Cara amica, vero è che l’amore è spesso cieco, pure se a volte rinsavisce e restituisce agli occhi qualche lume. Poi magari ridiventa cieco, ma questa è un’altra storia e non fa a questo caso perché’ l’amore di cui sto per parlarti è stato, è e presumo rimarrà cieco, per un bel po’ di tempo.
Forse più che amore è un infatuazione, ma in pratica non cambia molto perché alla fine i risultati sono gli stessi.
Questo prologo è per introdurre l’ennesimo capitolo del rapporto conflittuale tra me e la “divina” costiera, come tantissimi la chiamano, riferendosi prevalentemente a quella amalfitana, della quale anche tu sei innamorata, o magari infatuata, e lo vedo, lo leggo e lo percepisco quando tu di essa parli e scrivi.
Ma è sempre più difficile godere di quelle indubitabili bellezze per i tanti motivi che facilmente individuerai nella breve cronaca che vado a raccontarti, la quale fa seguito ad altre che pure ho scritto su questo giornale.
Tu sai che sono un grande ammiratore ed estimatore della rassegna letteraria Com.&.Te che il nostro Megadirettore ogni anno organizza, e non mi perdo (almeno ci provo) nessun appuntamento, dovessi andare in capo al mondo, e, sebbene restio a percorrere le strade della costiera amalfitana, venerdì 24 maggio (data che mi ricorda anche la celebre Canzone del Piave), complice pure la splendida giornata, mi sono organizzato per andare a Conca dei Marini dove l’Hotel Conca Azzurra ci ospitava.
Però, sempre complice la bella giornata, oltre ai tuoi accattivanti servizi giornalistici su Tramonti e la parte alta della divina costiera, nonché delle prelibatezze culinarie che offre, ricordando di aver letto il tuo recente articolo sulle eccellenti pietanze della trattoria-pizzeria San Francisco in quel di Polvica, ho pensato bene (bene ?, forse no) di partire circa alle 13 per Tramonti, intenzionato a fermarmi a Polvica e pranzare al San Francisco; non senza essermi telefonicamente assicurato che il locale fosse aperto anche per il pranzo: “non c’è problema -mi aveva detto il cerimonioso proprietario- siamo aperti a pranzo e a cena”.
E così con la mia Pandetta, mi sono tranquillamente diretto, piuttosto “lento-pede” (forse meglio “lenta-ruota”) per godermi la bella giornata, lungo la strada provinciale che da Pagani porta al Valico di Chiunzi, inconsuetamente poco trafficata.
Ciononostante, tra buche, avvallamenti, crepe, curve, tornanti, e accidenti vari forse sono andato troppo “lento-pede”; ma chi me lo fa fare di correre, mi son detto, Com&Te inizia alle ore 18,00, ho cinque ore davanti a me, “me lo posso permettere”: le ultime parole famose!
Perché, cara mia, devi sapere che, a furia di andare senza fretta, sono giunto in quel di Polvica alle ore 14,20 e, cerca che ti cerca, ho trovato la trattoria pizzeria San Francisco ermeticamente chiusa; tutto sbarrato, davanti e dietro, ho avuto la sensazione che non avesse proprio aperto, anche se poi il proprietario, col quale, dopo, telefonicamente mi sono lamentato, ha giurato e spergiurato di essere stato aperto fino alle 14,00; e non ho motivo per non credergli, ma immagina te la mia arrabbiatura e la mia delusione: avevo pregustato per tutto il tragitto un gustoso pranzetto, ho dovuto cedere all’evidenza con la coda tra le gambe e visibilmente … immagina come.
Che faccio? mi sono chiesto, oramai è andata com’è andata, resta sempre l’alternativa di scendere a Maiori, che tutto sommato da Polvica dista poco, dove spesso ho “desinato” a base di ottimo pesce alla Trattoria Nettuno, che sta proprio sulla spiaggia all’inizio della città.
Ma quando sono giunto a Maiori erano all’incirca le quindici e ho riflettuto che un pranzetto a quell’ora, affamato come ero, avrebbe messo in pericolo la mia partecipazione a Com.&.Te, e ho deciso di soprassedere e proseguire per Amalfi e Conca, non prima, però, di aver fatto giusto uno spuntino a Minori: e dove, se non da De Riso?
Dove, seduto al sole, di fronte al mare, sotto gli ombrelloni, ho mangiato una minuscola focaccia rustica che mi è costata quasi come un pranzo completo, ma De Riso è De Riso, e oltre la focaccia si paga anche il nome: la focaccia me la sono mangiata, ma il nome lo sto ancora aspettando!
E sono due, mi sono detto, ma questa volta piuttosto divertito, convinto che le peripezie fossero finite.
Finite? non avevo tenuto conto che “non c’è due senza tre”, e la terza peripezia è accaduta poco appresso, allorquando sono giunto quasi alle porte di Amalfi.
Amica mia, quando ancora qualcuno si azzarderà a dirmi in faccia che la divina costiera è, appunto, divina, rischierà di avere un morso sulla capoccia o, se gli va bene, un inconsueto e sonoro … “ma vaffa…”: perché per attraversare Amalfi ho impiegato un’ora piena-piena; un inferno di auto, pullman, motorini e motorette, che facevano la gimcana tra auto e moto parcheggiate in ogni luogo; lunghi pullman che si bloccavano nelle curve, file di auto e pullman costrette a fare marcia indietro per svincolarsi.
