Si è sopita la polemica innescata dalla decisione del Governo Meloni di aumentare l’importo dei prelievi in contante che lo scorso anno era stato fissato, fino al 31.12.2022, in euro 2.mila, importo che dal 1° gennaio 2023 avrebbe dovuto dimezzarsi.
Uno dei primi provvedimenti del nuovo governo fu quello di elevare tale tetto a euro 5.mila, con soddisfazione dell’intero schieramento, e contro il parere della U.E. la quale, nonostante altri paesi non abbiano un tetto di prelievo, conoscendo la situazione del nostro paese, hanno sempre consigliato di non allargare i cordoni.
Ma a nulla sono valse le raccomandazioni, tant’è che oggi si può tranquillamente andare in giro un giorno con 5.mila euro, che possono diventare 10.mila il giorno successivo.
Ma quello che il buonsenso non è riuscito a far recepire alla politica, potrebbe essere superato da una serie di paletti posti dalle autorità finanziarie alle banche.
E’ anche il caso di accennare alla persistente abitudine tutta italiana di essere sempre bastian contrari: se viene imposto di usare il Pos anche per minimi acquisti, l’italico popolo si oppone e fa il contrario; probabilmente se venisse imposto il pagamento libero, l’italiano pretenderebbe di utilizzare quello tracciabile: essere bastian contrari è una delle peculiarità delle quale andiamo molto fieri.
Abbiamo più volte sostenuto che, per noi, chi rifiuta i pagamenti tracciati è fondamentalmente un evasore, o un fiancheggiatore degli evasori in quanto, chi non nulla da nascondere, dovrebbe avere piacere a non preoccuparsi di andare prima a prelevare per comprare il giornale, un abito o un caffè.
C’è anche da riflettere sulla utilità di pagare con mezzi elettronici, che comportano anche un risparmio nella gestione del contante in circolazione.
A proposito dei controlli, vediamo come stanno effettivamente le cose.
Quando scattano i controlli sulle operazioni di conto corrente: le norme sono diverse per gli imprenditori e per i privati.
La disciplina fiscale sui versamenti sul conto corrente è molto rigida: ciascun contribuente deve dichiarare il denaro che ha versato sul proprio conto tramite contanti o assegni. E lo stesso vale per i soldi ricevuti tramite bonifici.
Se non lo fa, deve essere in grado di dimostrare che quegli importi sono esentasse (così come succede, ad esempio, in caso di donazioni, risarcimenti, vendita di beni usati) oppure hanno già subìto la trattenuta alla fonte (ad es.: vincite al gioco).
Per i prelievi, invece, vige un regime più rigido.
Per stabilire quando scattano i controlli sui prelievi dal conto corrente dobbiamo fare una importante distinzione tra imprenditori e tutti gli altri contribuenti (ad es.: professionisti, lavoratori dipendenti, pensionati, disoccupati o inoccupati, ecc.).
Per i primi infatti esistono limiti che per i secondi non sono previsti.
Disciplina sui prelievi dal conto da parte degli imprenditori
E più restrittiva la normativa applicabile agli imprenditori in quanto essi sono tenuti a una contabilità separata e distinta per l’azienda dall’utilizzo del denaro per fini personali o familiari.
In tale ipotesi, tutti i prelievi o gli importi riscossi superiori a 1.000 euro giornalieri e a 5.000 euro mensili, devono trovare riscontro nella contabilità.
In caso contrario tali prelievi non giustificati si presumono “ricavi occulti” dell’imprenditore e sono posti a base di rettifiche ed accertamenti fiscali.
L’imprenditore contribuente può salvarsi solo dimostrando la liceità dell’utilizzo del denaro e quindi indicando l’impiego del denaro e il soggetto al quale è stato versato.
Quindi per gli imprenditori che prelevano oltre mille euro in un solo giorno o comunque più di cinque mila nell’arco dello stesso mese vige una presunzione di colpevolezza, salvo prova contraria.
