scritto da Nino Maiorino - 31 Marzo 2023 07:29

Il Servizio Sanitario Nazionale

Breve storia dell’evoluzione del S.S.N. dal dopoguerra ad oggi

I tempi cambiano, in meglio e in peggio, e, volente o nolente, dobbiamo adeguarci.

Fino a qualche decennio addietro l’attenzione alla salute era una pratica che oscillava tra la scienza medica (all’epoca molto meno sviluppata rispetto ad oggi) e la stregoneria, intesa come l’affidarsi al fato, o al destino.

E pure i medici spesse volte venivano considerati stregoni, un poco più evoluti e meno lugubri delle fattucchiere o delle chiromanti che si ispiravano alle scienze occulte, ma facenti parte, per il popolino, della stessa categoria professionale.

Erano gli anni del dopoguerra, la gente era impegnata a leccarsi le ferite della Seconda guerra mondiale e nella ricostruzione del paese; se aveva un mal di testa, era più portata a rivolgersi alla praticona del cortile a fianco, che “faceva il malocchio” (usanza di versare olio nell’acqua, ne ha parlato nel 2020 una collega anche su questo giornale, vedi  https://www.ulisseonline.it/controluce/lantico-rito-del-malocchio-con-acqua-e-olio-tra-folclore-e-antiche-tradizioni/ ), rito praticato specialmente in Campania e nel meridione,  piuttosto che al medico.

Parlare di ospedale era considerato ancora una sciagura o una maledizione, nella peggiore delle ipotesi ci si rivolgeva al medico che era ancora abituato a curare con i cataplasmi (sostanze medicamentose a base di erbe che venivano applicate, rigorosamente calde, a volte bollenti, sulla pelle come sedativi o emollienti) o pomate che venivano fatte dal farmacista.

Il boom dei medicinali pronti sarebbe scoppiato qualche decennio dopo, tant’è che oggi solo pochi e anziani farmacisti sono ancora in grado di preparare qualche pomata.

La riforma che portò al Servizio Sanitario Pubblico è del 1978, con il quarto Governo Andretti, Ministro della sanità Tina Anselmi, ed entrò in vigore come “SSN – Servizio Sanitario Nazionale” il 1° luglio 1980.

E tutto gratuitamente salvo corresponsione di integrazioni monetarie, “i ticket”, introdotte gradualmente da qualche anno, anche intese a rendere partecipe chi richiede assistenza pubblica, che è diventata irrinunciabile.

Sostanzialmente non molte modifiche sono state apportate al vecchio schema, fatta eccezione della “regionalizzazione” dello stesso, che non pochi danni ha comportato, com’è stato evidente specialmente durante la gestione della pandemia da Covid-19, scoppiata alla fine del 2019.

Con la pandemia il S.S.N. ha retto e ha costituito un baluardo contro il virus, il che sta a significare che, grazie anche ai sacrifici degli operatori sanitari, è un modello tuttora valido che va salvato e salvaguardato adeguatamente.

Frattanto è cambiata anche la mentalità e la cultura della popolazione che vede, oggi, gli Ospedali come presidi ai quali non si può rinunciare, giacché offrono agli utenti una assistenza completa e integrata, dal Primo Soccorso alle altissime Specializzazioni; oggi il SSN è uno dei fiori all’occhiello del nostro paese e ci viene invidiato da tanti.

Ora la maggior parte della popolazione si è abituata, al primo sintomo di malessere, a correre in ospedale, tante volte a ragione, ma in tantissimi casi pure a torto, ingolfando il sistema.

Fra l’altro, per la professionalità sviluppata dagli operatori sanitari degli ospedali, che in molti casi per talune patologie costituiscono vere eccellenze, il cittadino attento si fida più della assistenza pubblica che di quella privata e, guidato anche dai Medici di base, si rivolge a un determinato ospedale.

Capita quindi che, specialmente per i reparti di eccellenza degli ospedali pubblici, i tempi di attesa diventino sempre più lunghi, talvolta per una visita o un controllo passano anche mesi, e da ciò sono scaturite le odiose “liste di attesa”.

Ma di queste parleremo in un prossimo articolo, indicando anche come superarle.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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