Dalla Gran Bretagna alla Polonia passando per Portogallo, Spagna e Polonia, l’Europa è alle prese con l’ennesima ondata di caldo, siccità e stress idrico dell’estate 2022, obbligando gli Stati ad imporre restrizioni con conseguenze sulla vita quotidiana.
Ad oggi le penurie d’acqua riguardano l’11% della popolazione Ue e il 17% del suo territorio, ma la situazione più preoccupante è quella del Mediterraneo dove ormai il 50% dei residenti vive sotto stress idrico estivo permanente.
Un fenomeno che si sta verificando persino in Olanda, dove le autorità hanno decretato uno stato di “penuria d’acqua”, avvertendo che dopo le restrizioni a navigazione e agricoltura nuove limitazioni rischiano di entrare in vigore.
Scenario simile in Inghilterra – che ha avuto gli otto mesi, da novembre a luglio, di peggior siccità dal 1976 – dove nell’Hampshire e nell’Isola di Wight è vietato l’uso di irrigatori e tubi di gomma nei giardini.
Lo stesso dovranno fare presto i residenti del Kent e del Sussex, rischiando in caso di infrazione una multa salata di oltre 1.100 euro.
Per lo stesso motivo, nei celebri giardini londinesi di Kew e altri parchi della capitale gli addetti devono scegliere con cura come e quando irrigarli, mentre molti alberi perdono le foglie ancora verdi come se fosse autunno inoltrato e per le strade ci sono tappetti di erba totalmente secca.
A risentirne è anche il Tamigi, il cui livello a valle è cinque miglia (circa 8 mila metri) più basso rispetto alla norma e quello dei serbatoi sta diminuendo di giorno in giorno, passato sotto la soglia del 90% già da giugno.
Colpita anche l’agricoltura, con danni ai campi coltivati di frutta e verdura, mentre a giugno l’inflazione ha toccato un record per quanto riguarda i prezzi di cibo e carburanti.
L’assenza di piogge ha fatto registrare il mese di luglio più secco degli ultimi 87 anni – in particolare nel Sud e nell’Est – e, secondo bilanci provvisori, temperature record fra 30 e 40 gradi hanno causato 844 decessi in più il mese scorso in Inghilterra e nel Galles.
Se la passa anche peggio la Spagna, dove temperature superiori a 40 gradi in diverse regioni hanno fatto abbassare il livello dei serbatoi d’acqua al 40,4% della loro capacità, colpendo sia le attività agricole che l’utilizzo nella vita quotidiano.
Uno dei rischi maggiori riguarda la produzione di olio d’oliva, che alla prossima stagione potrebbe subire un calo fino al 20%, con ripercussioni globali in quanto la Spagna rifornisce la metà dell’olio su scala mondiale.
In Portogallo il ministro dell’Ambiente Jose Duarte Cordeiro ha avvertito che il Paese sta vivendo la “peggior siccità del secolo”, chiedendo ai suoi cittadini di ridurre l’utilizzo dell’acqua per ridurre la pressione sulle riserve.
La diminuzione dei raccolti agricoli nei prossimi mesi colpirà sia Portogallo che Francia, Romania, Spagna, e Italia.
Negli Stati dell’UE, a luglio la produzione di granturco, girasole e soia è già diminuita del 9% rispetto alla media.
“Dobbiamo smettere di sprecare acqua e utilizzare questa risorsa in modo più efficiente per adattarci ai cambiamenti climatici e garantire la sicurezza e la sostenibilità del nostro approvvigionamento agricolo” ha detto il commissario Ue per l’ambiente, la pesca e gli oceani, Virginijus Sinkevicius, chiedendo agli Stati Ue di riutilizzare maggiormente le loro acque reflue.
In Italia la situazione è anche peggiore, con la differenza che, mentre negli altri stati europei le disposizioni vengono maggiormente rispettate e le ammende vengono rigorosamente applicate, da noi, oltre alle enunciazioni e raccomandazioni, il tutto è affidato alla buona volontà individuale.
Da noi l’emergenza siccità è la diretta conseguenza di un 2022 che in Italia si classifica nel primo semestre come l’anno più caldo di sempre con una temperatura addirittura superiore di 0,76 gradi rispetto alla media storica, ma si registrano anche precipitazioni praticamente dimezzate lungo la Penisola (rilevazione al 15 luglio 2022 – ndr).
Fosche e drammatiche i dati di Coldiretti, secondo la quale questo anno in Italia è stato il più caldo di sempre, temperature su, precipitazioni più che dimezzate.
Questa è la fotografia scattata dalla Coldiretti che lancia l’allarme: “La tendenza al surriscaldamento è evidente nel nostro Paese, dove la classifica degli anni più caldi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo decennio e comprende nell’ordine il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020”.
Sono questi gli effetti del cambiamento climatico che ha anche portato a una evidente tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi.
Secondo l’analisi Coldiretti, è cambiata significativamente in Italia la distribuzione temporale e geografica delle precipitazioni tanto che la siccità è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con danni per le quantità e la qualità dei raccolti.