scritto da Nino Maiorino - 22 Novembre 2020 11:00

Dio salvi la Calabria

(foto tratta dal sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri)

Dopo la tromba d’aria che ha colpito Crotone la mattina del 21 novembre è il caso di dire che “piove sul bagnato”; la Calabria già in ginocchio per tante cose, purtroppo soffre anche per le avverse condizioni metereologiche.

Avevo ipotizzato di trattare in “Nautilus” il caso dello sfascio della sanità calabrese, ma è una questione che non può essere trattata a cuor leggero, è opportuno un articolo “ad-hoc”.

Voglio esordire con un dato: la Calabria è al quart’ultimo posto nella tabella delle Regioni italiane, con soli 13.027 casi di contagio sui 1.347.000 in Italia (al 20 novembre), e se non avesse questo grande problema del debito e della mancanza di strutture di cura, potrebbe aspirare a non essere classificata tra le regioni rosse.

Sulla vicenda della Sanità calabrese si è innestato una specie di cabaret, del tipo di quello che, fino a qualche tempo fa, ci divertiva nel celebre Salone Margherita di Roma, dove si esibiva la Compagnia del Bagaglino la quale, grazie e Gianluigi Pingitore e ad una serie di ottimi attori, imitatori e caratteristi, metteva in scena le parodie di tanti politici della prima repubblica, da Andreotti a De Mita, da Craxi a Berlusconi, e si rideva a crepapelle, gustando, nell’intervallo, il sempre apprezzato patto di pennette al sugo con peperoncino e bicchiere di vino.

Ora purtroppo, il locale è chiuso, ma chi ha senso dell’ironia può gustare, in alternativa, tante altre parodie, e, fra le altre, pure quella sulla Sanità calabrese che, è diventata una vicenda tragicomica nella quale c’è tutto.

Checché ne dicano Giuseppe Cruciani e la compagnia aerea inglese Easyjet, la Regione Calabria è molto bella, comunque non meno di tante altre regioni italiane, con il suo mare, le sue spiagge, ma pure i suoi monti e le sue colline, nella quale si può godere il mare, il sole, la neve e le bellezze della montagna, toccare con mano le bellezze delle ampie zone marine e le estesi zone verdi, e gustare le specialità calabresi, tra le quali il peperoncino piccante e la “nduja” di Spilinga, una leccornia che solo chi l’ha assaggiata la può apprezzare; fra le altre cose, infatti, la Calabria è celebre anche per il peperoncino piccante, e fino allo scorso anno nella bella cittadina di Diamante, all’inizio dei settembre, si è svolto, per oltre un ventennio, il “Festival del peperoncino”, promosso e organizzato dall’Accademia dei peperoncino, una kermesse che durava diversi giorni e richiamava circa trecento stand da tutto il meridione i quali esponevano e vendevano, previa degustazione, le proprie specialità culinarie, non solo piccanti, e che richiamava centinaia di migliaia di frequentatori. Quest’anno per il Covid questo festival è stato annullato.

Ma la Calabria è pure una regione disastratissima, specialmente nel campo della sanità che per decenni è stata disamministrata e da oltre un decennio commissariata. In verità non è la sola regione a trovarsi in questa situazione, anche altre ne sono state vittime, e pure commissariate; ma anche grazie ad amministrazioni certamente più efficienti, ne sono uscite, e se non fosse per l’attuale pandemia, probabilmente sarebbero stata tutte più efficienti.

In Calabria, purtroppo, è accaduto il contrario in quanto, nonostante l’intervento di tanti commissari, tutti di nomina del Governo centrale, la situazione si è sempre più aggravata in quanto sulla voragine incontrollata del debito sanitario pesano le ingerenze delinquenziali della ”ndrangheta” calabrese e dell’intreccio tra cattiva politica, interessi massonici, voto di scambio e mancanza di senso civico, come riconosciuto anche dal Procuratore Gratteri.

Il vaso è stato scoperchiato qualche sera fa nella trasmissione di Massimo Giletti “Non è l’Arena”, dove ha avuto inizio la tragicommedia con l’intervento di personaggi incredibili, come Saverio Cotticelli, ex Generale dei Carabinieri, terz’ultimo commissario, il quale, intervistato da un giornalista di quella trasmissione, aveva candidamente dichiarato di non sapere che, nella qualità di Commissario, avrebbe dovuto predisporre un piano anti-covid.

Poi incredibilmente si è smentito in diretta incalzato da Giletti, assicurando che egli quel piano l’aveva fatto già a giugno, ma che se n’era completamente dimenticato durante l’intervista, e affermò di non sapere cosa gli fosse accaduto durante la stessa, un’amnesia, un malore momentaneo, o qualcos’altro; in conclusione si era dimesso chiudendo scusa ai calabresi, durante la trasmissione, incalzato da un bombardamento di domande da parte di un giornalista calabrese.

Ma durante la trasmissione Cotticelli dice e fa intendere anche altre cose, non dette in maniera esplicita, come la delegittimazione da parte delle Istituzioni (centrali? locali?) della figura del commissario, perché erano stati toccati poteri forti che evidentemente non sopportavano che qualcuno volesse mettere seriamente mano al risanamento.

