Di tutto un po’: truffe bancarie, privacy Wats.App, pulizia stoviglie, vaccini
Truffe bancarie e postali
Sempre più spesso arrivano sul telefonino messaggi tramite sms, con i quali ci avvisano che è stato bloccato il nostro conto corrente, oppure la carta di credito o quella bancomat, o il nostro dossier titoli.
Chi ha un conto in banca almeno una volta ha ricevuto messaggi di questo tipo, con i quali l’ignaro utente viene attirato in una trappola, e deve essere molto attento a scansarla.
Tali avvisi possono pervenire anche tramite messaggi di posta elettronica, i quali sono ancora più infidi perché consentono ai truffatori di inviare anche “phishing” (traduzione amo, pesca), vale a dire messaggi tramite i quali i truffatori possono non solo accedere ai conti dei malcapitati, ma pure inviare virus che bloccano il pc.
Nel caso di messaggi e.mail è più facile individuare la trappola in quanto basta fare attenzione, prima di aprirli, all’indirizzo che segue la @: se è un indirizzo conosciuto o ricorrente, nessun problema; ma anche in questo caso occorre fare attenzione in quanto qualche volta il messaggio sembra pervenire da persone con le quali si colloquia quotidianamente: se vi è qualche dubbio è sempre meglio non aprire i messaggi e telefonare all’amico per chiedere spiegazioni.
Personalmente è capitato di ricevere da presunti amici messaggi di questo tipo, che un occhio esperto può individuare perché frutto di manipolazioni che graficamente possono balzare agli occhi: infatti gli “hacker” (esperti informatici che si dedicano a questo) spesso non riescono ad occultarsi bene; un poco di attenzione non guasta.
Per quanto riguarda i messaggi Sms che arrivano sullo smartphone, la trappola funziona in due tempi: il primo è l’invito a cliccare su un “link”, un indirizzo di posta elettronica che viene indicato nel messaggio stesso; il secondo è la richiesta di fornire dati riservati, i cosiddetti “dati sensibili”, come, ad esempio, il codice fiscale, il codice di 16 cifre della carta, talvolta anche il codice di controllo di tre cifre che sta sul retro della carta stessa nello spazio per la firma.
Forniti questi dati, il truffatore informatico accede ai conti e li prosciuga.
Questi elementi, definiti sensibili perché tramite essi si può risalire alle persone titolari dei conti, non debbono MAI essere comunicati: se il messaggio sembra provenire da una banca, è bene sapere che nessuna banca usa questo metodo; nella peggiore delle ipotesi la banca fa una telefonata al cliente per avvertirlo di una anomalia, e lo invita a recarsi allo sportello per la verifica.
Se il cliente è anche esperto nell’utilizzo del cosiddetto “home-banking” (la banca a domicilio, con la quale si possono fare tutte le operazioni, tranne i prelievi di danaro), è bene che sappia che questo sistema è estremamente sicuro perché gli Istituti di credito usano la massima protezione per la sicurezza dei dati della clientela.
Purtroppo, considerato che negli ultimi tempi si è molto diffuso il sistema di acquistare molti prodotti on-line, talvolta può capitare che siti non affidabili chiedano il pagamento tramite carta di credito oppure carta bancomat, e memorizzano fraudolentemente i dati delle stesse per poi usarli in maniera truffaldina.
Pertanto chi è intenzionato a fare tali acquisti, dovrebbe adottare una precauzione molto semplice: chiedere alla propria banca il rilascio di una carta di credito ricaricabile, sulla quale va a caricare l’importo dell’acquisto: male che vada ci rimette solo la somma ad esso destinata, e di questo si accorge subito.
Le carte prepagate possono essere anche acquistate altrove, ad esempio nei tabacchini, perché ci sono anche circuiti alternativi a quelli bancari, ad esempio quello “Sisal”, che fanno lo stesso servizio a costi estremamente contenuti; su tali carte si possono caricare anche “on-line” gli importi degli acquisti da effettuare; il sistema è sicuro ed economico.
Comunque in Italia c’è un efficiente servizio di prevenzione e perseguimento di tali truffe, fornito dalla Polizia postale, tra i tanti che questo efficiente dipartimento della Polizia fornisce, ma non c’è bisogno di recarsi presso uno di questi uffici (il più vicino è a Salerno), perché anche i Carabinieri ne hanno uno analogo.
Ed è sempre bene denunciare queste truffe o tentativi di truffe perché non si può mai prevedere come si evolvono, e una mancata denunzia può esporre il truffato a rischi successivi.
Attenti ai messaggi Wats.App, non è più garantita la privacy
E noto che il sistema di messaggistica Wats.App, facente capo a Facebook, è uno tra i più diffusi del mondo e finora ha garantito la privacy degli utilizzatori tramite un maccanismo denominato “crittografia end-to-end”.
