In un articolo pubblicato il 13 aprile scorso (vedi linkhttps://www.ulisseonline.it/controluce/sbattezzarsi/) abbiamo parlato della somministrazione dei sacramenti e della possibilità di rinunciare, in età adulta, al battesimo cristiano, unico sacramento che viene somministrato senza il preventivo consenso dell’interessato il quale ha la possibilità di rinunciare.
Abbiamo inoltre parlato del cosiddetto “battesimo civile”, che già esiste in altri paesi, e del quale si comincia a parlare anche in Italia.
Vediamo di cosa si tratta e come si svolge, chiarendo alcune perplessità e dubbi che sono stati palesati.
Il battesimo civile in Italia è poco conosciuto e, pertanto, è una usanza che non ha ancora attecchito.
In altri paesi europei esiste già da tempo, ed ha regole e rituali precisi.
Negli scorsi giorni hanno suscitato scalpore alcuni articoli pubblicati su diversi giornali, tra i quali il nostro, in cui si parlava di un battesimo civile celebrato a Messimeno, un paesino del Trentino.
In realtà la cerimonia tenutasi a Massimeno non era un vero battesimo civile, ma un’iniziativa legata a un progetto chiamato “Costruiamo Gentilezza”.
Fra i vari commenti social che si sono occupati della cosa, qualcuno ha anche scritto “Ma come avete potuto pensare che esistesse un battesimo civile qui da noi?”.
In realtà, il battesimo civile non è fantasia, già esiste in diversi Paesi europei, anzi ha una storia piuttosto lunga, che affonda le proprie radici addirittura nella Rivoluzione francese.
Chiamato anche battesimo repubblicano o parrainage, in italiano “sponsorizzazione, il battesimo civile è un’istituzione laica, priva di validità religiosa, che vuol celebrare l’inserimento del bambino nella comunità di appartenenza.
Le sue origini risalgono al 13 luglio 1790, quando, in occasione della festa della Federazione a Strasburgo, fu officiato il primo battesimo ufficiale repubblicano, ma la sua prima celebrazione risale al 1789, l’anno della Rivoluzione francese, inserito in quel contesto di laicizzazione della società e di separazione della Chiesa dallo Stato.
Fu ufficializzato con la legge del 20 pratile dell’anno II, corrispondente all’8 giugno 1794, che stabilì anche che tutti i minori di 13 anni potevano essere battezzati civilmente, con la sola regola che i padrini fossero maggiorenni.
Questa cerimonia cadde in disuso nel corso del XIX secolo, per essere poi ripresa nel 1892 dall’amministrazione socialista del comune di Saint-Denis, e divenne molto di moda nel corso della Belle Epoque soprattutto nel nord della Francia. Da lì, è iniziato un secondo declino che ha portato persino a dimenticarne la esistenza.
Prima di entrare nel dettaglio di come si svolge un battesimo civile, è importante sottolineare che questo tipo di cerimonia non ha valore legale: esso non viene trascritto all’anagrafe e si tratta più che altro di un impegno meramente morale e privato; mentre per il battesimo religioso la chiesa tiene registri ufficiali dei battezzati; quindi chi riceve un battesimo civile non viene registrato dal proprio comune, la registrazione al comune è un obbligo dei genitori, o di chi ne fa le veci.
Di conseguenza, anche padrini e madrine nominati non hanno uno status legale, a meno che non venga sottoscritto un accordo formalmente redatto assieme ai genitori, firmato da tutte le parti di fronte a un notaio; eventualità che potrebbe accadere, ad esempio, se si desiderasse che il figlioccio passasse sotto la tutela di padrino o madrina in caso di morte dei genitori.
Fermo restando che un sindaco può anche scegliere di non celebrare un battesimo civile, le regole della cerimonia sono poche e semplici: i genitori, prima di tutto, non è obbligatorio che siano sposati, e si può scegliere il numero che si desidera di padrini e madrine.
Generalmente il sindaco celebrante tiene un discorso e conduce una cerimonia in cui genitori, padrini e madrine firmano i “certificati” di battesimo, dopodiché ci sono discorsi, letture, canzoni e riti vari; ad esempio, c’è il rito della sabbia, che consiste nel versare piccole quantità di sabbia di colori diversi all’interno di un barattolo di vetro, che poi viene chiuso e agitato per simboleggiare l’unione della famiglia e della comunità; altre persone, invece, preferiscono piantare alberi.
