 29 ottobre abbiamo parlato diffusamente della Inflazione, riservandoci di tornare suoi fenomeni collegati come la “Deflazione”, la “Iperinflazione” e la “Stagflazione”.
Il tutto traendo spunto da una recente pubblicazione del sito economico-finanziario “Money.it” che ha particolarmente approfondito la intera problematica.
*Cos’è la Deflazione
Mentre l’inflazione rappresenta un aumento del livello dei prezzi, la deflazione è il suo opposto, ossia una diminuzione generalizzata dei prezzi di beni e servizi.
Anche se può sembrare allettante, la deflazione può essere altrettanto, se non più, dannosa per l’economia.
In un contesto deflazionistico, il potere d’acquisto della moneta aumenta, perché con la stessa quantità di denaro si possono acquistare più beni e servizi.
Tuttavia, le aspettative di prezzi in calo possono indurre consumatori e aziende a ritardare gli acquisti e gli investimenti, aspettando ulteriori ribassi.
Questo comportamento potrebbe ridurre la domanda, provocando una contrazione economica, un aumento della disoccupazione e una riduzione degli investimenti.
Un’altra differenza significativa è che mentre le banche centrali dispongono di strumenti consolidati per combattere l’inflazione (come l’aumento dei tassi di interesse), fronteggiare la deflazione può essere più complicato.
Ridurre i tassi di interesse sotto lo zero non sempre produce effetti desiderati, e in alcuni casi potrebbe peggiorare la situazione, come avvenuto in alcuni Paesi durante la crisi finanziaria globale del 2008.
Quindi, nonostante l’Inflazione sia temuta, anche la Deflazione può essere estremamente dannosa per l’economia.
Quando i prezzi scendono, le aspettative di ulteriori ribassi possono portare i consumatori a posticipare gli acquisti, riducendo la domanda.
Questo fenomeno può innescare una spirale deflazionistica in cui la diminuzione della domanda porta a una riduzione della produzione, aumento della disoccupazione e ulteriore calo dei prezzi.
*Cos’è la Iperinflazione
Con questo termine si indica una inflazione acuta, che raggiunge valori così elevati da indurre a contrastare la perdita del potere di acquisto della moneta nazionale con valuta estera, o addirittura a ricorrere a forme di baratto.
Gli economisti sono concordi a parlare di Iperinflazione se la crescita dei prezzi supera il 50% mensile, come è accaduto in alcuni paesi europei dopo la Prima Guerra Mondiale (tra i quali la Germania): fonte Treccani.
Casi di Iperinflazione non possono colpire economie forti e stabili, come quelle dei paesi dell’UE o degli Sati Uniti d’America, perché le autorità monetarie dei singoli paesi sono in grado di intervenire adeguatamente guidate da quelle centrali; purtroppo vi sono paesi che anche oggi soffrono di Iperinflazione, soprattutto in America Latina e in Africa.
Fortunatamente non riguarda i paesi industrialmente e socialmente progrediti, come il nostro, ma fino al secolo scorso questi fenomeni hanno colpito soprattutto l’America Latina (Argentina) e l’Africa (Zimbabwe).
*Cos’è la Stagflazione
E’ una fase economica in cui si assiste a una crescita dei prezzi e, allo stesso tempo, a una decrescita o stasi dell’economia.
Il termine nasce infatti dall’unione delle parole “stagnazione” e “inflazione”.
Questo fenomeno è chiamato anche inflazione recessiva.
Situazione di un’economia che soffre contemporaneamente di un’elevata inflazione e di una crescita bassa o nulla (stagnazione) del prodotto.
Questa combinazione di fenomeni si è manifestata nella maggior parte dei Paesi avanzati per la prima volta all’inizio degli anni 1970, a seguito del primo aumento, deciso dall’OPEC dei prezzi del petrolio, espressi in dollari.
Il conseguente incremento dei costi di produzione in tutti i processi che, in modo diretto e indiretto, utilizzavano il petrolio, a partire dalla benzina, provocarono una caduta della domanda, con effetti negativi sulla crescita economica.
Il rialzo dei prezzi del petrolio, cui si associarono subito quelli delle altre materie prime, innescarono un innalzamento persistente del livello generale dei prezzi, e dunque una elevata inflazione, per la presenza in molti Paesi di meccanismi di indicizzazione ai prezzi di salari (per es., la scala mobile in Italia), per pensioni, tariffe e prezzi amministrati (Fonte Treccani).
*Conclusioni
Chiariti questi concetti, veniamo alla situazione attuale.
C’è il fondato timore che sia imminente un nuovo periodo di aumento della inflazione, e non solo in Italia.
Ci sono diversi segnali provenienti da mercati ed economia che inducono a pensare che l’inflazione tra breve potrebbe tornare a salire, anche se per un periodo non lungo, a causa dei venti contrari che soffiano sulla economia globale.
Lo evidenzia una analisi pubblicata su “Bloomberg Television”, con sede a New York, una rete di canali satellitari e via cavo che trasmette in tutto il mondo, 24 ore al giorno, notizie di economia e finanza.
Ci sono diversi segnali dai mercati e dai dati macroeconomici che invitano alla prudenza sulla traiettoria al ribasso dei prezzi al consumo.
Se, infatti, è innegabile che l’inflazione si sia raffreddata dai picchi record dello scorso anno, tanto da convincere le banche centrali a tagliare i tassi, altrettanto reali sono i rischi di shock, anche temporanei, in grado di impennare i prezzi.
Questi rischi sono legati ai conflitti in corso nel medio oriente, agli scioperi dei portuali negli USA, al prezzo del petrolio che è cresciuto del 3% anche in conseguenza dei conflitti, e si avvia verso gli 80$ al barile, oggi quotato poco meno di 70$.
Gli analisti inseriscono anche il recente Uragano Helene, e l’aumento strisciante dei prezzi industriali USA.
Ma tutti sono concordi a indicare i conflitti in corso come una delle cause principali.
Come possiamo difenderci dalle continue oscillazione dei prezzi?
Legando i nostri averi ai cosiddetti “beni rifugio” vale a dire a quei beni che inconsapevolmente tutelano il valore del nostro capitale.
In questa categoria rientrano l’oro, l’argento, il platino, i diamanti, le materie prime, le opere d’arte, gli immobili.
Quello principale è l’oro, bene rifugio per eccellenza, e i metalli preziosi.
Certamente non tutti possono fare tali tipi di investimenti, specialmente chi ha piccoli capitali da difendere.
Ma tutti, guidati dalle banche dei quali sono clienti, o da consulenti, possono avere soddisfacenti garanzie di non deprezzare i loro capitali, da impiegare valutando la parte che ritengono di poter investire a media scadenza, dalla parte residua che vogliono tenere disponibile.