scritto da Nino Maiorino - 20 Maggio 2021 07:50

Franco Battiato, un grande artista da ricordare

Per chi ama la musica, e vede intorno a se compositori e cantanti di basso livello, talvolta squallidi, come i tanti che ci circondano e che ci piombano in casa come sparati da catapulte, non può non piangere la perdita di un altro gigante della musica e della canzone moderna, un musicologo che spaziava dalle composizioni musicali del passato, le confrontava con quelle attuali, spesso faceva una sintesi dalla quale ha ricavato esecuzioni indimenticabili, dal punto di vista musicale e poetico.

Franco Battiato ci ha lasciato il 18 maggio, dopo un periodo di lunga malattia, nella sua villa di Milo nel catanese, nella cappella privata della quale il 19/5 sono stati celebrati i funerali in forma privata.

La notizia della scomparsa del Maestro è iniziata a circolare dopo un tweet condiviso da Antonio Spadaro, direttore della rivista “La Civiltà Cattolica”.

Collocare Battiato nel campo della canzone è molto riduttivo, come lo è stato per tanti altri nostri compositori e cantanti, come Lucio Dalla, Fabrizio De Andrè, Domenico Modugno, Lucio Battisti, o il mio preferito Sergio Endrigo: compositori spesso difficili da ascoltare e interpretare, perché non sfornavano banali pezzi, stupide nenie, o addirittura composizioni scurrili, talvolta pornografiche, che purtroppo oggi ascoltiamo.

Battiato è stato uno dei più grandi artisti del nostro Paese, un poeta che ha scritto in una delle sue canzoni “E guarirai da tutte le malattie perché sei un essere speciale ed io, avrò cura di te”: ora la morte lo ha guarito delle sue.

E’ stato compositore, musicista, pittore, regista, un artista a tutto tondo, ma soprattutto un innovatore della musica italiana. Ha attraversato tutti i generi, iniziando con il rock progressivo e sperimentale, passando al cosiddetto “pop colto”, e dando vita ad album che hanno un posto d’onore nella storia della musica italiana: “L’era del cinghiale bianco”, “Patriots”, “La voce del padrone”, “Orizzonti Perduti”, “Mondi lontanissimi”.

Nel 1996 la compilation “L’imboscata” contiene uno dei brani che segnerà la seconda parte della sua carriera, “La cura”, frutto del breve sodalizio con il filosofo Manlio Sgalambro.

Il cantante era malato da tempo e da anni, ormai, aveva ridotto le sue presenze pubbliche, ritirandosi a vita privata nella sua casa di Milo.

Tra i suoi brani più di successo “L’era del cinghiale bianco”, “La voce del padrone”, “Gommalacca”, ma prima ancora le sperimentazioni di “Fetus” e una serie di canzoni che sono parte del patrimonio artistico italiano, come  “La cura”, “Voglio vederti danzare”, “Centro di gravità permanente”, “E ti vengo a cercare” o anche “Povera patria”, la canzone che poche settimane fa Colapesce  e Dimartino, componenti dell’omonimo duetto musicale, hanno riportato sul palco del Festival di Sanremo, facendo riascoltare al pubblico italiano uno degli artisti più lucidi e visionari della musica italiana, uno di quelli che possono essere tranquillamente definiti Maestri.

Nel 2019 era stato presentato uno degli ultimi lavori discografici col suo nome “Torneremo ancora” e durante la presentazione il manager aveva spiegato così l’assenza del cantante: “Non possiamo dire che sta male, ma non sta sufficiente bene per essere presente a parlare di questo nuovo progetto”.

Parlando di lui in un’intervista Colapesce disse: “Pensiamo che Battiato sia un artista gigante, il più grande innovatore della musica italiana, soprattutto in ambito pop. “La voce del padrone” cambiò completamente le carte in tavola della discografia e non solo” e nello specifico ‘Povera Patria’: è incredibile come questa canzone risulti ferocemente attuale e questo è il dono che hanno pochissime canzoni, avere questa immortalità nell’anima; c’è una grande maestria sia armonica sia nella costruzione del testo con ogni parola messa al posto giusto, la parte iniziale sempre più violenta, parola dopo parola, con la parte musicale che va in un 5/4 anche ostico ma che non pesa mai e poi esplode in un finale luminoso. Ci piace anche perché non è una canzone giudicante, più che politica direi etica come quando dice ‘I corpi in terra senza più calore’, ti apre finestre in alcune stanze”.

Era nato a Ionia il 23 marzo del 1945, si è spento il 18 maggio nella sua residenza a 76 anni.

Anche il Presidente Mattarella è rimasto addolorato dalla sua morte; nell’esprimere il proprio cordoglio alla famiglia il Quirinale ha pubblicato un comunicato definendo Battiato un artista colto e raffinato che con il suo inconfondibile stile musicale, frutto di intenso studio e febbrile sperimentazione, ha affascinato un vasto pubblico, anche al di là dei confini nazionali.

Battiato lascia in eredità alcune delle canzoni più belle e significative della musica italiana. Pezzi sempre attuali, nonostante l’inesorabile trascorrere del tempo, tutte molto dense e sofferte, tra le quali ne citiamo alcune: Bandiera bianca, Centro di Gravità permanente, Cuccurucucu, E ti vengo a cercare, Gommalacca, La Cura, La voce del padrone, L’era del cinghiale bianco, Mondi lontanissimi, Orizzonti Perduti, Patriots, Povera patria, Voglio vederti danzare.

Riposi in pace Franco Battiato, un Maestro che rimarrà per sempre nei nostri cuori.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.