scritto da Nino Maiorino - 07 Agosto 2020 09:58

Genova, dal Ponte Morandi al Ponte San Giorgio

Il taglio del nastro del ponte S. Giorgio (foto tratta dal sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri)

Confesso che la videotrasmissione della inaugurazione del Ponte San Giorgio di Genova, avvenuta lunedì 3 agosto, sotto un acquazzone sovrastato da un grande arcobaleno, ha suscitato in me tanti contrastanti emozioni e sensazioni.

Le emozioni maggiori sono state quando è stato trasmesso il nostro Inno nazionale, suonato da una banda composta da Carabinieri e Vigili del Fuoco; sono tra i moltissimi italiani che ancora si emozionano per l’Inno di Mameli, per il silenzio di ordinanza, pure suonato dopo il ricordo delle vittime del tragico crollo di due anni fa, o per le esibizioni delle gloriose frecce tricolori che hanno sorvolato più volte la scena.

E non è stata inferiore la emozione che hanno trasmesso i familiari delle vittime che non hanno voluto partecipare alla cerimonia considerandola eccessiva in relazione al lutto che hanno subito e per il quale ancora si attende di conoscere ufficialmente i responsabili; ma il Presidente Mattarella li ha voluto comunque incontrare in precedenza presso la Prefettura; mi sono anche chiesto se non fosse stata preferibile anche la loro presenza.

Né è stata inferiore l’emozione che mi ha dato Renzo Piano, ideatore del nuovo ponte, il cui intervento non è stato di circostanza, come quelli degli altri partecipanti alla inaugurazione, ma un ricordo appassionato del servizio reso alla sua città da lui e da quanti hanno partecipato alla ricostruzione dell’opera.

E non posso tacere sulla emozione che mi hanno dato i costruttori, dai più alti amministratori delle società che lo hanno realizzato all’ultimo degli operai che in poco più di un anno hanno abbattuto il vecchio ponte e hanno ricostruzione del nuovo, non si sono mai fermati, se non in occasione della festività natalizia, lavorando 24 ore su 24, dimostrando al mondo intero cosa siamo in grado di fare noi italiani quando non ci lasciamo condizionare da negatività alle quali purtroppo ci siamo assuefatti.

Se consideriamo che nella nostra città, per realizzare solo il primo tratto del trincerone-sottovia ci son voluti circa quarant’anni, e paragoniamo questo tempo alla ricostruzione del Ponte San Giorgio, sembra di essere in due paesi diversi.

Le sensazioni maggiori sono legate alla presenza di tanti personaggi che hanno partecipato alla cerimonia, presenza sulla quale ho avuto molte perplessità, a volte stizza; vedendo la passerella di tanti di loro, tra i quali non so quanti non abbiano responsabilità per il tragico crollo, mi sono interrogato se non fosse stato preferibile evitare tutto quell’assembramento, e subito mi sono chiesto cosa sarebbe stata la inaugurazione di un’opera di tale importanza senza la presenza di tutti loro. E mi sono pure chiesto perché non avrebbero dovuto essere presenti visto che una volta tanto la politica, della quale essi sono l’espressione, è riuscita a mantenere fede all’impegno assunto di costruire un nuovo ponte in tempi brevissimi.

Confesso che non ho saputo darmi una risposta e ancora mi sto interrogando sui tanti dubbi che l’avvenimento ha suscitato.

E ora che la ricostruzione è avvenuta concludo con un messaggio di speranza: che in futuro non accadano più disgrazie analoghe e che nessuno debba piangere altri morti come i 43 dell’agosto 2018, ai quali l’ideatore del nuovo ponte ha voluto dedicare lo stesso numero di vele illuminate a perenne loro memoria.

Il nuovo ponte

La conoscenza dei dati tecnici del nuovo ponte San Giorgio è anch’essa una fonte di ammirazione per il genio e l’inventiva dei nostri cervelli, dall’ideatore Renzo Piano agli esperti che hanno tradotto l’originaria ideazione e progettazione in opera concreta. Bene ha detto il Premier Conte al taglio del nastro: “È un’opera mirabile frutto del genio italico, di una virtuosa collaborazione tra politica, amministrazione locale, impresa e lavoro, la dimostrazione che il nostro Paese sa rialzarsi, sa tornare a correre”. Aggiungerei “quando vuole”.

L’opera disegnata dall’architetto Renzo Piano è stata realizzata in tempi record dalle aziende Salini-Impregilo e Fincantieri, unite nella joint venture Per-Genova.

Su un totale di venti cantieri sono state impiegate circa mille maestranze per 330 piccole e medie imprese italiane, che hanno lavorato senza sosta 24 ore su 24, 7 giorni a settimana.

Alla costruzione hanno dato il loro apporto anche due controllate di Ferrovie dello Stato, Italferr, la società di ingegneria del Gruppo FS, che ha sviluppato la progettazione esecutiva del nuovo viadotto, e Anas che ha fatto le prove di carico della struttura.

In totale il nuovo ponte ha avuto un costo di 202 milioni tra progettazione e costruzione, mentre per la demolizione di quello che rimaneva del vecchio Morandi si sono spesi 19 milioni. Non sono esclusi ulteriori costi extra ancora da valutare a carico di Autostrade per l’Italia.

Il Ponte San Giorgio è sorretto da 18 pile in cemento armato ed è composto da un impalcato in acciaio, concepito da Renzo Piano con la forma della chiglia di una nave, con una travata continua di lunghezza totale pari a 1067 metri suddivisa in 19 campate così suddivise: 14 in acciaio-calcestruzzo da 50 metri; 3 campate in acciaio-calcestruzzo da 100 metri; una campata in acciaio-calcestruzzo da 40,9 metri; un’ultima campata in acciaio-calcestruzzo da 26,27 metri.

Le novità tecnologiche sono rappresentate dall’istallazione uno speciale sistema di deumidificazione per evitare la formazione di condensa salina e limitare i danni da corrosione dell’aria salmastra che arriva dal golfi ligure.

Dal punto di vista della manutenzione, l’innovazione è portata dall’utilizzo di due robot, agganciati a binari sotto il ponte, che lo percorreranno da un lato all’altro senza interrompere il traffico allo scopo di effettuare radiografie della struttura. L’utilizzo dei due robot elimina la necessità di inviare sul posto squadre per l’ispezione che dovrebbero montare impalcature aeree e bloccare parzialmente la carreggiata. Le operazioni dei due robot saranno poi integrate con i dati raccolti dai sensori intelligenti capaci di percepire scostamenti millimetrici.

Infine l’elemento della sostenibilità ambientale è assicurato dai pannelli fotovoltaici, che produrranno l’energia necessaria per il funzionamento del tutto.

Il nuovo ponte è costato 202.milioni di euro, comprendenti il costo della progettazione e della costruzione; vanno aggiunti 19.milioni per la demolizione di quel che rimaneva del vecchio ponte Morandi.

Chi ha sborsato i soldi? Paola De Micheli, Ministro delle infrastrutture, qualche mese fa ribadì che la ricostruzione del ponte andava pagata da Aspi, la società del gruppo Benetton che gestisce la rete autostradale; quindi i quattrini li hanno sborsati i Benetton.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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