Ovviamente questo costituiva una barriera tra il sistema di messaggistica e uno dei primi social del mondo dal quale deriva, appunto Facebook.
Ora sembra che l’utente di Wats.App non sarà più in grado di impedire che i suoi messaggi vengano trasferiti a FB, per cui si potrebbe correre il rischio che messaggi personali, inoltrati tramite Wats.App, vengano memorizzati da FB.
La cosa avrebbe dovuto avvenire già all’inizio di febbraio, ma sembra che al momento Wats.App abbia preferito non procedere a seguito delle numerose proteste degli utenti, alle quali Wats.App è molto sensibile perché, contrariamente a quello che si crede, questo sistema di messaggistica per molti utenti non è gratuito in quanto molte aziende lo utilizzano per pubblicizzare i loro prodotti o le loro attività, ovviamente a pagamento.
D’altra parte lo stesso Facebook non è sempre gratuito per gli stessi motivi: molte aziende utilizzano il social per promuoversi, ovviamente a pagamento.
Quindi allo stato il cambio di passo di Wats.App è sospeso, nel caso venga effettuato ne daremo notizia ai lettori, i quali avranno la possibilità di utilizzare sistemi alternativi, come Telegram o Signal, al momento ancora poco conosciuti.
Proprio Telegram è indicato come la rete di messaggistica che meglio coniuga sicurezza e utilizzabilità, sia per gli utenti privati che per quelli business, e, fra l’altro, non consente la geo-localizzazione della posizione dell’utente se quest’ultimo non l’abbia autorizzata.
Il sistema più efficace per la pulizia delle stoviglie
Per detergere piatti, bicchieri, posate, pentole e quant’altro quotidianamente in cucina, esistono più sistemi; uno dei più diffusi è la spugnetta, croce e delizia delle donne di casa (ma ora sempre più spesso anche degli uomini, che non disdegnano di sostituire le mogli in cucina).
Ma da una indagine eseguita da AltroConsumo è risultato che il sistema più sicuro in quanto ad igiene è la spazzola, molto utilizzata nei paesi del nord Europa.
La spazzola riesce a garantire più efficacemente la sicurezza microbiologica rispetto alla spugna o agli straccetti sintetici.
All’indagine hanno contribuito diecimila utenti, di dieci paesi europei diversi.
Da questa indagine è emerso che, escludendo la lavastoviglie, che si colloca al top delle preferenze (44%) ed è il sistema che garantisce la più elevata sicurezza di detergenza, la spazzola si colloca al secondo posto, mentre spugne e straccetti sono i meno sicuri.
Ovviamente tutto sta pure nella affidabilità e attenzione delle persone, anche perché non sempre è conveniente utilizzare la lavastoviglie, a meno che non si sia in presenza di una famiglia numerosa; ma in nuclei familiari di due o tre persone questo elettrodomestico, utilizzato quotidianamente, diventa molto costoso e ben può essere sostituito da spazzole, spugnette e quant’altro.
A proposito di vaccini
Sempre da AltroConsumo riportiamo una serie di dati che indicano la fiducia della gente ai vaccini anticovid.19.
L’intenzione di vaccinarsi è espressa dal 52% di persone disposte a farlo subito, il 30% è disposta a farla ma non subito, vuole attendere di vedere gli effetti sugli altri, il 10% non ha ancora deciso, l’8% non vuol saperne. In sostanza l’82% ha intenzione di vaccinarsi.
In merito alla correttezza del programma del Governo il 74% (prima operatori sanitari e fasce di età più a rischio, poi persone con patologie che le rendono fragili, personale scolastico e FF. OO., poi man-mano riduzione delle fasce di età) è d’accordo, il 17% non si pronuncia, il 9% non è d’accordo, ma non specifica il motivo.
Relativamente alle problematiche che girano attorno alla vaccinazione: -in merito al patentino di immunità, il 53% pensa che i vaccinati debbano averlo (in Campania sembra che ai vaccinati arriverà per posta dalla Regione); -in merito alla responsabilità per gli eventuali danni derivanti dal vaccino il 69% pensa che le case farmaceutiche ne debbano rispondere; -in merito alla fiducia per le case che hanno prodotto i vaccini, il 34% si fida; -in merito alla distribuzione dei vaccini (piano vaccinale) il 57% è d’accordo; – in merito alla trasparenza della politica di acquisto dei vaccini da parte del Governo il 38% esprime fiducia; -in merito al processo di sviluppo e sperimentazione dei vaccini per il 39% è stato troppo rapido; -e per finire, in merito alla obbligatorietà della vaccinazione, solo il 46% si è espressa favorevolmente.
Non vogliamo tediare i lettori con altri argomenti pure importanti, che rimandiamo ad una prossima volta.