Non essendo previsto dal Codice Civile, la cerimonia non attribuisce diritti ulteriori al neonato oltre a quelli già previsti per legge.
Come abbiamo già detto, nel caso di Massimeno si è parlato impropriamente di battesimo civile, perché questa cerimonia nel nostro Paese non è prevista.
Esistono, invece, le cosiddette cerimonie di benvenuto, che rientrano nell’ambito di un progetto di U.A.A.R. – Unione Atei e Agnostici Razionalisti che, come si legge sul loro sito, hanno lo scopo di accogliere il nuovo bambino nella sua famiglia, presentarlo con il suo nome all’interno di un’atmosfera gioiosa e aperta a tutti, che celebri in modo laico tutto il valore della nuova vita giunta fra noi.
Diversamente dal battesimo religioso, la cerimonia di benvenuto viene di volta in volta organizzata assieme ai genitori, a partire dal luogo in cui si svolgerà, fino alla presenza di musiche, poesie, canti.
Vista così, appare lampante che la differenza con il battesimo civile di cui abbiamo parlato prima è veramente sottile; non si vede quale sia la discriminante principale che distingue le due tipologie di cerimonia.
Ci sembra, quindi, che cerimonie di benvenuto senza esplicito intento ateo, come nel caso trentino, non intendono porsi come alternativa al battesimo religioso, mentre il battesimo civile vero e proprio si ha nel momento in cui la celebrazione avviene per affermare la propria laicità, ma in tal caso certamente non sarà celebrato il battesimo religioso.
Cerimonie come quella di Massimeno, in buona sostanza, non affermano la laicità dei partecipanti, che potrebbero poi ricorrere anche al battesimo religioso.
Anche se in Italia, al momento, non ha attecchito, il battesimo civile esiste, come già detto, in diversi Paesi europei: nella nazione di nascita, la Francia, ancora oggi viene celebrato, anzi, con l’aumento della laicità, si sta osservando un ritorno in auge dello stesso: basti pensare che, nel 2015, ad esempio, si sono svolti 325 battesimi repubblicani, dei quali 135 a Nantes e 80 a Rennes.
Il battesimo civile ha trovato anche un proprio ambito giuridico nel 2016, grazie all’emendamento n. 434 al disegno di legge in materia di “Uguaglianza e cittadinanza”.
Il battesimo civile esiste anche nel Regno Unito, dove le cerimonie alternative al battesimo religioso sono chiamate “naming ceremonies”, e sono organizzate dalla British Humanist Association; esse possono essere condotte dai genitori o da un esponente dell’associazione.
Anche in questo caso parliamo di cerimonie prive di valore legale, che prevedono un discorso di benvenuto, le ragioni della scelta del nome attribuito al bambino, le promesse di impegno dei genitori, e infine la lettura di poesie o brani letterari.
Solo a volte vengono nominati dei padrini scelti tra gli amici di famiglia e chiamati supporting adults (adulti di sostegno) o mentors (mentori).
Anche in Spagna il Bautismo civil è una vera e propria alternativa laica al sacramento della religione cattolica, e Igualada, nella provincia di Barcellona, è stato il primo comune a celebrarlo, il 7 novembre del 2004; dopo sono seguiti i comuni di Rivas-Vaciamadrid (Madrid), nel 2007, e di El Borge (Malaga) e Madrid nel 2009.
In questa cerimonia il sindaco o il consigliere comunale delegato legge alcuni articoli della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia delle Nazioni Unite e della Costituzione spagnola, in particolare quelli relativi all’istruzione, ai diritti e alle libertà fondamentali dell’individuo.
La cerimonia si conclude poi con la firma di una “Carta della cittadinanza”.
Per quanto riguarda il nostro paese è opportuno, comunque, non dimenticare che, essendo il battesimo l’unico sacramento che viene somministrato senza il consenso esplicito del soggetto interessato, è preferibile, per evitare complicazioni, seguire l’iter ormai consolidato di far battezzare il neonato in Chiesa; se successivamente il battezzato non sarà d’accordo, potrà farsi sbattezzare; ovviamente la famiglia del neonato potrà, in aggiunta, far celebrare anche il battesimo civile.