Il giovane musicista venne ammazzato il 31 agosto 2023
Martedì 19 marzo il Tribunale dei minorenni di Napoli ha condannato a 20 anni di reclusione il giovane assassino di Giovanni Cutolo, il giovane musicista che il 31 agosto dello scorso anno venne ammazzato senza un motivo valido a Piazza Municipio, per aver cercato di difendere un amico per il parcheggio di un motorino.
Ne abbiamo parlato in un articolo del 12 settembre 2023 (https://www.ulisseonline.it/controluce/giogio-figlio-di-tutti-noi/) evidenziando fra l’altro come sia facile essere ammazzati nella città partenopea.
L’avvenuta conclusione del processo ci induce ad alcune considerazioni.
La prima riguarda la relativa velocità del processo, solo 8 mesi circa dall’evento criminoso, che per la lentezza della giustizia italiana ha dell’incredibile; probabilmente è anche dovuta al fatto che il processo è stato celebrato dal Tribunale dei minori, ma a nostro avviso ha giocato anche la indignazione della popolazione nel constatare con quanta facilità i minorenni vengono in possesso di armi e le usino non solo per motivi camorristici (il che può avere una sua spiegazione) ma pure per cose futili che con la delinquenza non c’entra nulla.
L’altra considerazione riguarda il presunto pentimento del giovane assassino, sul quale ci sono da esprimere tante perplessità; c’è da augurarsi che sia vero, ma è troppo facile pentirsi dopo aver commesso un delitto del genere, anche perché sembra che ad esso non corrisponda l’atteggiamento dei parenti del giovane assassino che sembrano aver fatto una chiassata di protesta dopo la sentenza, con tentativi di aggressione ai familiari e amici della vittima, tanto che è dovuta intervenire la Polizia con un cordone di protezione.
Ulteriore considerazione è la pesante condanna del giovane assassino, 20 anni di reclusione considerando la sua ancora giovane età (oggi ha 17 anni), essendo stata applicata una pena che consideriamo mite in relazione alla gravità del fatto, sebbene sia stata considerata eccessiva per l’età del condannato.
La apparente contraddizione si fonda sulla differenza tra la giovane età dell’assassino e la gravità di ciò che ha fatto: “Omicidio volontario e senza motivo” ha detto il Pm.
Un’altra considerazione ci lascia perplessi, ed è legata alla soddisfazione della famiglia della vittima, che ha considerato equa la pena: ma, ci chiediamo, vale tanto poco la vita di un giovane anche per i suoi familiari?
Come può, ci chiediamo, il genitore di un giovane come Giogiò, essere soddisfatto per una condanna a 20 anni in primo grado (ma gli ulteriori gradi di giudizio potrebbero ridurla) per l’assassinio del figlio?
È incredibile che sia stata proprio la mamma di Giogiò, Daniela Di Maggio, subito dopo la sentenza di condanna a 20 anni per il 17.enne che ha sparato al figlio, ad esprimere soddisfazione per la sentenza.
“É la rivoluzione di Giogiò -ha detto- tutta Italia voleva questa sentenza e soprattutto mi aspetto che adesso i minori non escano più in strada con i coltelli, con i tirapugni e con pistole e che non uccidano i figli di tante persone perbene, sentendosi impuniti. Questa sentenza così importante scrive una pagina di storia e la chiamerei la rivoluzione di Giogiò”, aggiunge la donna, visibilmente commossa, ringraziando poi il pubblico ministero, l’avvocato Claudio Botti, il giudice Lucarelli, gli amici di suo figlio e i suoi familiari.
“Secondo me è un segnale potente per tutta la società civile -sottolinea la Di Maggio- quando c’è un’indignazione vera e le coscienze si scuotono, vuol dire che tutti si muovono intorno a un progetto e a un obiettivo”.
“Quella di oggi non è vendetta -spiega- ma giustizia, perché chi fa un crimine efferato volontario senza motivo deve essere punito. C’è anche tutta la parte riabilitativa che sta facendo, quindi nessuno di noi è un criminale che si vuole vendicare. Vent’anni, l’ergastolo per i minori. Grazie giustizia, abbiamo scritto una pagina di storia”.
Per questa sentenza “conta tanto il fatto che io mi sia esposta e che abbia avuto il coraggio di dire delle cose che non erano mai state dette. Questa sentenza dice che chi combatte per la verità e per la giustizia raggiunge dei risultati eccellenti. Credo di aver scritto una pagina nel nostro Paese, una pagina importante. È la dimostrazione che, quando uno vuole ottenere un risultato e un cambiamento a favore della giustizia, le cose si ottengono”.
Nobili sentimenti che ci auguriamo non siano espressione della momentanea vittoria giudiziaria.
Sarebbe, per la povera donna, una cocente delusione e un cocente dolore se tra venti anni dovesse riflettere sul fatto che il suo Giogiò sarà inesorabilmente un ricordo, mentre il suo assassino sarà ancora vivo e libero.