Comunismo, fascismo, nazismo: ma dove stiamo andando?
Sono sempre più ricorrenti questi tre termini che, in tempi normali (avremmo preferito usare la parola “pace” ma non c’è mai stata una vera pace nel mondo, antico, moderno o contemporaneo) vengono pronunciate senza troppo riflettere, ma che in periodi come quello che stiamo vivendo evocano cose funeste.
Bombe su città fino a ieri piene di vita, su fabbricati e cittadini che non sanno più dove rifugiarsi, morti a migliaia, famiglie dimezzate, bambini sottratti dalle bombe ai genitori, o rimasti improvvisamente orfani: ci sono tanti specialisti ed esperti che, seduti in comodi divani al caldo di accoglienti case, danno lezioni di come questi eventi influiranno sulla psiche di tante povere creature, se mai esse riusciranno a sopravvivere all’orrore che ci circonda: sterili pillole di scienza che sarebbe preferibile evitare.
Ma ciascuno fa il suo mestiere, in pace e in guerra, e gli eventi si accavallano con tale rapidità che probabilmente, alla fine (se e quando ci sarà), faremo non poca fatica a ricostruire tutte le pillole di scienza, di strategia o di saggezza che oggi vengono sparse a piene mani.
Purtroppo il mondo sembra essere alla mercé di criminali, che oggi pullulano, avventurieri che combattono le loro guerre sulla pelle altrui, tante volte senza correre alcun rischio in prima persona.
E nella maggior parte dei casi non è nemmeno chiaro chi ha la vera responsabilità di cose così tragiche, perché anche in questa guerra, come in tanti altri avvenimenti analoghi, più si va avanti e più si stenta a comprendere chi l’abbia provocata.
Perché non è vero che tutti svolgano effettivamente il loro ruolo, nel senso che chi governa, chi dirige e chi ordina dovrebbe essere all’altezza della funzione che riveste; spesso non è così, sembra che in questo mondo manicomiale le parti siano invertite, come se su un palcoscenico il personaggio del giovane bello e aitante conquistatore di donzelle fosse affidato ad un attore storpio e con la gobba!
E’ facile comprendere a chi facciamo riferimento perché l’unica cosa certa in tutto questo bailamme sono i pochi personaggi che direttamente lo hanno creato: da un lato Vladimir Putin, il neo-zar russo, aiutato da Aljaksandr Lukašėnka, il Ras della Bielorussia che governa dal 1994; dall’altro Volodymyr Zelenskyj, Presidente dell’Ucraina, ex attore comico, che oggi sembra adorato dal suo popolo per il coraggio e la determinazione con cui sta contrastando l’avanzata dell’armata rossa.
Poi vi sono i vari personaggi che potremmo definire secondari solo perché non sono presenti sullo scenario di guerra, la cui immagine è però incombente, e che probabilmente sono i veri responsabili occulti di quello che sta avvenendo, tanti Jago che si tengono fuori scena ma che non si contengono nella istigazione di Otello contro la ignara Desdemona.
Questo prologo ci consente di tornare ai dubbi espressi nel titolo di questa riflessione, certamente sofferta perché sarebbe facile addossare tutte la colpe al cattivo di turno, e al contrario elogiare il buono, il puro, l’angelo senza macchia e senza timore che quel cattivo contrasta.
Gli avvenimenti che stiamo seguendo da due settimane, e le relative esternazioni, ci fanno sorgere non pochi dubbi su questi personaggi, i quali, alla ambiguità delle dichiarazioni, associano una ambiguità di comportamenti.
Anzi ci vien da dire che il comportamento meno equivoco, almeno in questa fase, è proprio quello di Putin del quale tutti, oramai, conoscono le intenzioni, vale a dire uscire dal pantano nel quale si è posto conquistando la maggior parte del territorio ucraino, ben sapendo che non potrà portare avanti le operazioni militari molto a lungo in quanto rischierebbe che questa “operazione militare o di pace”, come l’ha definita, potrebbe diventare il suo Vietnam, con conseguenze disastrose, anche economiche, per la Russia.
Ma tutti dovrebbero fare il loro mestiere con saggezza e scrupolo, a cominciare da chi governa, da chi dirige, perché diversamente accade ciò che ora è sotto gli occhi di tutti; Putin ha avviato una guerra contro la Ucraina convinto che l’avrebbe conquistata in tre giorni, e nessuno gli ha detto che era solo una utopia; e i Generali gli hanno fatto credere la stessa cosa e se veramente lo credevano avrebbero dovuto fare un altro mestiere.