Questa apparente discriminazione tra contribuenti imprenditori e privati è stata ritenuta lecita dalla Corte Costituzionale.
La norma, quindi, pone la presunzione a carico degli imprenditori secondo cui, così come i versamenti, anche i prelevamenti sul conto, se non risultano dalle scritture contabili dell’imprenditore, e salvo che quest’ultimo ne indichi il beneficiario, costituiscono, per un pari importo, ricavi.
Ed infatti, nell’intento di contrastare più efficacemente gravi fenomeni di evasione, il legislatore ha introdotto un meccanismo in base al quale, se un imprenditore effettua un prelievo non risultante dalla contabilità, lo stesso deve ritenersi effettuato per sostenere costi “occulti” che, a loro volta, producono ricavi “occulti”, salvo che il contribuente indichi il beneficiario del prelievo.
Questa presunzione inizialmente applicata anche ai professionisti è stata poi limitata ai soli imprenditori. La Corte Costituzionale ha infatti dichiarato incostituzionale l’estensione ai professionisti del meccanismo della “doppia presunzione” relativa ai prelievi sui conti bancari: in sostanza la Consulta ha ceduto ai desiderata dei professionisti.
Disciplina legale sui prelievi dal conto da parte dei privati.
Il fisco non effettua controlli sui prelievi di contanti dal conto corrente. Ciascun contribuente è quindi libero di prelevare quanto vuole, così come di spendere liberamente senza obbligo di conservare scontrino per comprovare l’acquisto.
Una persona che effettui un prelievo di cinquemila euro in una sola giornata non rischia nulla sotto un profilo fiscale.
Ma pure non essendo previsti controlli fiscali sui prelievi, i controlli sono previsti, invece, dalla normativa di contrasto al riciclaggio e per la prevenzione di reati particolarmente gravi.
La legge infatti stabilisce che, superati i 10.000 euro di prelievi in contanti in un mese , l’Istituto di credito –che dovrà chiedere al proprio cliente le motivazioni dell’utilizzo di tale denaro– dovrà effettuare, se lo ritiene opportuno, una segnalazione alla Uif, l’Unità di Informazione Finanziaria.
Quest’ultima poi verificherà se, sussistendo sospetti di un reato, si debba procedere con una segnalazione alla Procura della Repubblica.
Dunque, tutto ciò non ha nulla a che fare con l’evasione fiscale e con l’eventuale irrogazione di sanzioni tributarie. Si tratta di una normativa di matrice penalistica.
Possiamo quindi cconfermare che la generalità dei contribuenti (professionisti, dipendenti, pensionati, disoccupati, ecc.) non rischia alcun controllo sui prelievi dal conto corrente se non supera 10.000 euro di contanti nell’arco dello stesso mese.
Come difendersi dai controlli sui prelievi
La difesa dai controlli opera solo se il contribuente non offre la giustificazione, cioè non riesce a dimostrare:
- che ha tenuto conto dei prelievi per la determinazione del reddito soggetto ad imposta;
- o che essi non hanno rilevanza allo stesso fine;
- o, infine, che gli stessi hanno un determinato “soggetto beneficiario”, indicato puntualmente dal contribuente (un congiunto o un amico bisognevoli).
In mancanza di prova contraria, i prelevamenti e gli importi riscossi sono considerati “ricavi” e possono essere posti a base di rettifiche e di accertamenti per determinare il reddito imponibile nel regime delle imposte dirette.
In conclusione riteniamo, per chi non ha nulla da nascondere, che è molto più semplice ricorrere ai pagamenti elettronici anziché sottoporsi al rischio di controlli, da parte dei finanzieri all’uscita del negozio che ha “dimenticato” di fare lo scontrino fiscale, o dalle Banche tenute a segnalare operazioni sospette, o dell’Agenzia delle Entrate che effettua controlli anche a campione sulle dichiarazioni dei redditi, o addirittura dalla Giustizia penale se si configurano operazioni di riciclaggio.