Fornitura energia, tra mercato protetto e mercato libero: più croci che delizie
Facciamo seguito alla prima parte, pubblicata il 10 ottobre scorso clicca qui per leggere per completare la disamina legata ai due mercati per la fornitura di energia elettrica e gas.
Ovviamente la quasi totalità dei passaggi da un fornitore ad un altro avviene telefonicamente, talvolta a seguito di messaggi di posta elettronica o sms con i quali viene richiesta la disponibilità ad essere contattati.
Ma chi non utilizza Internet non deve preoccuparsi perché i fornitori provvedono a contattare gli utenti anche direttamente o tramite Agenzie.
Tutto questo discorso è rivolto a famiglie, privati e piccole imprese, da esso sono escluse le medie e grandi imprese.
Attualmente, secondo gli ultimi dati forniti dall’Arera, il mercato libero della luce ha raggiunto il 52,1% dei clienti finali (era del 46,2% nel 2018), lasciando quindi al servizio di maggior tutela ancora circa la metà (47,7%) degli utenti; per il gas, invece, il 2019 è stato il primo anno in cui la quota maggiore della clientela (58,6%) ha optato per il mercato libero (46,8% nel 2018), mentre il 41,4% è rimasta nel mercato tutelato (53,2% nel 2018).
Il pressing degli operatori che sollecitano il passaggio al mercato libero non accenna a diminuire nonostante lo slittamento della data prevista per l’addio al regime di prezzi calmierati.
Si moltiplicano così le telefonate agli utenti, spesso aggressive e intimidatorie, con le quali si viene sollecitati a effettuare il passaggio pena il rischio di sanzioni o, peggio, di un blocco della fornitura energetica.
Tali sollecitazioni spesso spingono i clienti a cambiare per il timore di incappare in problemi o richiami, e a sottoscrivere contratti poco vantaggiosi ma fatti passare come proposte di sicuro risparmio.
Chi minaccia emergenze del genere è senz’altro da scartare in quanto gli utenti che pagano regolarmente le bollette non hanno nulla da temere; i pericoli di sospensione delle forniture derivano solo da eventuali morosità, e sono sempre preceduti da solleciti e messe in mora.
Ma come scegliere nella giungla di offerte del mercato libero?
La prima cosa è cercare di capire le bollette pervenute per metabolizzare le condizioni applicate al momento, cosa non facile in quanto, come tante cose in questo paese, le bollette sono di una grande complessità, e anche le richieste di chiarimenti ai fornitori sono talvolta difficoltose.
Caso vissuto: una delle principali aziende che distribuiscono energia, delle quali è anche produttore, invia bollette complicatissime, comunque in linea con quelle di altri.
Nel caso specifico si tratta di una bolletta che riguarda la fornitura di luce e di gas, che sono compendiate nello stesso documento di 10 (dieci!) pagine, che comprende il totale delle due forniture, i consumi e i costi separati di ciascuna di esse, poi una strana voce “altre partite”, la quale da sola vale il 45% del tutto, abbonamento tv a parte.
Nelle pagine successive c’è una “folla” di dati relativi alle letture rilevate e calcolate, ai costi della energia consumata (bassi) e delle voci aggiuntive: distribuzione, trasporto, oneri di sistema (?), altre partite (??) per un importo pari al 45% del totale della bolletta, con un rinvio alle pagine successive; dalle quali, dopo aver letto una miriade di dati difficili da comprendere, non si giunge a nulla, pertanto si decide di chiamare il numero verde per avere lumi.
Fatto ciò, dopo varie informazioni da parte di un risponditore automatico circa la “privacy”, i richiami al sito, annessi e connessi vari, finalmente risponde un operatore, anzi una operatrice che si presenta come Lucilla, una centralinista robot, con la quale si deve (si dovrebbe) colloquiare, e che per prima cosa ti chiede di cos’hai bisogno, e, dopo varie domande e risposte, decide, bontà sua, di passarti un operatore in carne e ossa col quale, dopo una adeguata attesa, sei fortunato se riesci a parlare: spesso cade la linea e devi iniziare tutto daccapo.
Quando poi, finalmente, si riesce a parlare con l’operatore-consulente umano, le cose si complicano perché, invece di spiegarti come si arriva alla fatidica voce delle altre partite, se non è stressato ti rimanda alle varie righe che hai già letto e dalle quali non hai capito niente; se poi l’operatore-consulente è stressato, è facile che ti mandi a quel paese e che chiuda la conversazione.
E alla fine il cliente, lui si stressato dal colloquio tra sordi, decide di rinunciare e, mugugnando tra sé e sé, matura la convinzione che probabilmente è il caso di cambiare fornitore.
Anche questo è una delle “delizie” del mercato libero, ma pensiamo che lo sia anche per il mercato protetto.
Probabilmente quelle delucidazioni che si sperava da avere dal fornitore, potrà fornirtele il nuovo al quale ci si rivolgerà.
Andiamo ora a vedere ciò che serve per fare il passaggio senza eccessivi traumi.
Come orientarsi nella giungla delle offerte?