Insomma, un inferno che è durato una ora intera: ed era di venerdì, immagina cosa succederà in una giornata festiva.
Dopo Amalfi, fortunatamente, il traffico era pressoché normale e non ho impiegato molto per giungere a Conca dove, alle 16,30 mi sono consolato con l’acquisto di magnifici limoni, oro puro, come tu dici.
Pensavo, a quel punto, di concludere bene la giornata presso l’Hotel Conca Azzurra, ma sai com’è finita.
Tutto questa cronaca per fare qualche considerazione sulla costiera amalfitana, sia quella che costeggia il mare, sia quella alta, vale a dire quella montana, come può essere Tramonti e le sue frazioni o Ravello.
Nonostante le loro eccellenze, paesaggistiche, ambientali e culinarie, che li rendono belli, anzi bellissimi, sono luoghi sempre più difficilmente praticabili e non solo per le difficoltà del traffico automobilistico, ma anche, direi specialmente, per la conformazione del territorio, sia costiero, sia montano, legata alla mancata realizzazione di una rete viaria degna di questo nome; che si venga dall’agro nocerino attraverso la lunga, stretta e tortuosa strada provinciale 2b, Esterna Chiunzi, o da Vietri sul Mare attraverso la pure stretta a tortuosa S.S.163, giungere alla “divina”, Amalfi, è sempre un punto interrogativo, si sa quando si parte, non si sa quando e se si arriva a destinazione; e quando poi si giunge ad Amalfi, o a Maiori, o a Ravello, c’è il problema non di poco conto del parcheggio, e se sei fortunato a trovarlo costa quel che costa.
Veniamo, poi, alle eccellenze culinarie dell’alta costa, come può essere, ad esempio, la trattoria pizzeria prima menzionata; la quale per quanto abbia una eccellente cucina (mi fido di quello che hai scritto giacché, purtroppo, non ho avuto il piacere di gustarla) non trovandosi in un luogo facilmente accessibile, come potrebbe essere lungo la strada per Chiunzi o per Maiori, non potrà mai avere lo sviluppo che meriterebbe.
Non è colpa degli imprenditori locali se la situazione è questa, e li penalizza, ma certamente di una classe politica sonnacchiosa e priva di iniziative, che ha tirato a campare per troppo tempo, determinando inconsapevolmente le difficoltà e il caos attuale.
Vero è che negli ultimi anni vi sono amministratori locali illuminati, come l’attuale Sindaco di Tramonti, che stanno cercando di superare le passate inerzie, con iniziative lodevoli; ma se il territorio non gode di infrastrutture all’altezza, resterà sempre tagliato fuori, e di ciò beneficeranno le località costiere con il turismo di massa, in larga parte straniero, nella maggior parte dei casi mordi e fuggi anche perché penalizzato da costi che dire eccessivi è un eufemismo, e accompagnati da comportamenti troppo spesso non consoni ad operatori turistici.
Come vedi, cara amica, sono partito da una cronaca semiseria per arrivare a considerazioni che chi di dovere dovrebbe fare e ad una serie di quesiti che chi di dovere dovrebbe porsi.
Quale sarà il futuro della “divina”?
Se la viabilità è quella che è, si dovrebbe avere il coraggio, tutti insieme i comuni costieri da Vietri a Positano, di decidere cosa fare e come intervenire. Si potrebbe, ad esempio, decidere che su tutta la strada costiera non sia consentito il traffico di autovetture di non residenti e di pullman turistici che potrebbero essere ospitati in adeguati parcheggi da creare a Cava, a Salerno, o a Chiunzi, e i turisti dovranno obbligatoriamente utilizzare navette, preferibilmente elettriche, per godersi le amenità delle cittadine marine.
Prendiamo, ad esempio, il caso di Ravello, altra perla della quale tutti siamo innamorati; ma se questa cittadina non si organizza per una adeguata accoglienza dei flussi turistici, potranno esserci anche dieci Felicori con tante brillanti idee e iniziative, ma non riuscirà mai ad ottenere una presenza di pubblico adeguata alla qualità degli spettacoli che vengono offerti.
Questa è la situazione, purtroppo triste ma reale.
Ma ci sarà mai il coraggio di prendere decisioni di questo genere, inizialmente di una impopolarità indescrivibile, anche per l’acerrima opposizione che gli stessi operatori turistici locali faranno?
Però se non si metterà mano alla soluzione del problema, non ci si potrà poi lamentare che c’è chi, come il sottoscritto, preferisce l’altra costiera, quella napoletana, da Castellammare a Sorrento e oltre, per la quale sono state create strutture stradali adeguate che consentono, in molti periodi, di raggiungere Sorrento da Castellammare quasi nello stesso tempo che occorre per attraversare Amalfi; o che offrono agli automobilisti ampi parcheggi a costi anche contenuti.
Cara amica, forse queste mie considerazioni ti rattristeranno, feriranno il tuo grande amore per la “divina”; ma se noi giornalisti non evidenziamo le negatività, non svolgiamo il nostro ruolo di osservatori della realtà e di stimolo affinché la cose cambino.