scritto da Nino Maiorino - 31 Ottobre 2020 10:52

Covid, la nuova star mette in crisi pure Immuni

Da questa mattina, non potendone più di programmi televisivi che ininterrottamente parlano della pandemia, citando in continuazione il numero dei contagiati, dei tamponi, dei ricoveri, dei deceduti, degli ospedali che stanno collassando, dei medici di famiglia che fanno quel che possono (qualcuno criminalmente si defila e non risponde nemmeno al telefono), ho deciso di non accendere più la Tv e ho acceso la radiolina collegandomi radio Alfa che, pure dando qualche informazione anche sui contagi, almeno trasmette anche altre notizie locali, e qualche canzonetta che in questo periodo di tristezza proprio non guasta.

Tanto le notizie brutte, anche con la Tv spenta, arrivano ugualmente, perché grazie ai nuovi telefonini intelligenti, tutti si è costantemente collegati ai vari periodici locali, a partire da Ulisse, per passare a Portico, Vescovado, e finire con La Città, il Mattino.

E poi, un giorno si e uno no, sui social compare pure De Luca, che ha il dono di dire cose serie e lanciare allarmi ma in maniera, diciamo così, piacevole, perché non ci fa mai mancare le sue frecciate, spesso anche colpi di bazooka.

Perché questa nuova star, questa nuova miss universo, che si chiama Covid (oramai non si sa con quale numero, altro mistero della epidemia!) -che tra l’altro è pure sgradevole da guardare per come è stata fotografata, fa impressione la sua immagine perché è il simbolo del male assoluto e invincibile, del nemico nascosto- sembra aver calamitato l’attenzione dell’intero mondo, e noi poveri mortali, già intristiti e depressi per il tormento che stiamo vivendo, rischiamo di morire non solo di contagio e di paura, ma pure di noia.

Ormai si spera che finisca questo anno infame che è pure bisestile (anno bisesto, anno funesto), per cui allorquando il prossimo 31 dicembre tirerà finalmente le cuoia, farà posto al nuovo anno non bisestile e certamente il virus scomparirà: almeno lo speriamo.

Ma visto che nonostante il Covid, per fortuna si vive e dobbiamo fare del tutto per resistere, vediamo cosa si dice in giro per aiutarci a farlo.

Purtroppo le cattive notizie giungono anche da Immuni perché sembra che questa “App” si sia risolta con un formidabile flop in quanto, nonostante sia stata scaricata da soli 9.milioni di utenti, e cioè dal 15% circa dei nostri compaesani, sia andata in tilt per i tracciamenti. Immaginiamo cosa sarebbe accaduto se l’avesse scaricata, come si sperava, il 60-70% della popolazione, da 36 a 42.milioni di persone: sarebbe stato un fallimento totale.

Sembra, tuttavia, che il flop di Immuni non sia dovuto a carenze tecniche dell’ “App”, ma prima di tutto al tiepido consenso delle forze di governo, alla diffidenza degli italiani (pare che finanche i dipendente delle ASL siano restii a scaricarla); ed è stata anche influente l’età media della popolazione, in quanto siamo il Paese più vecchio d’Europa e non si sa quanti abbiano uno smartphone e quanti siano in grado di utilizzarlo on nsolo per fare telefonate; a tutto ciò si è unita la disorganizzazione e l’ inerzia di chi avrebbe dovuto ricevere dati che l’ “App” fornisce per il tracciamento di coloro che sono venuti in contatto con persone contagiate.

Vediamo di riepilogare il meccanismo per capire dove si è inceppato, come ha spiegato Luca Ferrari, il 35 enne esperto informatico che ha costruito, insieme ad altri giovani, l’ “App” Immuni, fra l’altro gratuitamente.

Prima di tutto è bene precisare che il telefonino che contiene l’ “App” deve essere sempre attivo, e che continuamente si controlli che essa è attiva e che anche Bluetooth sia collegato. Ovviamente la rilevazione avviene solo tra persone dotate di telefonini che abbiano caricato l’ “App”, e quando si è in giro non deve essere riposto in borsa o nella valigetta ma tenuto addosso o in mano.

L’ “App” rileva una persona positiva, se il contatto ha avuto durata maggiore di 15 minuti a una distanza media inferiore a due metri.

In queste condizioni se una persona viene a contatto con un contagiato, la sequenza sarà la seguente: 1/l’ “App” lo rileva e lo segnala, con codici anonimi, a un centro; 2/il centro ha il compito di acquisire la segnalazione e 3/segnalarla al medico curante il quale, a sua volta, 4/la trasferirà all’Asl.

La fase debole è la n. 2/ in quanto le norme governative prevedono che la segnalazione avvenga in maniera decentrata ai centri regionali, i quali funzionano non in modo uniforme perché ciascuno ha protocolli differenti; ciò ha provocato un blocco nelle segnalazioni che ha danneggiato i passaggi successivi; il tutto aggravato dalle difficoltà dei medici di famiglia e da quelle delle Asl.

Luca Ferrari ha fatto rilevare che questa sequenza è stata determinante per il fallimento del sistema, sarebbe stato preferibile che le segnalazioni fossero state inviate a una centrale unica nazionale presso il Ministero della Salute, cosa che il Governo non volle fare per una presunta tutela della privacy.

E se a tutto ciò si aggiunge la constatazione che il Governo non ha mai imposto di scaricare l’ “App”, il quadro è completo; sembra che ora ci sia l’intenzione di farlo, senza farsi venire lo scrupolo della tutela della privacy (all’epoca il Garante aveva dato il suo consenso), ovviamente non sarà facile controllare che questo avvenga perché presupporrebbe che il ministero della Salute venisse a conoscenza di tutti gli smartphone in circolazione, cosa non facile.

Comunque chi è interessato a saperne di più può andarsi a rileggere il mio articolo, pubblicato il 18 giugno scorso, cliccando sul link https://www.ulisseonline.it/controluce/serieta-e-concretezza/

Non posso fare altro che insistere affinché la maggior parte dei cittadini scarichino l’ “App”, senza ulteriori resistenze; ognuno deve fare la sua parte, singolarmente dobbiamo proteggere la nostra e l’altrui salute e questa “App” può essere di aiuto.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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