In data 24 gennaio ho pubblicato un mio commento sulla crisi di governo, provocata da Matteo Renzi, facendo delle considerazioni personali sulle sedute della fiducia, ampiamente votata alla Camera, risicata al Senato, con qualche nota di colore su ciò che sembra sia oggi il nostro Parlamento il quale, da altissima istituzione sembra sia diventato un variegato zoo, e che, per la qualità delle “bestie” che lo occupano, e la pochezza delle idee che esprimono, ci stanno mettendo al ludibrio da parte dei vari paesi dell’Unione Europea, della quale sembriamo essere diventati il fanalino di coda.
La crisi del Governo ha preso la strada, qualche giorno fa imprevedibile, purtroppo pericolosa, della crisi formale, e gli italiani ancora non capiscono perché.
Con la crisi epidemica, economica e sociale che ci affligge, si dovrebbe parlare di tutt’altro e non di un dissidio personale tra Conte e Renzi, basato su non si è ben capito cosa; l’unica cosa che si è capita è che tra i due da mesi non corre più buon sangue e che, nonostante Renzi e il suo partitino abbiano fatto parte di quel governo, la insopportabilità dell’uno verso l’altro è degenerata fino all’attuale situazione, dimissioni, consultazioni, dalle quali lo scenario che viene fuori è davvero sconcertante, una specie di duello rusticano all’ultimo sangue tra i due, a danno del paese.
Conte non vuole più sentire parlare di Renzi. Renzi gli risponde per le rime, e alla fine tutti noi restiamo imbambolati specialmente nell’ascoltare i lunghi e tortuosi ragionamenti di Renzi il quale dice e non dice, non vota la sfiducia ma non sfiducia Conte, e in questo bailamme gli stessi altri partiti della coalizione si perdono, prova ne è la conclusione della consultazione del PD dalla quale è venuto fuori uno Zingaretti che, nonostante la mascherina, si è dimostrato inequivocabilmente arrabbiato, al punto di non aver voluto rispondere a nessuna domanda dei giornalisti dopo la sua breve conferenza.
La scena, come sempre, la tiene Renzi il quale, invece, si è “concesso” alla stampa per circa mezz’ora ad esporre motivazioni, elucubrazioni, programmi, dicendo e non dicendo, per avere sempre i piedi in due scarpe e poter alla fine affermare “ma io l’avevo detto”; un saltimbanco furbo e infido!
E, credetemi, veramente mi dispiace dirlo perché a suo tempo ho creduto in lui, gli ho dato fiducia, l’ho votato, e in parte mi sento responsabile di come le cose siano andate.
Altri qualificati commentatori hanno scritto in merito all’andamento della crisi, e non mi voglio sovrapporre ad essi, ma voglio fare qualche considerazioni su alcuni argomenti di non facile comprensione.
Si è parlato di Governo Politico e di Governo Tecnico, e qualche chiarimento in proposito va fatto.
Qual è la differenza che passa tra l’uno e l’altro?
Il Governo politico è quello formato dai partiti che sono stati eletti al Parlamento, che si sono organizzati in gruppi parlamentari e costituiscono una maggioranza politica per formare e sostenere un Governo, il quale, dopo aver ottenuto la fiducia, acquista pieni poteri.
Già questo, in teoria, potrebbe essere sufficiente a lasciare in carica il Governo Conte-2 il quale ha ottenuto la fiducia di entrambi i rami del Parlamento.
Purtroppo il problema è la incompatibilità tra i due, è questa la vera complicazione.
Il Governo tecnico, che più propriamente dovrebbe chiamarsi “Governo non politico”, è formato da una coalizione di partiti presenti nel Parlamento, i quali, mancando un accordo tra alcuni partiti, scendono in campo per costituire una maggioranza parlamentare in grado di esprimere un Governo.
Rispetto al Governo politico, che obbligatoriamente viene diretto da un rappresentante di uno dei partiti sostenitori, il Governo tecnico può essere affidato anche da una persona esterna al Parlamento, come potrebbe essere, a titolo di puro esempio, Mario Draghi che non risiede in Parlamento.
L’ultimo Governo tecnico fu quello di Mario Monti, il quale avrebbe potuto guidarlo pure se il Presidente Napolitano non lo avesse nominato Senatore a vita, nomina che ancora oggi viene contestata da qualcuno.
Secondo la nostra Costituzione, un Governo tecnico non è un vulnus della democrazia né una forzatura parlamentare.
E’ palese che quando il Governo è politico, le forze che ad esso non partecipano, le opposizioni, effettuano il loro ruolo di controllo e di stimolo; nell’altro caso non esiste una formale opposizione giacché tutti i partiti fanno parte del Governo.
Approfondiamo ora il discorso sulle possibili soluzioni di questa crisi.
La prima opzione è quella delle elezioni anticipate, previo scioglimento del Parlamento da parte del Presidente Mattarella dopo aver constatato che non si può formare un nuovo Governo. Ma è una eventualità che nessuno vuole, prima perché da nuove elezioni verrebbe fuori un Parlamento con 345 parlamentari in meno, poi perché il M5S perderebbe oltre la metà degli attuali parlamentari, e, in ultimo, Renzi rischierebbe di scomparire dalla scena.
La seconda opzione è quella di un Governo di Salvezza Nazionale, un Conte-3, formato dal M5S, PD, LeU e I.V.; la mancanza dei Renziani di I.V. potrebbe essere sostituita da una coalizione di “Soccorritori, Costruttori” o come decidono di chiamarsi, ma sembra che questa ipotesi sia un poco alla volta venuta meno.
Una terza opzione è quella di un Governo di scopo, cioè un Governo vincolato ad un preciso mandato del Capo dello stato (esempio gestione della pandemia, approvazione della Legge di bilancio, ecc.), ma avrebbe ovviamente una durata limitata, dopo di che il problema si riproporrebbe pari pari.
Quarta opzione: Governo di Unità nazionale, affidato ad un Presidente al di sopra delle parti (Carlo Cottarelli, Ignazio Visco Presidente della Banca d’Italia, Mario Draghi); ma si sono già dichiarati contrati il M5S, mentre F.I. di Berlusconi e il partitino di Toti sarebbero a favore.
Quinta opzione, un Governo affidato ad un nuovo Premier, diverso da Conte, da ricercare o nell’ambito delle forze politiche dell’attuale Governo (Zingaretti, Di Maio, Franceschini), ma certamente non avrebbe il consenso del M5S che insiste su Conte e che, pure se è spaccato all’interno (Di Battista fa una forte opposizione all’interno del Movimento), non può rinnegare.
Sesta opzione, Governo Tecnico, affidato appunto a un Tecnico fuori dai giochi politici, ma tutti lo vedono come l’ultima possibile soluzione per evitare il voto anticipato.
Ultima opzione è di affidare un mandato esplorativo ad una alta personalità politica, come ha appena fatto, mentre concludo questo pezzo, il Presidente Mattarella che lo ha conferito al Presidente della Camera Roberto Fico, chiamato a verificare prioritariamente se esiste la possibilità di coinvolgere nuovamente l’attuale maggioranza.
Fico ha accettato e vedremo nei prossimi giorni quale sarà l’evoluzione della complicata vicenda.