Certamente con questi personaggi non vediamo come possa la cultura italiana tornare al livello delle epoche d’oro, gli anni in cui chiamarci italiani era un onore, e ci sentivamo orgogliosi di farlo.
Poi con la cosiddetta “seconda repubblica” (non si è mai capito perché seconda, forse un inconsapevole riconoscimento di inferiorità) cademmo nelle mani di Silvio il quale, a conti fatti, dimostrò di non essere stato manco il peggiore, considerate le tante mezze calzette che lo hanno seguito.
La discesa è proseguita inarrestabilmente, considerato un quali mani siamo oggi, e la bistrattata Giorgia ha dimostrato di non essere la peggiore.
Se la Giorgia facesse un esame di coscienza e tirasse le conclusioni dovrebbe “piangere in cinese”, prendersi a schiaffi da sola per la banda di cui si è circondata, darsi parecchi pizzicotti sulla pancia, riunire i suoi ministri, vice, collaboratori e portaborse, fare una cernita tra il grano e l’oglio, di biblica memoria, e bruciare a fuoco lento il famigerato “fogliame”.
Parlavamo prima di cultura, e abbiamo un Ministero apposito il quale, pomposamente denominato Ministero per i beni e le attività culturali (MIBAC).
Fino a qualche mese fa era affidato a Gennaro Sangiuliano, per gli amici “Gennarino”, il quale, nei circa 24 mesi di reggenza, ne ha dette e fatte di cotte e di crude, per poi cascare su una buccia di banana, visto che una certa signora Boccia, della quale Gennarino si era invaghito, gli preparò una “trastola”, purtroppo negativa, che lo costrinse a dimettersi.
Poi la vicenda si conclusa a “pesci in faccia” come si dice in partenopeo, a carte bollate, ma questa è un’altra storia della quale attendiamo l’epilogo.
Povero Ministero della Cultura, si disse allora, e tutti sperarono che il successore riportasse prestigio alla cultura nostrana.
Macchè!
Il subentrato Alessandro Giuli, “Sandrino” per gli amici, che subentrò lo stesso giorno delle dimissioni di “Gennarino”, e del quale Giorgia ha osannato cultura, buon senso, ecc. ecc. ecc., sembra sia una specie di aquila senza ali, e in poco più di due mesi ne ha fatte e dette di tutti i colori, tanto da far impallidire la stessa Giorgia che probabilmente si è data qualche ulteriore pizzicotto sulla pancia.
Lo spiega meglio di tante parole la pubblicazione di Dagospia, che introduce questo scritto.
Noi suggeriamo a Giorgia di fare prima di tutto benedire, da qualche “Alto” prelato, non solo il Palazzo del Collegio Romano, sede del Ministero, ma pure tutto il personale che ivi alloggia; probabilmente solo così quel ministero, troverà la giusta strada.