Per chi intende effettuare il passaggio al mercato libero, ci sono una serie di strumenti per individuare il profilo di offerta più in linea con i propri consumi e le proprie abitudini, oltre ad alcuni supporti informativi che l’ARERA, l’Autorità per l’energia, ha messo a punto nel tentativo di fugare i dubbi sul funzionamento dello stesso.
Per informazioni è possibile contattare lo sportello per il consumatore gestito proprio dall’Arera (800 166 654 attivo dalle 8 alle 18 dal lunedì al venerdì, esclusi i festivi), la quale non interviene per contattare i clienti finali né manda i propri rappresentanti al domicilio degli stessi.
Sul fronte delle offerte, i clienti finali interessati al cambio del venditore possono quindi consultare il “portale offerte” (gestione Arera).
Questo è l’unico comparatore pubblico disponibile sul web dove abbondano, invece, i siti di confronto tra le offerte gestiti da operatori privati.
Bisogna prestare molta attenzione alle possibili truffe telefoniche e occorre sempre essere prudenti davanti alle chiamate di sedicenti operatori che propongono nuove offerte: per evitare brutte sorprese, è bene chiedere sempre un riscontro scritto dell’offerta che viene formulata per avere il tempo di valutare attentamente le condizioni contrattuali e i prezzi.
Abbiamo già detto che il cambio di fornitore e la modifica di una fornitura deve essere fatta con calma e consapevolezza per evitare di vedersi impelagati in questioni dalle quali potrebbe essere molto facile uscire e che potrebbero portare a conseguenze spiacevoli.
Solo chi ha vissuto esperienze specifiche può comprendere i rischi che si corrono facendo scelte affrettate e non ben ponderate, com’è il caso che descriviamo qui di seguito.
Tutti i clienti di luce e gas hanno i rispettivi contatori, la maggior parte dei quali molto recenti e che, incautamente, possono essere scambiati anche come trasmettitori dei consumi ai fornitori che dovranno fatturare.
C’è la presunzione che sia così, e in tanti casi lo è, ma vi sono contratti che non lo prevedono, anzi prevedono il contrario.
Una delle diavolerie che il consumatore può subire è l’obbligo contrattuale di segnalare al fornitore i consumi in quanto, benché sia installato il contatore elettronico, tramite il quale i consumi possono essere rilevati automaticamente, il fornitore si rifiuta di farlo.
Ciò comporta che il fornitore fattura sulla base dei consumi precedenti, con bollette di acconto; se il consumatore pigramente paga senza controllare, può capitare di aver pagato consumi che non ha mai fatto.
Per esperienza diretta riportiamo un caso che si è veramente verificato, e il cliente si è trovato ad aver pagato circa 4000 Kx di corrente in più, e quando se n’è accorto, alle sue rimostranze è stato opposto non solo il mancato obbligo di rilevazione automatica dei consumi da parte del fornitore, ma anche l’obbligo per il consumatore di continuare a pagare il consumo presunto fino al conteggio definitivo del dare e dell’avere.
Il consumatore si è impuntato e, forte del fatto di aver pagato oltre misura i consumi futuri, ha iniziato a non pagare, e il fornitore ha iniziato a tempestarlo di solleciti, telefonici e scritti, fino a giungere alla messa in mora per mancato pagamento di bollette con minacce di distacco.
Poi, incurante della diffida, il fornitore ha proceduto alla sospensione dell’energia, provocando un danno non indifferente per avvenuta perdita di provviste congelate.
La questione ha portato a un giudizio, promosso dal consumatore danneggiato, che si è protratto per circa tre anni.
Frattanto il consumatore, per non restare senza energia elettrica, ha pensato di rivolgersi ad altri fornitori, ma nessuno è riuscito ad attivare una nuova fornitura in quanto il punto di attacco è di proprietà di Arera, la quale, in presenza di una morosità, non lo riattiva.
Per la riattivazione è stato necessario dimostrare ad Arera i consumi non fatti ma pagati, e finalmente il punto di attacco è stato riattivato, ma dopo settimane.
Questo è uno degli inconvenienti ai quali si può andare incontro.
Ma il caso ha avuto un prosieguo.
Da qualche anno una disposizione di legge prevede che il nuovo fornitore debba recuperare dal cliente anche partite non pagate a un precedente fornitore; e nonostante siano trascorsi oltre tre anni, improvvisamente il malcapitato si è visto addebitare il debito precedente, e ha dovuto bloccare l’addebito automatico in conto corrente (procedura ancora consentita dalle banche), ricorrendo al bonifico bancario a favore dell’attuale fornitore, con importo depurato dal vecchio sospeso.
Tutto ciò è la conseguenza di una scelta affrettata e non ben ponderata fatta anni prima.
Sembra uno dei racconti del mistero stile Edgar Allan Poe, purtroppo è quanto realmente accaduto ad un disgraziato suddito anche dei fornitori di risorse energetiche, un caso di follia della burocrazia.
Non sono numerosi gli inconvenienti del genere, ma quando ci si trova invischiati ci vuole molta fatica, molta pazienza e qualche esperienza amministrativa specifica per uscirsene.
E pure questi inconvenienti sono da mettere in conto per evitare futuri grattacapi.