Ad una certa età è opportuno preoccuparsi del deterioramento del cervello, quanto meno per esorcizzare i dubbi e le paure che possono assillarci.
È chiaro che preoccuparsi della salute è un esercizio quotidiano, ma per talune malattie vi sono segnali ben chiari che ci danno l’allarme indipendentemente dalla nostra volontà.
C’è una foto, che introduce queste riflessioni, che circola sui social da qualche giorno, la quale fa ben comprendere cosa sia il cervello umano e come si evolva nel tempo in negativo.
In verità la foto è tratta da uno studio sul Morbo di Alzheimer, ma non è accertato che proprio questo morbo sia tra le cause principali o uniche della demenza senile.
Le cellule cerebrali sono chiamate “Sinapsi”, termine che in neurofisiologia indica non solo le cellule vere e proprie, ma anche la connessione funzionale fra esse e gli organi periferici del corpo.
Fino a qualche decennio addietro la scienza aveva sostenuto che le cellule cerebrali erano tra le poche, se non le uniche, a non riprodursi.
Ma da qualche tempo sembra che non sia più così.
Nel 1999 sulla rivista prestigiosa rivista “Science”, due neurobiologi statunitensi, Elizabeth Gould e Charles Gross, dell’Università di Princeton, pubblicarono un articolo che riguardava le loro ricerche in tale campo, dalle quali sarebbe emerso che un flusso di nuove cellule ancora indifferenziate migra quotidianamente da una zona al centro del cervello, e si dirige, con un viaggio che dura alcuni giorni, verso l’area più esterna del cervello, la corteccia cerebrale, la regione più “moderna” e complessa, da cui dipendono le funzioni intellettuali superiori e che è cruciale nella formazione delle memorie, del pensiero e dell’identità personale.
La sperimentazione, effettuata su un gruppo di macachi adulti, non è stata ancora confermata, anzi altri ricercatori hanno sostenuto tesi contrarie e controverse.
Quindi la rigenerazione delle sinapsi è di là da venire, al momento restiamo al fatto che queste cellule non si riproducono.
L’invecchiamento mentale, e lo sviluppo della demenza senile, non sembra essere sempre causata dal morbo dell’Alzheimer, anche se molti ricercatori sembrano convinti che esso sia una delle cause principali; in sostanza è come se la demenza senile fosse un contenitore nel quale la parte preponderante dipende dall’Alzheimer, ma nel quale vi sono anche altre cause.
Ma più che soffermarci su dati scientifici e ipotesi, principalmente ci interessano i sintomi con i quali la demenza si manifesta, tra i quali vengono qui di seguito indicati i 10 più evidenti.
- Amnesie: uno dei segnali più comuni della malattia di Alzheimer è la perdita di memoria. Il soggetto comincia ad avere difficoltà nel ricordare ciò che è accaduto di recente, come ad esempio cosa ha mangiato per il pranzo; nell’invecchiamento non patologico, il soggetto ha delle dimenticanze, relative ad esempio ad alcuni nomi di persone a lui familiari, ma li ricorda dopo poco.
- Impossibilità nel portare a termine compiti semplici: tutte quelle attività che prima si facevano con facilità ora diventano più complicate; pensiamo, ad esempio, al vestirsi da soli o alla difficoltà che si può incontrare nel preparare una ricetta che in precedenza era familiare.
- Disturbi del linguaggio: il soggetto ha difficoltà nel denominare un oggetto, pur riconoscendolo, spesso per arginare tale difficoltà utilizza termini non esatti, spesso parole più semplici che impoveriscono il linguaggio stesso; inoltre, si ha la sensazione di avere sempre la parola “sulla punta della lingua”, senza riuscire ad esplicitare il concetto che si ha in mente.
- Difficoltà di ragionamento e pianificazione: diventa sempre più difficile eseguire i calcoli, seppur semplici e condurre un ragionamento lineare, una delle difficoltà più comuni riguarda l’incapacità di gestire in maniera adeguata il denaro, portando a termine spese eccessive o prive di utilità.
- Disorientamento temporale: il soggetto tende a perdere il senso delle date e a confondere i giorni della settimana o le stagioni dell’anno.
- Disorientamento spaziale: i percorsi abituali diventano complicati, anche il tornare verso la propria abitazione può generare confusione; uno dei primi segnali di un’alterazione a questo livello è la perdita di orientamento dei soggetti quando sono alla guida dell’automobile oppure quando si allontanano da ambienti familiari come, ad esempio, dalla propria abitazione.
- Difficoltà a capire le immagini visive e i rapporti spaziali: avere dei problemi visivi potrebbe essere un segnale del morbo di Alzheimer; si può avere difficoltà a leggere, a giudicare la distanza e a stabilire il colore o il contrasto. Bisogna però prima effettuare un’analisi differenziale che escluda che si tratti di problemi visivi legati, ad esempio, alla cataratta.
- Irritabilità e delirio: sono frequenti gli episodi in cui il soggetto appare irascibile e accusa le persone che gli sono vicino, attuando comportamenti spesso incongrui e inusuali; possibili sono anche i deliri, soprattutto di tipo persecutorio.
- Ansia e depressione: frequenti episodi di ansia e deflessione del tono dell’umore.
- Apatia e abulia: perdita di interesse verso le persone care e tutte quelle attività che prima risultavano fonte di interesse e piacere; il soggetto può iniziare a rinunciare alle attività sociali e relazionali, gli hobby, i progetti di lavoro o le attività sportive vengono tralasciate
Ovviamente ciascuno deve ben valutare tutti questi sintomi e tanti altri, in quanto non sempre il manifestarsi di qualcuno di essi deve farci impaurire.
L’estensore di questo articolo è stata vittima, oltre un decennio addietro, di una inspiegabile amnesia, perché improvvisamente non riuscì più a ricordare dove avesse parcheggiato l’auto; era talmente frastornato da essere costretto a telefonare alla famiglia e, tramite la stessa, a un amico neurologo per comprendere cosa stesse capitando.
La spiegazione fu una banalità: aveva l’abitudine a parcheggiare l’auto sempre nello stesso posto, ma quella volta aveva trovato tutti i posti occupati, motivo per il quale era stato costretto a girare per trovarne uno libero e, gira e gira, lo trovò ad una certa distanza, per cui, quando volle riprendere l’auto, non trovandola al solito posto, entrò in panico.
Se fosse stato l’effetto della demenza o dell’Alzheimer, oggi sarebbe già nel mondo dei giusti, visto che, secondo i ricercatori, queste malattie durano dagli otto ai quattordici anni, dopo di che …pace all’anima sua.
Ma leggendo il decalogo tante altre manifestazioni si appalesano quotidianamente in ognuno di noi, e a voler tenere conto delle stesse, una buona fetta della popolazione, anche di età non avanzata, sarebbe affetta da demenza o dall’ Alzheimer, per cui ciascuno deve essere attento a quei sintomi, ma non diventarne succube.