scritto da Nino Maiorino - 22 Agosto 2023 07:05

Emanuela Orlandi, un mistero da quarant’anni

Il 22 giugno scorso è stato l’anniversario della scomparsa di Emanuela Orlandi, scomparsa esattamente quarant’anni fa, il 22 giugno del 1983.

Confessiamo che, dalla morte di Andrea Purgatori, ci sentiamo orfani di un giornalista che settimanalmente, da quando era su La7 col programma Atlantide, ci aggiornava sui vari misteri italiani, uno dei quali è la inspiegabile e misteriosa scomparsa di Emanuela Orlandi, che da quarant’anni tiene desta l’attenzione del paese.

Non dobbiamo dimenticare anche l’altra adolescente, Mirella Gregori, che era scomparsa qualche mese prima, ma sembra che di essa si parli molto meno, evidentemente non c’è stato chi, come nel caso della Orlandi, ha seguito quella scomparsa, ha approfondito i fatti, ha tenuto viva l’attenzione della popolazione, ha stimolato e pungolato le istituzioni a farsi carico del problema, tant’è che oggi, a distanza di quarant’anni, anche il nostro Parlamento sembra orientato alla nomina di una Commissione di inchiesta, che però stenta a partire.

Infatti anche la Commissione d’inchiesta parlamentare che l’attuale Parlamento aveva anticipato, sembra essersi arenata perché, secondo quanto dichiarato da Pietro Orlandi, “c’è qualche senatore che è contrario, mi chiedo perché”. Ma l’opposizione alla Commissione non sembra provenire dai partiti, ma da qualche parlamentare.

E ha poi scritto su un post: “Non smetterò di cercarla e finché non ho un corpo la cercherò viva”.

Per la Orlandi c’è stato un coinvolgimento familiare notevole, basta pensare che il fratello della ragazza, Pietro Orlandi, era quasi settimanalmente in TV, anche grazie ad Andrea Purgatori, per aggiornare i telespettatori sugli sviluppi della vicenda, anche se più si è andato avanti più la storia si è ingarbugliata, con il coinvolgimenti di Pontefici, dell0 Ior, di altissimi Prelati come l’Arcivescovo Paul Marcinkus, che dello Ior era il Presidente, Prelati spesso coinvolti in tantissimi altri misteri italiani e internazionali che sembrava avessero nelle strutture vaticane il collo di imbuto che tutto filtrava.

Ma sembra non siano state solo personalità del Vaticano ad entrare nella vicenda di Manuela Orlandi, non dobbiamo dimenticare la Finanza nazionale ed estera, i Finanzieri, tra i quali Roberto Calvi e Michele Sindona, entrambi suicidati, per non parlare della criminalità, specialmente quella organizzata, Mafia capitale e il cosiddetto “mondo di mezzo” che ruotava intorno a Massimo Carminati, oltre a quell’Enrico De Pedis, meglio conosciuto come Renato, o Renatino,  personaggio nebuloso e ambiguo che si trovò ammazzato e il suo cadavere scomparve dalla circolazione, salvo a ricomparire, qualche decennio dopo, all’interno della Basilica di Sant’Apollinare, allorquando  fu deciso di ricercare il corpo della ragazza all’interno di una tomba nella quale non furono trovate tracce di Emanuela ma in compenso si scoprì che conteneva proprio di De Pedis, che si trovò seppellito in quel luogo sacro: ufficialmente non si è mai saputo chi avesse autorizzato quella sepoltura.

Insomma nell’imbuto del Vaticano e dintorni entrava di tutto: dal lato grande entravano tanti misteri, da quello piccolo ne uscivano pochissimi: il Vaticano era diventato il pozzo di San Patrizio nel quale si nascondeva e si affossava ciò che si voleva tenere segreto.

Ma non vogliamo divagare, vogliamo limitarci a parlare dei recenti sviluppi del caso Orlandi, e pure orfani di Andrea Purgatori, ci rifacciamo agli ultimi fatti di cronaca che vari giornali diffondono; prevalentemente sono quelli della rete web, visto che su quelli di carta il caso Orlandi è quasi scomparso.

Ovviamente chi tiene le file del discorso è proprio il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, che sul mistero della scomparsa della sorella da quarant’anni non cede di un passo.

