Le figure angeliche della Bibbia sono il filo conduttore che unisce, da un lato, i teologi e, dall’altro, gli amanti della letteratura dell’orrore.
Sembrerà strano poiché, di fatto, gli angeli – come gli arcangeli – nella cultura classica vengono rappresentati come uomini imperiosi, dalla chioma bionda e riccioluta, con armature lucenti e maestose ali piumate. Per nulla inquietanti.
Nel trattato “De coelesti hierarchia”, scritta nel V secolo, viene definita la gerarchia angelica basata sui passi del Nuovo Testamento: tre gradi gerarchici per tre tipologie di angeli. Al grado più basso ci sono angeli, arcangeli e principati. Questi si rapportano con maggiore frequenza con gli uomini e poiché amministrano quotidianamente le questioni “mortali” si palesano con un aspetto più rassicurante.
Al grado più alto, però, le cose cambiano e sono i profeti Isaia ed Ezechiele a descriverli.
I Serafini sono le entità più vicine a Dio, muniti di sei ali: due avvolgono il corpo, due coprono il viso e due sono rivolte perennemente verso l’alto. L’occultamento del loro volto indica l’assoluta inadeguatezza per l’uomo di poterne ammirare la perfezione.
I Cherubini rappresentano la coscienza di tutte le cose cosmiche e vengono rappresentati con quattro ali e quattro teste: di uomo, di aquila, di toro e di leone. Sono provvisti di zoccoli caprini, come in alcune rappresentazioni di Satana. Quindi un’immagine totalmente diversa dai graziosi puttini tipici dell’arte rinascimentale.
Infine ci sono i Troni, coloro i quali intercettano i pensieri dei Cherubini per convertirli fisicamente. Essi sono i motori dell’universo. Si manifestano come delle ruote infuocate, intersecate tra loro e dotate di innumerevoli occhi.
Non è un caso che gli angeli, al momento della loro apparizione, pronuncino la frase “non abbiate paura”.
La necessità dell’uomo di creare immagini mostruose ha radici ancestrali. L’attrazione verso ciò che si manifesta come più grande, più potente ed assolutamente indomabile è un qualcosa di atavico. I pensatori del Romanticismo definiscono “sublime” questo strato dell’animo; fascino e timore condensati insieme sono la quintessenza della storia dell’umanità.