Vero è che per Putin questa non è una guerra di invasione ma solo una “operazione militare e di pace”: una finzione, come dire che i morti sono solo apparenti.
I soldati russi catturati dagli ucraini hanno confessato che non sapevano di andare a invadere l’Ucraina, era stato detto loro che avrebbero partecipato a manovre militari.
Ma proprio quei soldati morti sono la prova della guerra in corso; e nonostante Putin, pur di mascherare lo stato di guerra, abbia proibito di informare i familiari dei soldati morti e il rientro delle salme in patria per i funerali, i familiari lo hanno saputo e debbono fare anche finta di non saperlo.
Questo sta a significare che nessuno sembra aver adeguatamente valutato la determinazione degli ucraini a non essere sconfitti, a rimanere liberi dal gioco russo; nessuno aveva ben valutato le risorse anche militari che l’Ucraina aveva accumulato e che, unite alla inventiva di un popolo che combatte contro l’invasore anche con vecchi fucili e con bombe molotov, è riuscito a contrastare l’avanzata di uno degli eserciti più potenti del mondo, oggi costretto a dimostrare la propria forza solo bombardando a tappeto città, fabbricati, centrali nucleari, per evitare di retrocedere.
Eppure in questa vicenda non tutto quadra perché si torna a parlare, come dicevamo prima, non solo di comunismo, che è ormai un termine familiare, ma anche di fascismo e nazismo, termini che riportano le nostre menti a un triste passato che pensavamo concluso, ma che in questo conflitto emerge quotidianamente.
E non perché lo rimembra il dittatore Putin, la cui credibilità è ormai ridotta al lumicino, ma perché anche altri personaggi, che godono di credibilità e prestigio, lo rievocano.
E andiamo, così, dall’altro protagonista diretto di questo conflitto, proprio il Presidente ucraino, il quale quasi tutti i giorni chiede aiuto all’intero mondo.
Ma negli ultimi giorni, nonostante l’impegno di quasi tutti i paesi dell’occidente a fornirgli aiuto e sostegno ma senza impegnarsi direttamente in operazioni militari, Volodymyr Zelenskyj, invoca sempre più pressantemente che i paesi occidentali lo aiutino nel contro della no-flay-zone dello spazio aereo ucraino, impegnandosi direttamente alla sorveglianza.
E sembra non rendersi conto che se qualcuno fosse tanto folle da farlo, provocherebbe il terzo conflitto mondiale perché il controllo comporta l’abbattimento dell’aereo che non rispetta il divieto, e se un aereo russo venisse abbattuto da un aereo di un paese che fa parte della Nato, si scatenerebbe il terzo conflitto mondiale.
Tutto questo Zelenskyj lo sa bene, eppure insiste, e viene di conseguenza interrogarsi se non sia proprio questo il suo vero scopo.
E a pro di che?
Ripetiamo che la credibilità di Putin oggi è bassissima, ma non possiamo non ricordare che è stato proprio Putin a fare cenno alle mire naziste della Ucraina, e ora emergono anche i particolari, certamente non edificanti, degli attacchi militari condotti dall’Ucraina dal 2014 in avanti nelle cosiddette Repubbliche filorusse separatiste del nord-est del paese, Donetsk, Luhansk, che Putin ha subito riconosciuto.
Queste due aree, che impropriamente vengono definite repubbliche indipendenti, sotto tutti gli aspetti fanno parte dell’Ucraina; unilateralmente nel maggio 2014 si autoproclamarono indipendenti con l’intento di entrare a far parte, prima o poi, della Russia.
La reazione dell’Ucraina fu violenta, da ciò scaturirono pesanti attacchi militari che colpirono quelle zone come ora sta avvenendo da parte dei militari russi nelle città ucraine.
E ora l’Ucraina, e tutti noi, stiamo pagando le conseguenze.
Quindi è lecito chiedersi a quale gioco stia giocando il presidente ucraino che per anni ha giocato come il topo che stuzzica il gatto, flirtando con i paesi dell’Ovest, la Nato, gli Usa, l’UE, contrastando le mire dei separatisti.
Probabilmente queste nostre considerazioni scateneranno l’ira di chi sa quanti benpensanti, ma non possiamo fare a meno di nutrire qualche dubbio.
Ed è per questo che riteniamo giustificato chiederci se il presidente dell’Ucraina non sia un redivivo nazista che potrebbe portare il mondo verso la catastrofe.