Le notizie in nostro possesso, non sono recentissime, sono aggiornate a giugno scorso, perché da allora non risultano fatti nuovi: ci eravamo lasciati con l’assicurazione che l’attuale Pontefice, Papa Francesco, aveva dato il suo esplicito consenso a riaprire il caso, raccomandando di non escludere niente e nessuno, anche se non possiamo dimenticare che in una circostanza, sembra durante il primo incontro con Pietro Orlandi, abbia esplicitamente detto che Emanuela è in cielo.

In verità pure intorno ai Pontefici, per il caso Orlandi, ruotano non pochi misteri; escludendo Giovanni Paolo I, durante il cui brevissimo pontificato non ci fu il tempo di parlarne, per gli altri tre, -Giovanni Paolo II (Carol Woytila), Papa Benedetto XVI  (Joseph Ratzinger), e pure Papa Francesco  (l’accenno che la ragazza fosse in cielo)- c’è certamente un coinvolgimento, specialmente per il Pontefice Giovanni Paolo II durante il cui pontificato (era stato eletto il 16 ottobre 1978) le due ragazzine scomparvero (Mirella Gregori il 7 maggio 1983, Emanuela Orlandi il 22 giugno 1983).

Certamente i due pontefici successivi, Papa Benedetto XVI e Papa Francesco non hanno un coinvolgimento diretto nel caso Orlandi, ma è poco credibile che non sappiano cosa sia accaduto.

Anche perché, è siamo veramente rattristati a doverlo ricordare, qualche tempo fa Pietro Orlandi fece delle affermazioni poco belle sul comportamento di Papa Giovanni Paolo II, che il Vaticano ha formalmente smentito, sia pure senza entusiasmo, ma principalmente perché sembra che nessuno abbia querelato Pietro Orlandi: perché?

D’altra parte non si può negare che durante il lungo pontificato di Woytila ci furono molti misteri, la maggior parte dei quali legati proprio alla scomparsa delle due ragazze, particolarmente la Orlandi, collegata con l’attentato del 13 maggio 1981 da parte di Ali Ağca, il killer professionista turco con il quale qualche tempo dopo il Pontefice volle incontrarsi privatamente e che poi avrebbe perdonato; cosa si siano detti il Papa e il suo attentatore di quell’incontro non si à mai saputo, ma in conseguenza degli eventi successivi qualche dubbio è sorto.

Cosa si dissero Woytila e Ağca? Non è che abbiano parlato di Emauela? Forse Ağca lo informò sul perché la ragazza era stata rapita? Forse gli confidò che la ragazza era già morta?

Tutte domande più che legittime che l’evanescenza delle innumerevoli dichiarazioni successive di Ağca sembrano aver avvalorato.

Vogliamo precisare che nessuno sarà più felice di noi se su Papa Woytila si farà chiarezza e la sua figura uscirà immacolata, perché in quel Pontefice abbiamo sempre avuto grande fiducia.

Il 20 giugno scorso il magistrato Giancarlo Capaldo, ora in pensione, che ha indagato sulla scomparsa di Emanuela dal 2008 al 2015 dichiarò che essa “Era a conoscenza di qualcosa che interessava a chi l’ha fatta sparire”.

“La ragazza che sapeva troppo” stavolta non è l’americana Nora Davis protagonista del giallo ambientato a Roma nel 1963, ma Emanuela Orlandi, secondo Giancarlo Capaldo, che, nella sua ultima fatica con il giornalista Ferruccio Pinotti, ha voluto rimettere in fila le indagini, le rivelazioni, i personaggi che si sono affacciati in questo mistero; Capaldo ha puntualizzato: “Offriamo delle chiavi di lettura, non pensiamo di essere in possesso della verità, anzi bisogna guardarsi da chi ha la verità in tasca. Perché ritengo che Emanuela sapesse qualcosa, qualcosa di cui forse non era del tutto consapevole, qualcosa che sapeva senza quasi accorgersene ma che interessava ai responsabili della sua sparizione”.

E’ interessante e istruttivo leggere la seguente intervista rilasciata alla stampa dal Magistrato Capaldo.

Domanda – In questi 40 anni c’è pure chi ha ipotizzato che non fosse lei il vero obiettivo, e che fosse stato uno scambio di persona.

Risposta – “Io invece ritengo che doveva essere rapita proprio lei”, dice con convinzione Capaldo.

D -Ma chi aveva interesse a rapirla?

