scritto da Nino Maiorino - 27 Dicembre 2021 15:57

Dall’autopsia al Covid

Certamente non si può dire che questo sia un argomento che si sposa bene con le attuali festività natalizie e di fine d’anno: ma il Covid, sempre più aggressivo, ci consente di trattarlo anche per tentare ancora un a volta di convincere i riluttanti a vaccinarsi, perché mai più vogliamo vedere cortei come quello di Bergamo

Sembra che tra autopsia e Covid non ci sia alcun nesso, eppure esso esiste, e man mano ci arriveremo.

Non vogliamo portarla per le lunghe, ma dobbiamo necessariamente principiare dall’autopsia, che è una indagine su un cadavere eseguita mediante operazioni che consentono l’ispezione del corpo del deceduto, sia esterna che interna, senza trascurare alcun dettaglio.

Il termine deriva dal greco αὐτοψία (composto di αὐτός, «stesso», e ὄψις, «vista») e significa «che vede con i propri occhi».

La tecnica autoptica trova il primo regolamento italiano nella Circolare del 30 giugno 1910 del Ministro di Grazia e Giustizia e dei Culti, Cesare Fani. Essa contiene le indicazioni della procedura da seguire.

Con il passare degli anni nuove procedure e tecnologie mediche hanno un po’ rivoluzionato il processo autoptico, tanto che si sta discutendo di un recentemente un documento medico-forense europeo sulla tecnica da adottare.

L’autopsia è contemplata nell’art. 116 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale allorché, dalla morte di una persona, si profila un sospetto di reato per cui il Procuratore della Repubblica o il Pubblico Ministero sono tenuti ad accertare la causa della morte. La medicina legale è quella deputata a fare ciò.

L’autopsia, chiamata anche “esame post mortem”, è una procedura medica, dettagliata e attenta, del corpo e degli organi della persona morta per stabilirne le cause, le modalità ed eventualmente i mezzi che l’hanno causata.

Nelle autopsie a scopo giudiziario è anche chiesto di stabilire l’epoca della morte, desumibile dai cosiddetti fenomeni cadaverici.

L’autopsia viene eseguita da medici specializzati, i quali esaminano attentamente l’intero cadavere, per vedere la presenza di lacerazioni dei tessuti: e si rileva ogni dato.

Il cadavere viene denudato e l’osservazione parte dagli indumenti; poi si passa alla salma nuda per raccogliere i dati sulle caratteristiche somatiche generali, imbrattamenti sul corpo, identificazione di ogni tipo di ferita o abrasione, e ogni altro elemento utile: caratteristiche somatiche normali e comuni come i capelli, i peli, le unghie, gli occhi, contrassegni e caratteristiche anomale, di ordine patologico come cicatrici o amputazioni, o di altra natura, come i tatuaggi, e alla fine si rilevano i fenomeni cadaverici.

Generalmente viene tutto annotato e fotografato, e recentemente il medico registra vocalmente tutto quello che nota, che correda la ripresa televisiva di tutte le fasi, affinché nulla possa sfuggire nel lungo procedimento.

Il tutto dura da un minimo di  tre ad un massimo di 9/10 ore in quanto, dopo l’esame esterno, il corpo viene meticolosamente sezionato, da esso si estraggono tutti gli organi interni con molta delicatezza e con strumenti adatti, per evitare che vengano danneggiati, il che potrebbe determinare errori nelle fasi successive che prevedono il sezionamento di ogni singolo organo anche in parti piccolissime.

Una procedura a dir poco macabra, ma indispensabile anche ai fini di giustizia, perché in tanti casi il decesso non è stato originato da cause naturali ma da violenze che comporteranno indagini giudiziarie per accertare l’eventuale assassino; da anni i casi di contestazione delle autopsie sembra che siano ridotti al minimo, il che sta a significare che le procedure autoptiche in atto sembrano portare a elementi inoppugnabili.

In taluni casi è opportuno far precedere la dissezione da radiografie del corpo o di parti dello stesso, per esempio per localizzare schegge o proiettili rinvenuti o rilevare lesioni ossee. Normalmente è fatta a freddo, e nel caso di trapianto già in precedenza autorizzato, viene eseguita in contemporanea al prelievo degli organi.

Evitiamo di scendere nei dettagli per non turbare i lettori,  ma è opportuno sapere che l’apertura del corpo avviene con un taglio chiamato a “Y” di due tipi: 1) dalla linea medio-sternale passando dallo sterno per raggiungere il pube passando a sinistra dell’ombelico, oppure un taglio da mastoide a mastoide (prominenze ossee che si trovano dietro ciascun orecchio) passando lungo il margine del muscolo sterno cleido-mastoideo e quindi lungo il margine superiore delle clavicole e l’incisura sternale, un taglio che sulla linea medio-sternale parte da questo e raggiunge la sinfisi pubica passando a sinistra dell’ombelico; 2) Il taglio lineare, dal mento al pube.

Ovviamente l’esame del cranio e del cervello sono a parte.

E ci fermiamo qui per evitare ulteriori turbamenti.

Abbiamo detto che tutti gli organi interni vengono espiantati ed esaminati con molta attenzione, dopo di che il tutto viene riposto nell’addome della salma, la quale si presenta come una canoa vuota che viene così riempita; pure il cervello viene riposto nell’addome, il quale viene poi suturato, e il cadavere viene poi preparato per l’estremo saluto.

C’è chi sostiene che chi fa l’autopsia è una specie di mostro, perché non è a cuor leggero che si può tagliuzzare in tal modo un cadavere: nulla di più falso, chi esegue una autopsia è un professionista che, dopo i primi casi, si è abituato, è come il chirurgo che è costretto ad incidere per effettuare un intervento, ma con la differenza che quest’ultimo agisce su un corpo vivo che tenta di salvare, mentre il medico autoptico lavora su un cadavere.

E torniamo al titolo di questo articolo, vale a dire il collegamento tra autopsia e Covid.

La procedura dell’autopsia sembra sia stata quasi del tutto sospesa dall’inizio della pandemia da Covid.

Perché? si sono chiesti in molti.

La risposta più semplice è che non sia stato opportuno esaminare i resti di una persona deceduta per Covid prima di tutto perché del virus si sapeva ancora poco e nessuno era in grado di stabilire se, lavorare sul cadavere di un deceduto da Covid, vi fosse il rischio che il virus si trasmettesse anche al medico autoptico; ciononostante qualche deceduto è stato sottoposto all’autopsia per vedere come il virus avesse influito sugli organi principali, polmoni, cuore, eccetera: ed è una cosa che i no-vax dovrebbero ben approfondire.

Dopo due anni, in considerazione della messa a punto dei vaccini, e dei buoni risultati che grazie ad essi si sono ottenuti con l’attenuazione della pandemia, checché ne dicano gli scettici, allo stato anche le autopsie sono riprese a pieno ritmo.

Ed è proprio per il nesso tra il virus e il contrasto che il vaccino gli oppone, in presenza delle immagini della devastazione degli organi dei deceduti, non dovrebbero esserci più remore a sottoporsi alla vaccinazione: è un comportamento responsabile di chi vuole tutelare se stesso, i suoi familiari, e l’intera comunità.

E’ il solo modo per evitare ulteriori cortei di mezzi militari, come quelli visti a Bergamo lo scorso anno, che trasportavano centinaia di salme dei deceduti per il Covid verso i cimiteri di altre città.

La conclusione e l’esortazione: avere fiducia nella scienza, smettere di temporeggiare e correre a vaccinarsi.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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