scritto da Nino Maiorino - 23 Aprile 2022 09:37

Dal 2023: Canone Rai fuori dalla bolletta elettrica

Ormai sembra definitiva la decisione adottata dal Governo: dal prossimo anno il Canone Rai-Tv non sarà più pagato con la bolletta elettrica, ma si tornerà al sistema precedente, cioè ciascun utente dovrà provvedere al pagamento di propria iniziativa.

L’addebito del Canone Rai-Tv nella bolletta elettrica fu introdotto dal Governo Renzi nel 2016; si tentò, in tal modo, di porre fine ad una massiccia evasione del balzello che molti non pagavano, sebbene fossero previsti gli strumenti di controllo che avrebbero potuto sopprimere, o almeno contenere, l’evasione.

Ma si sa che il nostro paese può insegnare al mondo intero come fare le leggi e poi mettere in atto i sistemi per aggirarle, e anche per il canone Rai era così.

Matteo Renzi, all’epoca acclamatissimo Premier, per ridimensionare il fenomeno, si inventò un teorema da tanti contestato; sul presupposto che chi aveva un contratto di fornitura dell’energia elettrica dovesse per forza avere anche la TV, Renzi introdusse, con la legge di stabilità 2016, il nuovo sistema di riscossione che portò innegabili benefici alla emittente nazionale, tant’è che venne pure ridotto il canone da 113,50 a 90 euro, e contemporaneamente alcune reti Rai tematiche  (inizialmente Rai.Yoyo, Rai.5, Rai.Storia) abolirono le interruzioni pubblicitarie; altre lo fecero successivamente.

Ora sembra che definitivamente l’epoca dell’addebito del canone in bolletta sia tramontata, complice anche la Unione Europea che sin dall’inizio ne aveva contestato l’introduzione in bolletta perché lo considerava un “onere improprio”, nel senso di una spesa addebitata ma non dovuta (teoria non infondata).

Ora sembra averla avuta vinta in quanto, sul finire dello scorso anno, la Commissione europeaha posto lo scorporo dalla bolletta come condizione fondamentale per ricevere i fondi del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza; e giacché ai miliardi dell’UE non possiamo rinunciare, molto probabilmente la cosa andrà in porto.

Renzi aveva fatto uno dei suoi “blitz”, ora sembra del tutto disinteressato alla questione, preso da beghe personali e politiche.

Lo scorporo dell’addebito del canone dalla bolletta elettrica è avvenuto con l’approvazione di un ordine del giorno al “decreto energia”, presentato dalla onorevole Maria Laura Paxia, deputata eletta con il M5S, vittima di una epurazione e ora appartenente al Gruppo Misto, che fa parte della X Commissione parlamentare di Vigilanza Rai. Il suo o.d.g. è stato accolto dal Governo nell’ambito del Decreto Energia, quindi è immediatamente operativo, per questo motivo diamo per certo che dal 2023 non dovremmo più trovare nella fattura elettrica l’odiato canone; ma, considerato come vanno le cose in Italia, preferiamo usare il condizionale giacché potrebbe anche capitare che, all’ultimo momento, qualcuno nell’ambito del Governo ci ripensi e si inventi una escamotage per lasciare le cose come stanno.

Comunque, allo stato, dal prossimo anno i 90 euronon saranno più inseriti in bolletta e, con ogni probabilità, si tornerà a pagare il canone con il tradizionale bollettino postale, o con un sistema alternativo.

La cosa che lascia riflettere, ed è anche per questo che insistiamo sul condizionale, è che pure l’Usigrai, a tutti nota come la Organizzazione sindacale dei giornalisti della Rai, è intervenuta con un comunicato molto preoccupato per lo scorporo del canone dalla bolletta elettrica.

“Il canone italiano è il più basso in Europa, così come il numero di giornalisti in organico, in proporzione alle ore di trasmissioni autoprodotte”, ricorda l’Usigrai. “A fine marzo, in un documento approvato all’unanimità dall’assemblea, i Cdr della Rai chiedevano che fosse garantita la certezza delle risorse disponibili ogni anno per il servizio pubblico radiotelevisivo, con la restituzione alla Rai dell’intera quota del Canone versato dai cittadini …in tutto 200 milioni all’anno”.

Insomma l’Usigrai è preoccupata “che lo scorporo dalla bolletta si traduca in una nuova corsa all’evasione del Canone. Se così fosse, ad essere in pericolo sarà il servizio pubblico, già negli anni gravato dal prelievo forzoso di 150 milioni (su cui pende un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica)”.

L’Usigraisi dice pertanto intenzionata a conoscere “quali strumenti metterà in campo il Governo per la riscossione del Canone televisivo. Il decreto legge, in questo senso, è troppo vago. Non basta adeguarsi alle indicazioni della Commissione europea: bisogna individuare delle soluzioni che mettano al riparo il servizio pubblico radiotelevisivo. La certezza delle risorse è garanzia della nostra autonomia e indipendenza: a questo deve, imprescindibilmente, seguire la riforma della Rai per liberarla dal controllo e dall’ingerenza dei partiti”, conclude la nota.

Staremo a vedere come andrà a finire, e quale sarà il sistema di pagamento del canone che la Rai dovrà porre in atto.

Ci sia consentita una chiosa finale.

Abbiamo detto, all’inizio, che il Servizio pubblico radiotelevisivo avrebbe potuto individuare i detentori di apparecchi che evadevano il canone tramite una sezione dell’Agenzia delle Entrate, attraverso una procedura farraginosa che prevedeva l’accesso della Guardia di Finanza alle abitazioni dei sospetti evasori.

Ovviamente questa è solo teoria in quanto un Finanziere può accedere ad una abitazione privata solo a seguito di una ordinanza del Magistrato: diversamente non gli è consentito. Era, pertanto, ovvio che questa strada non fosse perseguibile, e non lo sarà nemmeno ora.

Ma, ci chiediamo, perché non semplificare il tutto disponendo che chi vende un televisore segnali alla Rai o all’Agenzia delle Entrate il nominativo dell’acquirente; la Rai, tramite l’Agenzia delle Entrate, sarebbe quindi a conoscenza dei detentori evasori, e la cosa in pochi anni si risolverebbe.

Semplice: ma si sa, noi siamo per le cose complicate!

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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