R- “Ci sono state innumerevoli false piste. Alcune sconfessate dal tempo, altre perché prive di qualunque riscontro; come chi dice che Emanuela viva in Turchia o in Marocco, ad esempio, pure illazioni”.

D – Come quelle di Alì Ağca?

R – “Ricostruiamo anche la sua parabola ma facciamo capire come la vicenda sia stata cavalcata da Agcà per interesse personale. D’altra parte se Alì Agcà è stato tirato in ballo c’era un motivo per farlo, la scomparsa di Emanuela Orlandi era molto a ridosso dell’attentato al Papa e parlare di un coinvolgimento di forze straniere consentiva tutto sommato di guadagnare molto tempo”

D – Allora quali personaggi sono credibili in questa storia

R – “Lo è la figura di Renatino De Pedis ma non come boss di chissà quale super struttura criminale. La Banda della Magliana era più che altro un agglomerato di bande di raccogliticci. De Pedis è nell’ambito di questi personaggi dalle connotazioni criminali ma aveva contatti con persone come don Pietro Vergari, con un mondo ecclesiastico di cui poteva usufruire o che di lui si poteva servire”.

D – Ma De Pedis muore ammazzato nel 1990. Come emerge il suo coinvolgimento nell’affaire Orlandi?

R – “Tutto deriva dalle dichiarazioni di Sabina Minardi (l’ex compagna di Renatino De Pedis, testimone nel caso Emanuela Orlandi, apparsa nella serie di Netflix sulla scomparsa della ragazza, ndr) molto tempo dopo. Poi una manina strana ha fatto pubblicare i verbali di quanto rivelava e questo ha consentito alle persone coinvolte di prepararsi le risposte e concordarle, è stato un atto criminale che ha giocato malamente sulle sorti dell’inchiesta. Invece con la Minardi ci avviciniamo alla verità, ha reso dichiarazioni in gran parte veritiere”.

D – La Minardi parlava di un vero sequestro e poi della consegna della ragazza a un prelato. Emanuela potrebbe essere ancora viva?

R – “Non mi sembra probabile, piuttosto è possibile che non sia morta nell’immediatezza”.

D – C’è chi ipotizza che la Banda della Magliana entri in gioco per ragioni legate al classico Follow the money (segui il danaro, ndr).

R – “Ma il denaro da seguire sarebbe stato quello della Magliana? Io faccio un ragionamento inverso, la banda della Magliana ha avuto un ruolo ma non gestionale, la vicenda del denaro può dare la spiegazione del perché altri si siano rivolti a De Pedis ma non del movente di De Pedis”.

D – C’è stato davvero un muro da parte del Vaticano dove in quegli anni dominavano personaggi come Paul Marcinkus?

R – “C’è stato eccome, non soltanto per quanto riguarda gli aspetti dell’ispezione alla tomba di De Pedis a Sant’Apollinare, ma nel corso di tutta la storia il Vaticano ha brillato per assenza totale di collaborazione, non hanno collaborato con me come con valenti colleghi e in nessuna delle forme proposte, è oggettivo. Poi improvvisamente papa Francesco dà l’input di aprire le indagini. Di per sé è positivo”.

D – Però il ‘pm’ Alessandro Diddi (Promotore di Giustizia del Vaticano che ha riaperto il caso Orlandi, ndr) si è recato in Senato per chiedere uno stop alla Commissione di inchiesta bicamerale.

R – “Ha parlato di intromissione e questo mi sembra preoccupante. È un professionista stimato, vediamo che cosa succederà”.

D – Se mai la commissione partisse e la chiamasse?

R – “Nell’ambito di attività istituzionali sarei disponibile, per arrivare alla verità, senza pregiudizi”.

D – Ma questa verità è vicina o lontana?

R – “Forse è possibile intravedere qualcosa da più vicino, la verità su tutta la vicenda potrebbe risentire del contenuto della verità, è una verità complessa, e forse non è accettabile”.

D – Perché potrebbe gettare ombre su qualche Papa o sull’istituzione cattolica stessa?

R – “Ho il dubbio che possa esserci qualcosa di questo genere, c’è stata molta omertà e l’omertà nasconde sempre qualcosa”.

Siamo convinti che la verità sia ancora molto lontana, e, se pure si arriverà, un giorno, ad essa, sarà molto traumatica per tanti, forse per troppi: ed è per questo che temiamo che della vicenda Orlandi non si verrà, almeno nei prossimi anni, a capo.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.