Comunque è emersa un’altra realtà incredibile, quella dello staff di Cotticelli, costituito da due persone, lui e la segretaria: e per anni Cotticelli aveva accettato tale situazione ben sapendo che a regime lo staff avrebbe dovuto contare una ventina di addetti, e che due persone per la soluzione dell’ingarbugliato problema, impegnate nel risanamento di un debito che si stima intorno a 1 miliardo di euro, non avevano nemmeno la possibilità di rispondere alle telefonate, debito che qualcuno chiede al Governo centrale addirittura di azzerare, il che significherebbe spalmare la inefficienza calabrese sui contribuenti italiani, per la serie “tu fai i debiti, noi te li paghiamo”.

Tra l’altro Cotticelli era boicottato dalla intera amministrazione regionale se è vero, come ha dichiarato, che per parlare con un dirigente della stessa, aveva bisogno di invitarlo con una pec!

A questo punto tutto faceva prevedere che il Ministero della Sanità nominasse, al suo posto, un professionista di qualità, e “infatti” nominò immediatamente il nuovo Commissario nella persona di Giuseppe Zuccatelli, il quale, qualche tempo addietro, aveva sostenuto che per contrastare la pandemia, la mascherina non serviva a niente: perché il virus si trasmettesse per via orale, occorreva che le due bocche fossero impegnate in un lungo bacio (aveva precisato: con la lingua in bocca) di almeno 15 minuti!

Eppure Zuccatelli viene accreditato come uno dei più efficienti manager pubblici: e se i pubblici manager sono di questo calibro, Dio ci liberi e scampi.

Dopo di che, anche lui si è immediatamente dimesso.

Frattanto qualcuno ha tirato in ballo, ma non ufficialmente, anche Gino Strada, il medico, attivista e filantropo, conosciuto in tutto il mondo, fondatore della ONG Emergency, al quale sembra che la notizia non sia giunta in maniera ufficiale dal Governo ma solo tramite i social; sembra che il Governo avrebbe voluto coinvolgerlo in affiancamento al nominando Commissario, ma Strada ha lanciato chiari messaggi di non volerne sapere.

D’altronde, una persona come Gino Strada, abituata a risolvere i problemi sul campo, non si sa cosa potrebbe fare per il risanamento della sanità calabrese che non ha problemi sanitari, ma montagne di debiti e diecine di ospedali da anni costruiti ma rimasti chiusi.

Tant’è che, nelle ultime ore, sembra che a Strada verrebbe affidato il compito di affiancare i pochi Ospedali funzionanti con delle tendopoli attrezzate per gli interventi contro la pandemia.

Poi il Ministro Speranza ha dato l’incarico, in data 16 novembre, a Eugenio Gaudio, di origine calabrese, Rettore dell’Università La Sapienza di Roma, la più grande d’Europa e la migliore d’ Italia; Gaudio ha prima accettato e il giorno dopo ha rinunciato per motivi familiari, sembra che la moglie non voglia andare il Calabria; una giustificazione puerile per persone di tale livello: si è anche saputo che Gaudio è indagato a Catania in una inchiesta su presunti concorsi truccati, accusa dalla quale sembra sul punto di essere prosciolto.

Frattanto, a complicare ulteriormente il tutto, si inserito anche il facente funzione di Governatore, il leghista calabrese Antonino Spirlì, Nino per gli amici, un variopinto personaggio il quale,  dopo il decesso della Governatrice eletta Jole Santelli, l’ha sostituita nella qualità di vice, e che rifiuta qualsiasi proposta del governo centrale e pretende che il problema venga risolto dalla Regione, che, compreso lui, ha provocato il disastro.

Ora la situazione è stagnante, e se pure il Premier Conte, con grande correttezza e scusandosi, ha detto che di tutti gli errori fatti è personalmente responsabile, questo non risolve il problema.

Il Governo deve puntare, e con grande urgenza, su un manager che abbia competenze specifiche di Sanità, pure se non è un medico, e di risanamento di bilanci.

Il Procuratore capo di Catanzaro, Eugenio Gratteri, che conosce bene uomini e cose, ha affermato che la sanità calabrese non è carente per la mancanza di professionalità, ma esclusivamente per ramificate infiltrazioni della “Ndrangheta” e dell’intreccio tra criminalità, cattiva politica, interessi massonici, voto di scambio e mancanza di senso civico di tanti cittadini.

È come una cappa che incombe tutto; a suo avviso per risolvere il problema il Governo centrale dovrebbe chiamare al capezzale dell’ammalata un calabrese, preferibilmente figlio di povera gente, costretto ad emigrare al nord per trovare lavoro, fare fortuna e maturare esperienze; e il vivaio dal quale attingere è abbastanza ricco.

Frattanto, a distanza di oltre dieci giorni degli ultimi avvenimenti, e dell’ultimo decennio di insuccessi, la sanità calabrese rimane nel caos e il Governo non sa più a quale Santo rivolgersi e che pesci pigliare.

Probabilmente solo un miracolo potrebbe risolvere la situazione, Conte e Speranza farebbero bene a chiedere un miracolo al Santo del quale i calabresi sono tanto devoti, San Francesco di Paola.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

2 risposte a “Dio salvi la Calabria”

  1. 22.11.2020 – By Nino Maiorino – Ho dimenticato di inserire nell’articolo un termine di paragone importante: in Campania il totale dei casi positivi al 21.12 ammonta a 133.056, la Campania è al terzo posto della tabella pubblicata dal Ministero della salute: praticamente oltre 10 volte maggiori di quelli della Calabria. Chiedo scusa ai lettori.

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