scritto da Nino Maiorino - 23 Aprile 2024 06:26

Cose così, la Ong proprietaria della nave Iuventa prosciolta da ogni accusa

Dopo sette anni di indagini nessun reato: il fatto non sussiste

 

 Vi sono avvenimenti che sembrano destinati a cadere nel dimenticatoio; se ne fa un gran parlare all’inizio, ma poi, alla fine, i giornali cartacei li trascurano.

Come quello che riguarda la nave Iuventa, di proprietà di una ONG, la quale sette anni fa venne sequestrata nel porto di Napoli e la Ong venne rinviata a processo presso il Tribunale di Trapani, con l’accusa di favoreggiamento di immigrazione clandestina.

Ma il Tribunale, dopo sette anni costati 3.milioni di euro, ha concluso il processo scagionando la Ong proprietaria e dissequestrando la nave.

Anzi il Tribunale ha sentenziato il “non luogo a procedere perché il fatto non sussiste”, motivo per il quale non ha ritenuto necessario nemmeno di aprire la fase dibattimentale.

Un avvenimento eclatante finito in una bolla di sapone; ma quasi nessun giornale cartaceo ha riportato la clamorosa notizia, che noi abbiamo appreso da siti on-line.

Uno dei pochi giornali stampati a riportare la conclusione della indagine è stato il quotidiano “Avvenire”, il quale ha ricordato la questione e in data 19 aprile ha dato notizia della conclusione della vicenda, allorquando il Tribunale di Trapani ha sentenziato che il fatto per la quale la Ong era stata rinviata a giudizio non sussiste: il Tribunale non ha ritenuto necessario nemmeno aprire la fase dibattimentale.

I 4 membri dell’equipaggio della nave della Ong Jugend Rettet erano indagati insieme ad altre 17 persone di Msf e Save the Children per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Ma la lunghissima e travagliata fase dedicata all’udienza preliminare non ha partorito nessun rinvio a giudizio.

L’inchiesta, partita nel 2016 (Ministro degli Interni era Angelino Alfano), è durata 4 anni: si basava sul racconto di alcuni addetti alla sicurezza imbarcati sulla nave, i quali avevano rivelato che uomini dei servizi segreti in almeno tre occasioni si erano accordati con i trafficanti di esseri umani, simulando inesistenti situazioni di emergenza.

Le indagini si erano poi estese a Msf e a Jugend Rettet: la Iuventa fu sequestrata nell’agosto 2016, e in tale condizione è rimasta fino a oggi.

I giudici hanno stabilito che è tutto falso: l’accusa è talmente infondata che non c’è stato nemmeno bisogno di andare in giudizio.

«Irreparabili i danni inflitti dall’indagine», hanno commentato le Ong, che ora pensano già al ritorno in mare.

Quante persone avrebbe potuto salvare in mare la nave rimasta bloccata per 7 anni?

«Una sentenza non può cambiare il corso della storia, ma può aiutare a riscriverla”» ha scritto Diego Motta, scrittore e giornalista di Avvenire.

«Non è vero, però, che nel frattempo non sia successo nulla. Il caso della Iuventa svela molto di quello che siamo diventati in questi anni: eravamo un popolo di santi, navigatori e poeti, ora di quell’anima profonda cosa è rimasto? Basta andare a rileggersi le copertine dei principali giornali dell’epoca per ritrovare i titoli sui ‘taxi del mare’ e sull’alleanza ‘tra Ong e scafisti’».

«Questo giornale, voce abbastanza isolata nel panorama di allora, parlò invece di ‘reato umanitario’; iniziava una stagione nuova, con nuove parole d’ordine: basta con la solidarietà a buon mercato, via all’offensiva mediatica contro il Terzo settore e la società civile impegnata».

«All’eccesso di buonismo, che c’era, così come c’erano storture che andavano combattute (più in terra che in mare, basti pensare al caso “Mafia capitale”), si sostituiva silenziosamente il sentimento del cinismo, pronto a speculare sulle paure crescenti dell’opinione pubblica».

«In un contesto del genere, non potevano mancare, in perfetto stile italico, le “manine” degli 007, i veleni dei servizi e, più in generale, quella robusta dose di complottismo richiesta dallo spirito del tempo, emersa a tal punto nell’inchiesta da portare la Procura stessa a chiedere di archiviare il caso».

«Cosa ha portato tutto questo? A un incattivimento complessivo del Paese, alla stigmatizzazione del povero in quanto tale, al ribaltamento dei ruoli con la criminalizzazione della solidarietà. Non c’è alcun assolto, in questo caso. Non è un dettaglio che quella fase, apertasi in Italia con il giro di vite anti-organizzazioni non governative voluto dal governo di Paolo Gentiloni, con Marco Minniti Ministro dell’Interno, abbia raggiunto l’apice due anni dopo con la guida di Matteo Salvini al Viminale, e continui ancora oggi, con provvedimenti di sequestro per le navi “colpevoli” di aver prestato soccorsi ripetuti (e non concordati) in mare, con viaggi della speranza che durano settimane avendo per destinazione i porti del nord Italia, con accordi fragilissimi stretti con i Paesi di frontiera».

«La disumanità, spiace dirlo, sembra essere divenuta la regola e non l’eccezione, mentre assistiamo a un governo dell’immigrazione affidato più a militari e forze dell’ordine che a sindaci e volontari».

Disumanità che prosegue con l’attuale governo Meloni e con il Ministro Piantedosi.

 

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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