scritto da Nino Maiorino - 01 Marzo 2023 06:49

Il tasso di risparmio

Il tasso di risparmio indica la quota di reddito che una famiglia ha accantonato per il futuro.

Risparmiare, in un periodo caratterizzato da alta inflazione e caro prezzi, significa destinare parte del proprio reddito per creare un tesoretto dal quale attingere nei “giorni di pioggia” come suol dirsi, vale a dire quando un imprevisto (un problema di salute, un viaggio improcrastinabile, etc.) ti costringe ad affrontare una spesa extra alla quale non si può far fronte con le risorse destinate alla quotidianità.

La quantità di denaro che le famiglie risparmiano può essere misurata, appunto, attraverso il cosiddetto tasso di risparmio.

Detto in altre parole e senza tanti arzigogoli, è quello che un buon padre di famiglia fa usualmente per affrontare esigenze straordinarie senza dover ricorrere a sovvenzioni da parte di familiari o amici, oppure doversi indebitare; e questo è certamente più facile per chi gode di un reddito fisso di una entità adeguata a poter oculatamente preoccuparsi anche di esigenze straordinarie e impreviste; l’adagio popolare “la botte si risparmia quando è piena” rende bene il concetto.

A volte questa buona pratica viene agevolata pure quando si attraversano periodi sociali complicati.

La Banca Centrale Europea (BCE), ad esempio, ha registrato che, durante la pandemia, il tasso di risparmio delle famiglie nell’area Euro era quasi raddoppiato; l’aumento del risparmio non è un fenomeno atipico durante una crisi, e in quel caso straordinario si trattava di una conseguenza del lockdown e delle ridotte esigenze di spesa, una specie di “risparmio forzato”.

Gli ultimi dati Istat, invece, rivelano che, nel terzo trimestre 2022, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato in termini nominali dell’1,9% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi finali sono cresciuti del 4,1%,

Cosa comprensibile in quanto legata al rincaro dei prezzi di tantissimi beni necessari alla vita quotidiana, dai generi alimentari agli altri, determinata dalla guerra russo-ucraina in corso, ma anche da speculazioni che molte categorie commerciali fanno; non si spiega diversamente, ad esempio, il notevole rincaro di un bene alimentare di grande diffusione, parliamo del latte, del quale siamo produttori in quantità superiore alle quote assegnateci dalla Unione Europea e al nostro fabbisogno; ciò farebbe supporre che un litro di latte avesse un costo leggermente superiore, legato alle spese di trasporto; purtroppo non è così, perché in taluni casi si è registrato un costo raddoppiato.

Comunque la propensione al risparmio delle famiglie è stimata al 7,1%, in diminuzione di 1,9 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.

Ciò ha comportato che dai conti correnti o dai depositi sono andati in fumo, in circa un anno, quasi 20 miliardi per il caro prezzi e l’aumentata inflazione.

Il tasso di risparmio è dunque un indicatore economico che esprime la percentuale di prodotto interno lordo (PIL) che viene utilizzata per il risparmio, ossia la percentuale del nostro reddito che va al risparmio.

E’ l’Eurostat a definire il tasso di risparmio, prodotto dalla seguente operazione: risparmio lordo delle famiglie diviso per il reddito disponibile lordo, aggiustato per la variazione dei diritti pensionistici.

Nel dettaglio, il risparmio lordo è la parte del reddito disponibile che non viene utilizzato per i consumi finali.

Pertanto, il tasso di risparmio aumenta quando il reddito disponibile lordo cresce a un ritmo superiore rispetto alla spesa per i consumi.

Come si calcola il tasso di risparmio? Si può usare una formula matematica abbastanza semplice, ossia: Tasso di risparmio = Risparmio / Reddito x 100.

Un esempio? Tizio guadagna 40.000 euro all’anno ed è riuscito a risparmiare 10.000 euro. Il suo tasso di risparmio annuale sarà:

“10.000/40.000 = 0,25 x 100 = 25%”.

Quindi il suo tasso di risparmio è del 25% annuo.

Se ancora non si è iniziato a risparmiare ci sono dei piccoli accorgimenti per farlo.

Il segreto è mettersi al tavolino e indicare, nero su bianco, il reddito che entra, le uscite fisse e quelle variabili: e da lì determinare una cifra media che si può utilizzare accantonandola.

Si possono stabilire obiettivi di risparmio, sia a breve termine (uno o due anni) che a medio/lungo termine (tre o più anni); così stimate quanto danaro vi servirà e quanto tempo ci vorrà per accantonarlo.

Per chi ha difficoltà a mettere da parte soldi, deve considerare che ci sono numerosi servizi offerti da banche e istituti finanziari che consentono di “automatizzare” i propri risparmi direttamente quando arriva lo stipendio o la pensione.

Possono venire in aiuto anche delle semplici regole.

Ad esempio la regola del 50-30-20, un metodo semplice e intuitivo per gestire le proprie spese mensili, che permette di sapere esattamente quanto mettere da parte e quanto destinare ai costi personali.

Il principio fondamentale si basa sulla divisione delle entrate mensili in tre categorie: 50% per le necessità, 30% per lo svago e 20% per i tuoi obiettivi di risparmio o per rimborsare eventuali debiti o, se tutti i debiti sono già coperti o non ce ne sono, al risparmio.

C’è poi la regola del 70-20-10: la fetta più grande, il 70%, è destinata alle spese di sostentamento, mentre il 20% è destinato al rimborso di eventuali debiti o, se tutti i debiti sono coperti, ai risparmi. Il restante 10% è il vostro “secchio del divertimento”, ovvero il denaro messo da parte per le cose che desiderate dopo che vi sarete presi cura delle cose essenziali, del debito e degli obiettivi di risparmio.

Ovviamente questi sono solo degli esempi che aiutano ad entrare nel meccanismo, ciascuno potrà adottarne altri; l’importante non è seguire regole rigide, ma conseguire lo scopo: quello di accumulare oggi risparmio da utilizzare per imprevisti futuri, o per affrontare futuri investimenti, come l’acquisto di una casa, o di una nuova auto, o di una barca.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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