Lo scorso martedì, si è votato in ben 14 stati più le Samoa americane e il risultato è stato sorprendente ed inatteso. Biden ha conquistato la maggioranza dei delegati in palio, mentre Sanders ha tenuto negli stati dell’Ovest e nel suo Vermont.
Joe Biden ha vinto il Super Tuesday. Una notizia che ha destabilizzato l’intero panorama politico dei progressisti e che rende l’ex vicepresidente il front- runner di queste primarie.
Il ritiro dalle scene del miliardario Bloomberg (che ha ottenuto qualche delegato nelle isole Samoa) e della senatrice Warren, inaugurano la fase finale di queste primarie, dal momento che in gara sono rimasti Biden e Sanders (se non consideriamo TulsiGabbard che inspiegabilmente non ha ancora sospeso la sua campagna). Il senatore del Vermont non solo ha perso le sue scommesse in Virginia, Texas, Minnesota e Massachusetts, ma è stato sconfitto anche nello stato del Maine, vinto da lui nel 2016.
Possiamo affermare che per Bernie Sanders è stata complessivamente una catastrofe. La sua candidatura si è notevolmente indebolita, mentre il suo rivale ha guadagnato decine di importanti endorsement da parte di importanti membri del partito come l’ex candidato Cory Booker e lo stesso Bloomberg. Gli stati che voteranno domani sono Michigan, Idaho, Mississippi, Missouri, North Dakota e Washington, in totale sono 357 i delegati da distribuire ai vari candidati. Sanders ha bisogno di una schiacciante vittoria in Michigan e a Washington, ma al contempo deve cercare di limitare i danni negli stati del sud. Un deludente risultato in Michigan, distruggerebbe le ultime possibilità rimaste per vincere la nomination. Secondo FiveThirtyEight, Sanders ha lo 0,5% delle possibilità di ottenere la maggioranza dei delegati nazionali, mentre Biden cavalca con un solidissimo 95%.
È difficile spiegare questo drastico cambiamento che si è verificato nelle primarie democratiche. Due settimane fa, Biden era sul punto di ritirarsi e Sanders stava monopolizzando il dibattito, battendo gli altri candidati con numeri estremamente positivi e ragguardevoli. Il trionfo di Biden in South Carolina ha modificato il corso degli eventi, infatti in base ad alcuni esperti, questo scenario era stato sottovalutato nonostante si fosse a conoscenza del fatto che gli stati in cui si era votato prima del 29 Febbraio, avevano una demografia fortemente irregolare se comparata con quella dell’elettorato medio.
Iowa, New Hampshire sono popolati quasi esclusivamente da bianchi, mentre in Nevada l’elettorato latino rappresenta una cospicua minoranza. Dopo il brillante risultato in questo stato, Sanders si è completamente focalizzato sugli stati del Super Tuesday, trascurando il South Carolina. I risultati negativi non sono stati considerati dallo staff di Sanders come una mina esplosa, un segnale d’ avvertimento, bensì come un’inevitabile ed inesorabile conseguenza della potenza di Biden al sud.
Nessuno avrebbe immaginato il “super boost” che avrebbe seguito il South Carolina, nessuno avrebbe scommesso 1 dollaro su una risurrezione della campagna. Invece con una puntualità da manuale, Biden si è rafforzato incredibilmente ai danni di Sanders e allo stato attuale risulta essere lui l’uomo maggiormente apprezzato dagli ambienti del partito. La vetta per lui diminuisce di giorno in giorno, e dovrà commettere gravi errori per indebitare il suo successo. È difficile dire come andrà a finire, ma non diamo per scontato una vittoria dell’ ex vicepresidente.
Fino ad oggi, le primarie ci hanno insegnato che il “momentum” di un candidato è piuttosto breve (ricordiamo Warren e Buttigieg), quindi possiamo dedurre che tra qualche settimana lo scenario potrebbe ulteriormente evolversi in favore di Sanders. Personalmente ritengo che sarà un testa a testa senza precedenti, ma questo si verificherà solo nel caso Sanders vinca con ampio margine domani, altrimenti per “SleepyJoe” è fatta. Sembra impossibile, ma dopo 4 anni, il partito democratico incoronerebbe ancora una volta un centrista, appartenente a quella “casta” di Washington che governa da decenni.
Questa almeno è l’immagine che Trump costruirà intorno alla figura di Biden., un uomo anziano, con capacità intellettive ridotte, demofobico e anti-patriottico. Molti sostengono che per Trump sarebbe facilissimo sconfiggere Biden nei dibattiti, facendo l’uso di umiliazioni e ironia in quantità illimitata ma non oserei dire con certezza che Biden non abbia possibilità da giocarsi.
L’incognita restano gli elettori indipendenti e una parte consistente degli elettori di Bernie Sanders che potrebbero voltargli le spalle proprio come con la Clinton nel 2016. Per evitare questo, Biden dovrà lavorare con “The Bernie” per edificare un nuovo partito e consegnarlo a partire dalle elezioni del 2024 al fronte giovanile. È una promessa difficile da mantenere, ma fondamentale per la transizione del potere che avverrà nei prossimi anni. Con le prossime elezioni, l’establishment del partito democratico scomparirà, si dematerializzerà, lasciando spazio alla nuova classe dirigente che importerà proposte nuove.
Gli attuali sfidanti, dovranno dimenticare liti ed incomprensioni per stilare un programma adatto al partito democratico e alle sfide del presente e del futuro, mostrando la loro superiorità su Trump con le idee. E dovranno vincere la sfida più grande, cioè ristabilire la democrazia tanto amata e venerata dai padri fondatori, con un governo del popolo, con il popolo e per il popolo, che non tuteli l’interesse dei pochi ma dei molti. Riportare gli americani alle urne e renderli partecipi delle scelte politiche, questo è l’obbiettivo primario della prossima coalizione democratica.
Sconfiggere Trump è la conseguenza di questo cambiamento. I democratici sanno che queste sono le primarie più importanti della storia politica recente e non possono obliare la lezione di quattro anni fa, perché c’è troppo lavoro da fare su una moltitudine di questioni che vanno risolte, il tempo da perdere è terminato.
Domani vedremo se Sanders sopravviverà e se Biden confermerà il suo straripante successo, ma in ogni caso, domani si aggiungerà un tassello alla costruzione di un’alternativa seria, valida e convincente che potrebbe cambiare la storia americana e potrebbe dare il via (come con la vittoria di Trump) ad un’ inedita era politica di portata mondiale.